Arduino diventa adolescente e si “allarga” dai maker, gli artigiani digitali, alle piccole e medie imprese. Lo spiega il co-founder Massimo Banzi a EconomyUp facendo il punto sullo stato della sua “creatura”: una scheda, che in pratica è un piccolo computer della dimensione di una carta di credito, che può essere programmata per diventare il “cervello” di una serie di prodotti interattivi. L’ecosistema open-source di Arduino è nato intorno al 2005 per consentire agli appassionati di programmare e costruire tecnologie anche senza avere competenze approfondite ed è presto diventato una storia italiana di successo (anche se la società è a tutti gli effetti internazionale). “Ora Arduino si sta evolvendo ulteriormente” dice Massimo Banzi. “Mentre prima erano principalmente i maker, soggetti appassionati di tecnologia, ad utilizzare questa scheda, adesso si stanno avvicinando ad Arduino anche le piccole e medie imprese, in particolare in ambito manifatturiero, attive nei più svariati settori: dal retail all’automotive, Arduino può aiutare anche le pmi a innovare”. Ma vediamo, punto per punto, cosa fa, come è nata la società e quali progetti ha realizzato.
Uno dei padri di Arduino, nonché suo “volto pubblico”, Massimo Banzi nasce a Monza nel 1968 e rimane folgorato sulla strada della tecnologia fai-da-te a 8 anni quando i genitori gli regalano un kit di elettronica. Senza avere approfondite conoscenze tecniche, riesce a costruire alcuni oggetti, tra cui un amplificatore che consentiva di ascoltare quello che succedeva nella casa accanto. Dopo aver iniziato gli studi di Ingegneria presso il Politecnico di Milano, li abbandona (“Lo trovavo un po’ noioso” avrebbe detto poi) e inizia a lavorare nel mondo di Internet. Assunto da Italia Online, una delle prime società di internet in Italia, si trasferisce a Londra dove lavora per WorldCom e Sky. Dopo essere stato consulente per Prada, Artemide, Persol, Whirlpool, V & A Museum e Adidas, nei primi anni 2000 diventa professore associato presso l’Interaction Design Institute Ivrea. Si tratta di un istituto creato nel 2001 da Olivetti e Telecom Italia a Ivrea, città che aveva già conosciuto i fasti di Olivetti, in cui si studia l’interazione tra esseri umani e sistemi informatici. Da una tesi presentata nel 2002 da un suo allievo, il colombiano Hernando Barragán, nasce l’input per dare vita a uno strumento elettronico semplice ed economico rivolto anche ad un pubblico non specializzato. Nel 2005 Banzi, che era supervisore della tesi di Barragán insieme a Casey Reas, presenta il progetto Arduino. Il team iniziale era composto, oltre che da Banzi, da David Cuartielles, Tom Igoe, Gianluca Martino e David Mellis. In seguito Barragàn, tornato in Colombia, sosterrà che il suo progetto è stato “copiato”, affermazione sempre smentita da Banzi e gli altri. Successivamente il gruppo ha sviluppato il metodo di insegnamento fai-da-te e il software per la programmazione: tutto scaricabile da Internet.
Il MONDO ARDUINO
Arduino già nasce globale, perché metà dei suoi soci sono americani e ha una sede in Svizzera, una in Italia, una in Svezia, una negli Stati Uniti. Molto dell’R&D e gran parte del manufacturing viene fatto in Italia, dove ci sono grandi competenze e un’industria manifatturiera di qualità. Tuttavia il suo mercato è per il 50% negli Usa. Negli ultimi anni è sorta una querelle legale tra il gruppo originario e un altro dei soci, Federico Musto: si trattava in ultima istanza di una battaglia per il possesso del marchio. La questione si è risolta con l’uscita definitiva di Musto dal gruppo. Definito da The Economist “uno dei fautori della terza rivoluzione industriale” e ricevuto persino dall’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama alla Casa Bianca, Massimo Banzi continua a portare avanti il progetto Arduino in Italia e nel mondo con una serie di progetti e iniziative. Uno dei più recenti in Italia è quello con Vodafone incentrato sull’Internet of Things, l’estensione di Internet al mondo degli oggetti e dei luoghi concreti.
ARDUINO CON VODAFONE PER L’INTERNET OF THINGS
Vodafone sta lanciando una nuova rete che utilizza un protocollo nuovo, chiamato Narrowband-IoT. Con questa tecnologia, sulla quale l’operatore di telefonia ha effettuato investimenti per oltre 10 milioni, il gruppo intende compiere un ulteriore passo nell’introduzione delle reti di quinta generazione – il 5G – e, appunto, nello sviluppo dell’Internet of Things. Narrowband Internet of Things è un sistema di trasmissione dati nato per i dispositivi più piccoli che possono inseriti dentro gli oggetti più disparati. Un esempio può essere quello di un sensore di parcheggio che, collocato nell’asfalto, è in grado di comunicare in maniera molto efficiente e con bassissimo consumo energetico con la centrale. Vodafone ha lanciato la rete Narrowband-IoT in tutta Italia, così come Vodafone Europa la sta lanciando in altri Paesi. A sua volta Arduino ha lanciato una scheda che è in grado di comunicare con questo protocollo. Da qui è nato l’accordo, annunciato lo scorso gennaio. I due collaboreranno per la realizzazione di soluzioni commerciali congiunte basate sulla tecnologia Arduino e sui servizi di connettività IoT di Vodafone.
