Made in Italy

Ceramica, l’export cresce e le aziende investono

Dai dati del Cersaie emerge che nel primo semestre del 2014 le vendite all’estero sono aumentate del 7,2%. I mercati più vivaci sono quelli Ue, mentre calano Russia e Usa. Investimenti su del 10% ma il consumo domestico è ancora al palo. Nel complesso, il comparto è cresciuto del 4,6%

Pubblicato il 29 Set 2014

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Il settore della ceramica mostra segni di ripresa. I dati diffusi al Cersaie di Bologna, il Salone internazionale della ceramica per l’architettura e dell’arredobagno, certificano che il comparto è in salute e nel primo semestre del 2014 ha messo a segno una crescita del 4,6% in valore e del 2,2% in metri quadrati prodotti.

Le notizie più positive arrivano dall’export, che ha fatto registrare un incremento di 2,12 miliardi di euro (7,2% in valore). In termini di quantità, l’accelerazione è stata del 5,1%. Se si tiene in considerazione che viene esportato l’80% circa della produzione nazionale, le cifre diventano ancora più significative.

Dai numeri, elaborati da Confindustria Ceramica, emerge che i mercati più interessati alle piastrelle made in Italy sono stati quelli tradizionali, ovvero i Paesi Ue (+11,4%, +1,2 miliardi in valore), tra cui Francia e Germania. Sul mercato transalpino, il primo per l’export tricolore, le ceramiche italiane hanno ottenuto nel primo semestre 2014 una crescita del 5,9%. In Germania, altra destinazione primaria, le vendite sono state il 17,5% in più. In valori percentuali, gli incrementi più rilevanti si registrano in Gran Bretagna (+22,5%) e in Olanda (+21,2%).

La Russia e gli Stati Uniti invece fanno segnare una battuta d’arresto. Nella prima, dove si osserva un – 15%, incidono anche le tensioni legate alla crisi in Ucraina. Negli Usa invece la contrazione è stata minima (-0,5%). Con il vento in poppa anche le vendite in Asia: +8,8%.

Incoraggiante anche l’aumento degli investimenti, che in questo periodo sono un tasto dolente per tutta l’industria tricolore. Entro dicembre, l’industria della ceramica avrà incrementato i suoi investimenti del 10%, destinando il 5% del proprio fatturato in ricerca e sviluppo. È proprio puntando sull’innovazione (in questo caso, costruendo stabilimenti più efficienti) che le aziende cercano di aggirare il problema delle bollette energetiche, che hanno un costo più elevato rispetto a quello pagato dai competitor stranieri.

Unico tasto davvero dolente è il consumo interno, che continua a segnare il passo riducendosi del 7,2% in valore e arrivando a 408 milioni di euro. Il solo segmento felice a livello nazionale è quello delle ristrutturazioni, agevolato anche dagli incentivi statali. In ogni caso, tra export e mercato domestico, il bilancio è positivo.

A determinare il buon andamento delle ceramiche italiane, oltre al gusto e alla creatività made in Italy, sono stati anche fattori peculiari come la riduzione dei tempi di consegna della merce e il successo dei componenti per l’arredo urbano delle aree comuni.

E a conferma che il settore attraversa un buon momento ci sono anche i numeri del Cersaie: le presenze sono state oltre 100 mila in più dell’anno scorso e gli espositori sono arrivati a quota 942, mentre nel 2013 erano 901. (m.d.l.)

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