In Germania è una delle carte vincenti del sistema industriale, in Italia è stata presa a esempio dal ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda per l’impostazione del piano Industria 4.0: si tratta di Fraunhofer-Gesellschaft, la più grande organizzazione per la ricerca applicata in Europa con 67 istituti e circa 24mila collaboratori scientifici, in gran parte ingegneri e scienziati naturali, che è una sorta di agenzia di trasferimento tecnologico e che ha un’affiliata nel nostro Paese, la società Fraunhofer Italia Research, fondata a Bolzano nel dicembre 2009.
►Cos’è Fraunhofer Italia – È un’organizzazione di ricerca no-profit, senza scopo di lucro. Come tale collabora con l’industria per promuovere una ricerca che generi vantaggi per l’intera società. È focalizzata principalmente nell’offrire una possibilità di ricerca applicata alle piccole e medie imprese (pmi) del territorio grazie a servizi di ricerca pratici e formulati su misura. I suoi team interdisciplinari si dividono negli ambiti di ricerca Automation and Mechatronics Engineering e Process Engineering in Construction, entrambi affiancati dal terzo ambito di ricerca Business Model Engineering. Dopo i primi cinque anni di startup, in cui Fraunhofer Italia si è fatto conoscere e apprezzare dalle imprese del Nord, questo piano, ricco di incentivi, potrebbe essere l’occasione giusta per mettere tante altre aziende nelle giuste condizioni per investire nel proprio futuro. A Bolzano è stato scelto per dirigere la sede l’ingegnere Dominik Matt, professore alla Facoltà di Scienze e Tecnologie dell’Università della città.
►Come funziona Fraunhofer Italia – L’esperienza dei primi cinque anni si è incentrata sulle aziende di piccole dimensioni tipiche dell’Alto Adige ed è servita a mettere a punto un modello adatto alle dimensioni dell’industria italiana: “Il primo approccio con l’azienda – dice Michael Riedl, vicedirettore di Fraunhofer Italia e Team leader del dipartimento AME – consiste in uno studio di fattibilità: si tratta di progetti che vengono sviluppati in tempi molto rapidi (3-6 mesi), che richiedono un modesto coinvolgimento del cliente ma che servono a capire quanto potrebbe fruttare l’adozione di nuovi sistemi intelligenti di fabbricazione. Sia questi sia i progetti industriali successivi, che invece servono a portare l’innovazione in azienda, trovano quasi tutti un finanziamento pubblico attraverso i bandi locali ed europei”. Il valore medio dei progetti sviluppati in questi anni si aggira attorno ai 50mila euro, a portata di pmi quindi: essendo un’organizzazione senza scopo di lucro, Fraunhofer riesce a collaborare con i suoi partner aziendali in maniera efficiente dal punto di vista dei costi. Le industrie locali apprezzano in particolare quelle piccole, semisconosciute, ma di grande valore e che lavorano nei settori più disparati, dall’automotive all’agricoltura, dalle costruzioni alla meccanica.
►Il team italiano – A Bolzano al momento operano circa venti specialisti, tra ingegneri, architetti e scienziati naturali. Uno staff internazionale con contributi da tutta Europa. “La chiave di Fraunhofer è l’interdisciplinarietà dell’approccio e delle soluzioni – afferma Riedl – e un collegamento stretto con l’Università, che viene garantito anche attraverso la presenza in istituto di studenti che fanno qui un’importante esperienza professionalizzante”. Non di rado capita che, lavorando a un progetto di Fraunhofer in azienda, lo studente o il professionista si trasferisca poi a lavorare nell’impresa presso la quale ha sviluppato il progetto. Il trasferimento tecnologico è anche questo.
►Il modello economico – Quello del Fraunhofer tedesco, replicato nell´istituto altoatesino, prevede una stretta connessione con il territorio: un terzo delle entrate infatti deve essere costituito dal sostegno delle autorità pubbliche (in Germania dal Bund, in Alto Adige la Provincia autonoma), un terzo da bandi di ricerca per lo più europei, un terzo da contratti con le imprese. In Italia Fraunhofer arriva e arriverà lì dove il territorio e le aziende esprimono una forte esigenza di innovazione mettendo in rete, in ottica collaborativa, tutte le proprie competenze. “Fraunhofer Italia – spiega il direttore Dominik Matt – è una società consortile non a scopo di lucro: l’intero bilancio della nostra sede viene investito in risorse umane e infrastrutture di ricerca in Alto Adige e in Italia, ma ovviamente può contare, quando serve, sull’expertise e le conoscenze di tutta la rete sviluppata in Germania”.
►Fraunhofer e l’Industria 4.0 – Quando si parla di Fabbrica Intelligente, o Fabbrica 4.0, si intende il processo di messa in rete di tutti i macchinari destinati alla produzione per creare un sistema flessibile e adattivo in grado di rispondere in modo efficiente alle mutabili richieste del mercato. “Le chiavi per lo sviluppo della Fabbrica intelligente – spiega Riedl – sono tre: Plug&Produce, approcci modulari e di rete in combinazione con interfacce unificate che permettono la massima flessibilità e un alto livello di efficienza nella produzione; Smart Process: prodotti intelligenti che organizzano e ottimizzano autonomamente i loro processi di produzione anche in presenza di un’alta varietà di prodotti e numero limitato di pezzi; Virtual factory: l’unione tra i mondo reale e quello virtuale permette un’assistenza adattiva nella produzione tramite tecnologie diverse, come per esempio la realtà virtuale e aumentata”. Per sviluppare queste tre direttrici i ricercatori di Fraunhofer viaggiano su più binari: l’adozione in linea di soluzioni d’automazione intelligente e integrata; l’uso di intelligenza artificiale; nuove forme di cooperazione adattiva nell’interazione uomo-macchina. I robot collaborativi insomma, quelli che consentiranno la coesistenza di macchine e operai in linea di produzione. All’Intercable di Brunico, che produce componenti per auto elettriche, il lavoro di Fraunhofer è stato proprio questo: studiare e realizzare un sistema produttivo flessibile che potesse essere adatto a un mercato (quello delle auto elettriche) in grande espansione ma senza tempistiche di sviluppo certe. «Servono processi molto flessibili – conclude Riedl – e il punto centrale di Fabbrica Intelligente è la produzione di lotti bassi a costi molto efficienti”.