Food, così l’industria agroalimentare affronta la digital transformation

Competenze, visione e strategia. È quel che serve al Made in Italy secondo una ricerca realizzata dal Digital Transformation Institute, in collaborazione con Cisco Italia, che analizza l’impatto delle tecnologie sulla filiera. Il “caso vino”: il 77% delle aziende non ha finora investito in innovazione

Pubblicato il 05 Mag 2017

agritech-170505135607

L’innovazione digitale nel settore del food sembra essere, al momento, una partita a tre. Da una lato ci sono le piattaforme di consegna di cibo (food delivery), dall’altro i motori di ricerca per ristoranti o ricette particolari (marketplace). Al centro un modello che punta a innovare tutta la filiera, dal produttore al consumatore. I primi due sono modelli abbastanza maturi e si avviano verso una fase di consolidamento di mercato. Il terzo, che in molti identificano con il termine agritech, è ancora in cerca di un’identità ben definita, ma promette margini di crescita elevati. Ed è proprio qui che l’Italia sembra giocarsi la partita più importante nell’ambito dell’innovazione nel food.

A sostenerlo è la ricerca “Gli impatti della Digital Transformation sul settore Agrifood” realizzata dal Digital Transformation Institute in collaborazione con Cisco Italia. Si tratta di uno studio che ha analizzato in maniera approfondita tutto il settore agroalimentare – from field to fork direbbero gli addetti ai lavori – con l’obiettivo di individuare le tecnologie a maggiore impatto in questo settore. Lo studio prende vita a partire da un’esigenza: dimostrare che il settore agroalimentare non può perdere il treno della trasformazione digitale. Soprattutto perché è si tratta di uno dei settori principali dell’economia nazionale, capace di coinvolgere il 21,7% degli occupati italiani.

«Il settore agroalimentare ha un peso molto importante nell’economia del nostro Paese, per questo è fondamentale che si inserisca con decisione nel trend della digitalizzazione. Attraverso questa ricerca – spiega Michele Festuccia, responsabile dei progetti rivolti al settore agroalimentare nel piano di investimenti Digitaliani di Cisco Italia – abbiamo voluto comprendere nel dettaglio lo stato dell’arte in termini tecnologici di un comparto molto complesso, composto da realtà molto diverse fra loro e da filiere differenti: uno sguardo di insieme necessario per trovare un linguaggio comune con cui rivolgerci al settore e supportare la sua trasformazione digitale».

► I risultati della ricerca

L’analisi ha coinvolto oltre 30 esperti, provenienti da associazioni di settore, università e realtà aziendali, con lo scopo di mettere in luce lo stato dell’arte di tutto il comparto, in relazione al tema della digitalizzazione. Per questo sono state individuate tutte le tecnologie che hanno avuto fino a ora maggiore diffusione in ogni ambito del comparto agroalimentare; intercettato quali sono i punti critici per il percorso di innovazione e quali quelli di contatto fra i diversi comparti della filiera. Da qui è nato un modello di analisi divenuto un questionario, utilizzato per analizzare la filiera vitivinicola.

A livello generale è emerso che il comparto agroalimentare, per affrontare la sfida della trasformazione digitale, necessita innanzitutto di competenze specifiche e di una visione di insieme. Elementi necessari per diffondere, in questo settore, la consapevolezza delle opportunità provenienti dalla tecnologia e la necessità di coglierle per garantire alle aziende un futuro all’insegna della competitività a livello globale.

Come evidenziato nell’infografica (in basso), tra i problemi principali presenti all’interno delle aziende agroalimentari, spicca la scarsa percezione del bisogno di innovazione unitamente all’assenza di un approccio sistematico all’innovazione. A tutto ciò si aggiunge la scarsa presenza di figure qualificate, capaci di comprendere i benefici dell’innovazione digitale e fornire una strategia capaci di adattarsi al business dell’azienda.

► Il caso di studio: i numeri del settore vitivinicolo

Più nel dettaglio, incuriosiscono i numeri del settore vitivinicolo. Scelto come oggetto di indagine più approfondita per la sua presenza omogenea sul territorio italiano, e perché composto da per la maggior parte da aziende con una filiera integrata (dalla produzione uva fino all’imbottigliamento e alla distribuzione e vendita).

Per quanto riguarda l’investimento in innovazione sulla parte finale della filiera, il 77,3% delle aziende italiane non ha investito (o lo ha fatto fino a un massimo di 5mila euro); mentre del restante 22,7% (con più di 5mila euro di investimenti) la metà è rappresentato da grandi aziende.

Guardando al futuro il 52% delle aziende ha intenzione di investire più della soglia minima di 5mila euro; mentre le tecnologie su cui si intende puntare sono quelle legate al ciclo della produzione e all’ottimizzazione dei processi trasformazione. Qualche nota stonata arriva da chi ha già puntato sulla digitalizzazione: il 47% afferma che gli investimenti fatti non hanno inciso positivamente sui ricavi; il 15% non sa valutarlo; il 21% ha rilevato effetti positivi moderati; mentre solo il 7% ha avuto un reale incremento del fatturato. Infine, un tema importante per garantire la qualità del prodotto sembra essere quello della tracciabilità: il 51% del campione di aziende analizzato ritiene che dovrebbe essere sempre obbligatoria.

«Analizzando complessivamente lo stato della digitalizzazione nel settore vitivinicolo conclude Stefano Epifani presidente del Digital Transformation Institute – emerge una relazione tra la qualità del prodotto (vini DOC, DOCG) e la predisposizione al digitale dell’azienda: chi produce vino di qualità è anche chi fa più investimenti in ICT e comprende meglio le dimensioni della rivoluzione in atto». (F.M.)

New call-to-action 

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

E
Redazione EconomyUp
email Seguimi su

Articoli correlati

Articolo 1 di 3