Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, inizialmente non visto di buon occhio dalla comunità di innovatori della Silicon Valley, ha stupito tutti arruolando tra le sue fila un visionario imprenditore hi-tech e il capo della startup più valutata al mondo. Elon Musk, sudafricano naturalizzato statunitense noto, tra le altre cose, per aver creato e guidato l’azienda aerospaziale SpaceX, e Travis Kalanick, fondatore e Ceo di Uber, sono stati nominati componenti del Trump’s Strategic and Policy Forum, insieme alla presidente e Ceo di PepsiCo Indra Nooyi.
Inaugurato all’inizio di dicembre, il Forum, guidato dal Ceo di Blackstone, Steve Schwarzman, è nato per fornire consulenza di natura economica ed imprenditoriale al presidente e, come si legge nelle note ufficiali, “sarà convocato di frequente in modo che possano essere condivise esperienze e conoscenze per creare posti di lavoro e rendere l’America di nuovo grande”.
L’ingresso di Musk e Kalanick nella cerchia presidenziale potrebbe significare l’inizio della fine delle ostilità da parte della Silicon Valley nei confronti del magnate.
Già durante la campagna elettorale l’ecosistema americano dell’innovazione aveva manifestato il proprio disagio nei confronti di una possibile presidenza Trump, in particolare sulla questione relativa agli immigrati. Il 45esimo presidente Usa ha annunciato politiche protezionistiche sull’immigrazione e tagli ai permessi speciali per lavoratori stranieri assunti dalle aziende secondo contratti regolamentati dall’Immigration and Nationality Act, quelli dei quali fanno grande uso i giganti tecnologici per avvalersi dei migliori talenti internazionali. Insomma il miliardario, almeno a parole, vorrebbe evitare di ospitare troppi forestieri sul suolo statunitense, ma alla Silicon Valley gli immigrati, perlomeno quelli di talento, sono estremamente necessari. Tra i critici di Trump c’è stato per esempio Dave McClure, fondatore di 500 Startups, uno dei principali acceleratori d’impresa al mondo, che durante l’ultimo Web Summit tenutosi a Lisbona non ha risparmiato critiche nei confronti del candidato repubblicano.
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Anche Alberto Onetti, chairman della Fondazione Mind The Bridge e coordinatore del progetto Startup Europe Partnership, ha riflettuto con EconomyUp sull’impatto che può avere l’amministrazione Trump sulla cultura dell’innovazione in Silicon Valley.
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Lo stesso Elon Musk, Ceo di Tesla (automobili elettriche) e già co-fondatore di PayPal, in campagna elettorale si era apertamente schierato a sostegno di Hillary Clinton e di Trump aveva detto: “Penso che probabilmente non sia la persona giusta”. Quanto a Travis Kalanick, il boss di Uber, startup di San Francisco fornitrice di un’app per chiamare un taxi privato da smartphone e attualmente valutata 68 miliardi di dollari, aveva ironicamente commentato: “Se vincerà Trump mi trasferirò in Cina”.
ln generale il candidato repubblicano aveva ricevuto pochissimi finanziamenti per la campagna elettorale dai re dell’hi-tech, che invece erano stati molto generosi con la sua avversaria.
Probabilmente tanta ostilità si doveva anche alla (almeno apparente) mancanza di interesse di Donald Trump per alcuni specifici temi cari agli innovatori. Per esempio nessuna sua dichiarazione è stata registrata in campagna elettorale sugli incentivi federali alla ricerca e nemmeno sulle startup, nonostante negli Stati Uniti ci siano circa 96 unicorni (aziende valutate più di un miliardo di dollari) su un totale mondiale di 174, e in questo Paese avvengano il 54 per cento delle operazioni globali di venture capital.
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Ora però Donald Trump sembra aver capito la necessità di ascoltare anche la valle dell’innovazione mondiale. Così ieri ha ricevuto alla Trump Tower di New York i Ceo e top manager delle principali aziende tecnologiche: dal Ceo di Apple, Tim Cook, al Ceo di Microsoft, Satya Nadella, ai co-fondatori di Google, Larry Page e Eric Schmidt al boss di Amazon, Jeff Bezos, fino alla Coo di Facebook Sheryl Sandberg. Mosse come queste, insieme all’arruolamento di Musk e Kalanick, dovrebbero contribuire a riavvicinare il presidente eletto al popolo dell’innovazione.