Internazionalizzazione

Ubi Banca: così vogliamo portare il Made in Italy nel mondo

«Buona parte delle Pmi non hanno un’esperienza diretta oltre frontiera», spiega Sergio Passoni, responsabile Global Operations dell’istituto di credito. E illustra i nuovi servizi messi a punto per sostenere lo sviluppo sui mercati internazionali

Pubblicato il 06 Giu 2014

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L’export italiano va

Sergio Passoni, responsabile Global Transactions and Operations UBI Banca

le quasi 400 miliardi l’anno. Ma è ancora solo una parte del valore che potrebbero esprimere le decine di migliaia di piccole e medie imprese che si stanno affacciando non senza difficoltà sulla scena internazionale. C’è uno spazio di crescita fuori dall’Unione europea, come dimostra il peso crescente dei mercati exstra Ue negli ultimi dieci anni: dal 37% al 46% del totale delle esportazioni. Ma ci sono ancora freni culturali e limiti organizzativi. Per superarli Ubi Banca ha appena lanciato Ubi World, una piattaforma di servizi per sostenere il percorso di internazionlizzazione delle Pmi. Una proposta concreta di consulenza che affianca le abituali attività di un istituto di credito. Ma soprattutto il tentativo di coordinare servizi già esistenti per raggiungere un obiettivo: portare il Made in Italy nel mondo. Ne abbiamo parlato con Sergio Passoni, responsabile Global Transactions and Operations di UBI Banca

Passoni, quali sono ancora i principali freni all’internazionalizzazione delle pmi? Quali le difficoltà operative che incontrano?
Buona parte delle PMI italiane hanno fino ad oggi operato con rapporti di fornitura nei confronti di aziende di dimensioni maggiori, impegnate nel commercio internazionale, per cui non hanno sviluppato nel tempo una propria esperienza diretta oltre frontiera. Ulteriori freni nell’approcciare mercati lontani sono costituiti dalla dimensione limitata, dalla sottocapitalizzazione, dalle risorse limitate a disposizione e dalle barriere linguistiche o culturali. Oggi è quasi una necessità conquistare nuove quote di mercato all’ estero per cogliere le occasioni di quelli in ascesa e minimizzare l’impatto dei mercati in contrazione (soprattutto quello italiano),


La nuova piattaforma UbiWorld riunisce e razionalizza servizi esistenti o ne integra anche di nuovi? Se sì, quali e perché?
La nuova piattaforma fa entrambe le cose: ricomprende in un disegno organico tutti i servizi bancari funzionali all’internazionalizzazione d’impresa, sia che si tratti di esportare che di investire all’estero, e li integra con una nuova offerta di servizi consulenziali, appositamente disegnati per la piccola impresa, come ad esempio l’”UBI World Assessment”, il servizio di analisi personalizzato per le PMI strutturato in tre fasi: check up dell’impresa, analisi dei mercati di sbocco più promettenti, piano operativo di internazionalizzazione

Come funziona concretamente questo servizio ? Che tempi prevede?
Il gestore della relazione, ovvero l’interlocutore abituale dell’imprenditore, e lo specialista estero della banca, propongono insieme a ciascuna impresa il proprio percorso personalizzato ed effettuano il check up presso la sede dell’azienda. Saranno poi dei consulenti specializzati, sempre congiuntamente ai referenti della banca, a realizzare i successivi due passi: analisi di mercato e piano operativo.

Quale è il target della piattaforma? Quante pmi pensate di accompagnare all’estero nei prossimi 12 mesi?Tutte le imprese del comparto PMI sono il nostro target. Nel primo anno di attività di UBI World riteniamo di raggiungere con la nuova offerta circa 11.500 aziende clienti del gruppo UBI che sono già presenti sui mercati esteri, per condividere con loro un’analisi della situazione ed impostare una collaborazione per la crescita ed il rafforzamento delle loro posizioni. Nei prossimi 4 anni ci rivolgeremo invece alle 60.000 aziende italiane, che secondo le nostre analisi hanno tutte le carte in regola già oggi per iniziare un percorso che le porti per la prima volta ad operare con un mercato estero.

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