“Non si possono risolvere i problemi dell’Italia limitandosi a mettere una ciliegina sulla torta”. È il commento consegnato a EconomyUp sulla recente nomina di Diego Piacentini a Commissario per il Digitale e l’Innovazione da Elserino Piol, un personaggio che ha fatto la storia dell’imprenditoria hitech nel nostro Paese. Definito “il vero padre di Internet in Italia”, “il guru dell’hi-tech italiano”, “il fondatore del venture capital nel nostro Paese”, l’ingegnere Elserino Mario Piol, originario di Limana, Belluno, oggi presidente onorario di Fedoweb (Federazione degli operatori web), può permettersi di dire quello che pensa dall’alto dei suoi anni e della sua esperienza. Dell’incarico assegnato dal governo al vicepresidente di Amazon pensa che sia “una cosa positiva per la visione internazionale che porta con sé”. Ma auspica che, dietro di lui, ci sia una struttura sulla quale abbia effettivo potere, perché “un uomo da solo non può fare niente”.
“La nomina è positiva perché il top manager ha lavorato in Amazon e prima ancora in Apple e quindi ha una visione globale” afferma Piol riferendosi appunto a Piacentini, milanese, 55 anni, laureato in Bocconi, l’inizio della carriera in Fiatimpresit prima dell’ingresso in Apple nel 1987, per poi passare nel 2000 al colosso dell’e-commerce guidato da Jeff Bezos.
Di lui ieri il premier Matteo Renzi ha detto che “sarà un plenipotenziario per riportare l’Italia in cima alle classifiche di competitività in questo settore”. Inizio del lavoro: agosto 2016. Retribuzione inesistente, l’incarico è pro bono.
“Nominandolo si è voluto fare qualcosa di appariscente, una manovra che è insieme un’operazione di immagine e una manovra politica” prosegue Piol, ex dirigente Olivetti e già finanziatore di startup innovative tra cui Tiscali. “Non è retribuito? Per lui non sarà un problema, può certamente permetterselo. Per il governo è un’operazione demagogica e, come detto, di immagine: in questo modo l’esecutivo dimostra di essere stato in grado di arruolare una persona di alto profilo, conosciuta nel mondo, competente e in più non pagata”.
“Il problema – prosegue Elserino Piol – è vedere come questa nomina si inserirà nel contesto. Considero la scelta corretta e valida, ma non si possono risolvere i problemi dell’Italia con una ciliegina sulla torta. Serve avere una struttura dietro, un uomo solo non può far niente. Il vero punto non è soltanto avere idee, ma essere in grado di intraprendere azioni tali per cui la burocrazia non sia più di ostacolo. Cambiare processi significa riuscire a scardinare la macchina burocratica”.
Di strutture che si occupano di digitale in Italia attualmente ce ne sono diverse, dai ministeri all’Agid ai consulenti del premier su queste materie. “Bisogna capire – continua il presidente onorario di Fedoweb – se Piacentini è stato collocato al di sopra di queste strutture senza poterle dirigere o esercitare almeno una parte dei propri poteri su di esse. La definizione di Commissario farebbe pensare che gli sia stata attribuita piena autorità, ma non sono certo che sarà così. L’autorità non è solo qualcosa legata a un documento, deve essere attuata nei fatti. Bisogna che le strutture esistenti collaborino su questo”.
A Piol viene in mente Francesco Caio, l’attuale Ceo di Poste Italiane che nel 2013 fu nominato commissario del Governo per l’attuazione dell’Agenda digitale. “Cosa ne è stato dei suoi progetti?” si chiede.
Qualcuno ha anche espresso perplessità sul fatto che il governo abbia scelto il Vp di Amazon nel momento in cui è sotto i riflettori la questione dell’elusione ed evasione fiscale da parte delle multinazionali del digitale. “Sollevai il problema quando ero presidente di Fedoweb” ricorda Piol. “Un problema molto grosso, che tuttavia in questo momento sia l’italia sia l’Ue stanno affrontando. Le multinazionali del digitale hanno dalla loro parte non solo la forza della tecnologia ma anche questo unfair advantage di non fatturare nei Paesi nei quali operano. Contiamo che la questione si risolva”.