Made in Italy, ecco come lo vedono gli under 30

Da una ricerca promossa da Sanpellegrino su oltre 10mila studenti e neolaureati emerge che le nuove generazioni vedono nel made in Italy una risorsa inestimabile (anche per trovare lavoro) ma soffocata dalla burocrazia. Sorpresa: agroalimentare più attraente della moda e del design

Pubblicato il 24 Ott 2014

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Stefano Agostini, ad gruppo Sanpellegrino

Si fa presto a parlare di made in Italy. La verità è che un giovane su tre (il 34 per cento) pensa che l’Italia non sappia sfruttare le sue eccellenze e che questo enorme potenziale non venga difeso come dovrebbe. Eppure un quarto dei ragazzi coinvolti giudica il made in Italy un valore inestimabile per il nostro Paese e il 41,5% di loro ritiene di poter trovare un’opportunità di lavoro nel campo, poiché pensano di poter dare tanto (16 per cento) e che sia il sogno della loro vita (12 per cento). E questo nonostante il periodo sia difficile (13,5 per cento).

È quanto emerge da una ricerca promossa dal gruppo Sanpellegrino in occasione del secondo Premio Sanpellegrino Campus. Un progetto pluriennale con il quale l’azienda si apre al mondo dell’università e dei giovani dando la possibilità a tre di loro di fare uno stage in azienda e vincere tre borse di studio, consegnate il 23 ottobre all’ Università Statale di Milano, per le migliori tesi in tema di “Acqua e Benessere”, “Sostenibilità ambientale ed economica” e “Made in Italy”.

Lo studio, condotto su 10.556 tra laureati e studenti universitari italiani, mirava a capire desideri, aspettative professionali e proposte dei giovani nei confronti del marchio Italia e quali fossero le loro attese su Expo 2015.

Eccellenza, qualità, creatività, bellezza, passione. Ecco i tratti distintivi del made in Italy. Che per il 42,5 per cento degli intervistati è soprattutto un marchio e un insieme di prodotti e tradizioni da tutelare e difendere, un tesoro che tutto il mondo ci invidia (15,5 per cento), mentre per il 20 per cento è un’opportunità economica da valorizzare.

Moda (17,5 per cento), pizza (14 per cento), pasta (11,5 per cento) e design (10,5 per cento) i principali sinonimi di made in Italy. Questo

nonostante un giovane su tre avrebbe il desiderio di lavorare nell’agro-alimentare. Molto più staccati, a sorpresa, altri settori come la moda, il design e l’arredamento (15,5 per cento), l’artigianato (13 per cento), industria automobilistica (12 per cento).

Pesa quel 34 per cento di giovani convinto del fatto che il nostro Paese non sappia sfruttare appieno il suo potenziale e quel 20 per cento che sembra rassegnato al fatto che le aziende in Italia non assumano. Tra le cause la troppa burocrazia, la mancanza di infrastrutture, soprattutto digitali, la scarsa capacità del sistema Italia di fare network.

Eppure quasi 6 giovani su 10 sono convinti che Expo2015 sia un’occasione irripetibile per valorizzare in made in Italy e un volano per uscire dalla crisi. Il 25 per cento degli universitari intervistati propone di trasformarlo in un’esperienza da vivere, sviluppare una riforma dell’istruzione per insegnare nelle scuole il vero valore delle eccellenze italiane, potenziare il digitale per permettere alle aziende più piccole di affacciarsi su altri mercati. E con l’Expo 2015 a meno di 200 giorni di distanza, non c’è più tempo da perdere.

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