ARDUINO PER LE PMI DELL’INDUSTRIA 4.0
“Con prodotti come questo pensato per Vodafone stiamo passando dai maker ai piccoli e medi imprenditori” dice Massimo Banzi. “Narrowband Internet of Things è infatti indirizzato verso un uso professionale, in grado di dare ai clienti la possibilità di sperimentare in maniera rapida e mettere in campo soluzioni a costi contenuti”.
LE AZIENDE TARGET
“La cosa interessante di questi progetti – prosegue Banzi – è che vanno a toccare un sacco di temi: dai prodotti connessi nell’Industria 4.0, alle smart city o agli utilizzi casalinghi per la domotica. Il nostro modello è utile per le grandi aziende, per esempio è usato da Intel, ma è interessante anche e soprattutto per le pmi. A un certo punto il maker cresce e diventa azienda. Negli ultimi anni abbiamo accompagnato molti maker nel percorso di costruzione di un’azienda”.
IL CONTRIBUTO DEI MAKER: CASE STUDIES
I progetti realizzati dai maker con Arduino sono sempre particolarmente creativi e permettono di creare gadget e prodotti originali. Si tratta di manufatti digitali elaborati con spirito artigianale, chepossono contribuire a innescare elementi di innovazione tecnologica in vari settori merceologici.
ARDUINO PER IL RETAIL: LO SPECCHIO MAGICO
In ambito retail, attualmente lo specchio dei camerini sta sperimentando una profonda trasformazione dovuta all’utilizzo delle nuove tecnologie: qualche settimana fa Amazon ha presentato la documentazione per brevettare quello che è stato chiamato “specchio a realtà miscelata”, perché l’immagine che restituisce è a metà tra la realtà tangibile e quella virtuale. Uno specchio digitale Internet of Things è stato progettato anche da Mango e sviluppato da Vodafone in collaborazione con Jogotech: permetterà al cliente di scansionare le etichette dei capi all’interno del camerino e di contattare lo staff del negozio direttamente dallo specchio, per richiedere altre taglie o colori. Anche con Arduino è possibile realizzare uno specchio magico: un ibrido tra elemento di arredo e sperimentazione tecnologica in grado di far specchiare le persone e, allo stesso tempo, di fornire le previsioni del tempo, collegarsi con un telecamera al citofono, accendere e spegnere luci ed elettrodomestici e persino dire se colui che si specchia ha bevuto troppo, grazie alla funzione etilometro.
ARDUINO PER IL FASHION
Alcuni maker hanno utilizzato e utilizzano Arduino per innovare nella moda. Un esempio è il giubbotto dedicato ai ciclisti. Si tratta di un particolare indumento, con led cuciti sul retro, che permette, semplicemente cliccando un bottone sul polso, di segnalare la direzione in cui si intende svoltare. Funziona esattamente come le frecce per le auto, che in questo caso sono “embeddate” nel tessuto. Un esperimento in grado di suscitare interesse soprattutto tra i player dell’abbigliamento sportivo.
ARDUINO PER L’AUTOMOTIVE
Uno dei progetti dei makers di Arduino è nato dalla necessità di ottenere maggiore potenza dall’autovettura alla partenza. Capita spesso per le vetture con pochi cavalli restino inchiodate a incroci o semafori a causa della scarsa potenza di ripartenza. La soluzione al problema, spiegano i maker di Arduino, sarebbe di disabilitare i carichi con maggior assorbimento quando è inserita una marcia bassa. Ma come rilevare, in un cambio manuale, la posizione della leva? Utilizzando un sensore di posizione programmabile. Con Arduino è possibile costruire un circuito elettronico capace di rilevare la posizione di una leva meccanica e gestire, con soglie prestabilite, l’intervento di un relè: il tutto programmabile al PC tramite una interfaccia grafica realizzata con Processing.
ARDUINO E LE COMPETENZE DIGITALI
A gennaio Arduino ha firmato un protocollo d’intesa con il MIUR- Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca – per arricchire il sistema educativo degli studenti italiani. Grazie a questo accordo nel 2018 Arduino consentirà a 30 scuole italiane di accedere al Programma CTC 101, che comprende un kit con schede e componenti elettronici per una classe fino a 30 studenti, una piattaforma di e-learning con moduli di contenuto e documentazione, webinar di training e forum di supporto per i docenti. Il Piano di Attività 2018 del Protocollo d’Intesa prevede inoltre specifici momenti di formazione indirizzati ai docenti, attraverso una piattaforma e-learning contenente tutti i materiali didattici organizzati per blocchi di apprendimento. “Per noi la formazione è particolarmente importante – dice Massimo Banzi – perché Arduino nasce come uno strumento educativo. Certo, è rivolto agli adulti, ma serve per rendere molto più semplice l’accesso alle tecnologie digitali da parte di persone che non hanno un background di tecnologia. Con il lavoro fatto in questi anni abbiamo semplificato sempre di più tutti i processi, in modo che anche i più giovani, e persino i ragazzi delle medie, potessero usare Arduino per imparare come funziona la tecnologia digitale. E’ importante far capire che la tecnologia non è una cosa fredda ma è uno strumento creativo che si può usare non solo per fabbricare cose industriali o tecniche, ma anche per arte, cinema e musica”.