La maggior parte delle professioni legate al mondo hi-tech assicurano percorsi di carriera stimolanti, interessanti con una forte componente creativa; purtroppo c’è davvero troppa poca cultura attorno a questi ambiti: parliamo di professioni che permettono di trovare lavoro OVUNQUE nel mondo, ampliando in modo incredibile gli orizzonti di chi cerca lavoro.
È necessario incentivare i giovani ad intraprendere questi percorsi tecnici avvicinando molto di più il mondo scolastico/accademico e quello del lavoro, facendo capire che si tratta di una professione qualificata, gratificante e molto richiesta.
I numeri ci danno assolutamente ragione: secondo gli ultimi dati, nei prossimi 10 anni, ci saranno 2 milioni di opportunità di lavoro per i profili che definiamo tecnici. I giovani che si laureano in Ingegneria nelle università del nord italia, anche solo con la laurea triennale, sono bombardati di offerte ancora prima di laurearsi: non parlo di offerte di tirocini o stage ma di assunzioni a tempo indeterminato da subito. E in un momento in cui la disoccupazione giovanile si attesta intorno al 40% non è proprio un dato insignificante.
Molte aziende italiane – dalle più piccole a quelle più strutturate – si sono organizzate già 10-15 anni fa per realizzare i progetti software di cui hanno bisogno con centri di sviluppo in India, Ucraina, Tunisia: ma se trovassero le risorse in Italia, anche da formare e su cui investire, sarebbero solo contente di riportare qui il lavoro; l’offshoring andava molto di moda nei primi anni 2000 ed oggi è una necessità, per la mancanza di risorse, non una scelta: l’ingegnere e il tecnico italiano, formato dalle nostre università non ha eguali nel mondo. Davvero.
* Marcello Ricotti è Ceo di Ariadne, società di web engineering di Torre d’Isola (Pavia) focalizzata sullo sviluppo di portali complessi e integrazione di contenuti, processi e applicazioni