La storia

Quella cantina in Franciacorta fondata senza un euro

Daniele Gentile e Gigi Nembrini sono i due 32enni che hanno creato Corte Fusia, un’azienda vinicola che produce lo spumante docg. Uno enologo, l’altro quasi agronomo, hanno iniziato facendosi prestare tutto il denaro da una banca e senza dare garanzie. «Ci siamo riusciti grazie alla nostra competenza»

Pubblicato il 11 Gen 2015

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Gigi Nembrini (sinistra) e Daniele Gentile (destra), fondatori di Corte Fusia

Si può creare un’azienda in tempi di crisi facendosi prestare tutto il denaro necessario da una banca e senza dare nessuna garanzia? A Daniele Gentile e Gigi Nembrini, i due 32enni della Franciacorta che hanno fondato la cantina Corte Fusia è capitato.

Il primo è un enologo che oltre all’Italia vanta esperienze di lavoro anche in Australia. Il secondo è un laureando in agronomia. Amici di infanzia, in una sera di giugno del 2010 i due si siedono a tavola e «dopo vari bicchieri di vino» – racconta Gentile a EconomyUp – decidono di dare vita a un’azienda vitivinicola che produca lo spumante della loro terra, il Franciacorta.

«Io ero tornato dall’Australia perché sentivo un po’ di malinconia, Gigi lavorava in un’azienda agricola e ci siamo detti: “perché non la facciamo noi una società?”. Avevamo l’idea ma non avevamo né i soldi né i vigneti per realizzarla. Però non ci siamo dati per vinti: ci siamo messi in cerca di qualcuno che ci finanziasse e abbiamo trovato una banca che ha finanziato il nostro progetto».

In un periodo in cui l’accesso al credito è proibitivo per moltissime imprese, i due giovani riescono così a reperire i fondi necessari ad avviare

La cantina Corte Fusia

l’attività senza fornire nulla in garanzia. «Siamo riusciti a convincere l’istituto di credito – dice Gentile – soltanto grazie alla nostra competenza: eravamo – e siamo – due tecnici, esperti di vinificazione, molto appassionati di Franciacorta e di metodo classico».

Le cifre che i due neoimprenditori chiedono in prestito non sono altissime, anche perché decidono di prendere tutto in affitto (cinque ettari di vigneto con vitigni chardonnay, pinot nero e pinot bianco ai due estremi del Monte Orfano e una corte del 1600 ristrutturata per le operazioni di vinificazione e di affinamento) e di mettersi a fare in prima persona i lavori di ristrutturazione. «Abbiamo affittato un’antica cascina a Coccaglio, dove giocavamo da bambini, e l’abbiamo trasformata nella nostra cantina», spiega il co-fondatore di Corte Fusia.

Il fatto di aver ottenuto tutte le risorse necessarie dalla banca stupisce ancora di più perché il processo di produzione del Franciacorta richiede tempi lunghi. Di conseguenza, anche per i risultati economici c’è da aspettare. «Dalla prima vendemmia al primo anno di vendita sono passati tre anni. Per produrre un Franciacorta, se fai il primo vino con metodo classico, fino alla primavera successiva non puoi imbottigliarlo. Servono almeno diciotto mesi per fare un Franciacorta, ventiquattro mesi per il Satèn e trenta mesi per il Millesimato. Solo oggi, per esempio, stiamo cominciando a commercializzare il Millesimato del 2010».

Daniele Gentile, co-fondatore di Corte Fusia

Al momento, Gentile e Nembrini, la cui azienda fa parte del consorzio del Franciacorta, producono dalle 18 alle 25 mila bottiglie all’anno. Con due sole persone a lavorare: i due soci. «La concorrenza è forte: ci sono circa 120 produttori di Franciacorta, e nella maggiore parte dei casi si tratta di aziende che hanno maggiori disponibilità rispetto a noi. Ma il fatto di essere amici, e non solo soci, nel nostro caso, aiuta: è un vantaggio avere qualcuno su cui puoi contare sempre e che ti incoraggia nei momenti complicati».

I primi risultati commerciali, a giudizio di Gentile, sono soddisfacenti. «Siamo contenti, dal mercato abbiamo avuto un ottimo riscontro. Pur essendo appena partiti, vendiamo un dieci per cento circa della nostra produzione all’estero – soprattutto Germania, Inghilterra e Giappone – e puntiamo ad aumentare questa quota. Tra quattro-cinque anni, quando avremo venduto tutto ciò che possiamo vendere (ora possono vendere solo le bottiglie che hanno già raggiunto l’invecchiamento richiesto dal disciplinare del

Gigi Nembrini, della cantina Corte Fusia

Franciacorta, ndr), potremo fornire anche dei numeri precisi sulle vendite».

Le feste natalizie appena trascorse hanno dato, come ovvio, un’accelerata ma, nota Gentile, «negli ultimi anni il consorzio ha destagionalizzato molto il Franciacorta, facendo passare sempre di più l’idea che si tratti di un vino da bere a tutto pasto. Più estivo che invernale».

Ma essendo nata da poco, Corte Fusia si sente una startup? «Dipende da ciò che intendiamo per startup. La nostra dose di innovazione l’abbiamo messa con la personalità che abbiamo dato al prodotto, il gusto “territoriale” e lo stile che abbiamo dato all’azienda. Non che sia una cosa che facciamo soltanto noi, certo. ;Ma è per dire che abbiamo una nostra identità precisa».

Molto probabilmente, però, Corte Fusia non assomiglierà a una startup per quanto riguarda la struttura proprietaria. A differenza delle nuove imprese innovative, a caccia di venture capital e di finanziatori dall’esterno, Gentile e Nembrini non sono a caccia di investitori che entrino nel capitale. «Vogliamo rimanere noi».

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