Open Innovation

Cardif Open-F@b: ecco le tre startup vincitrici

Si è chiusa la seconda call della compagnia assicurativa focalizzata su Internet of Things e Big Data. Selezionate Amodo (monitoraggio dei big data che arrivano dagli oggetti connessi), Child Explorer (Internet of Things a servizio dell’autonomia di movimento dei bambini) e Laqy (sistema per monitorare la qualità dell’aria indoor)

Pubblicato il 04 Dic 2015

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Siamo tutti nella grande corrente oceanica della disruption, dobbiamo imparare a navigare e dobbiamo farlo prima possibile”. Così Isabella Fumagalli, amministratore delegato di BNP Paribas Cardif Italia, ha spiegato il motivo per cui la compagnia assicurativa ha scelto di fare open innovation anche affidandosi alle startup.

L’occasione è stata la premiazione delle startup vincitrici della seconda edizione della Call4Ideas Cardif Open-F@b, contest dedicato alle innovazioni nel mondo assicurativo promosso da BNP Paribas Cardif e EconomyUp in collaborazione con PoliHub, l’incubatore del Politecnico di Milano gestito dalla Fondazione Politecnico di Milano, e lanciato su InsuranceUp, il primo portale in Italia dedicato all’innovazione digitale e all’imprenditorialità nel settore assicurativo.

Abbiamo trovato spunti interessanti in tutte e tredici le finaliste”, ha aggiunto Fumagalli. “Ma abbiamo scelto di premiare le tre a cui possiamo dare concretamente supporto integrando i loro progetti nei nostri prodotti oppure collaborando, sia con risorse che con tutoring, allo sviluppo della loro attività”.

Il rapporto tra compagnia e startup infatti prevede che in alcuni casi le soluzioni inventate dai team in gara e premiate al termine delle call for ideas vadano a costituire la base su cui Cardif costruisce dei prodotti assicurativi. Non a caso, uno dei progetti premiati nella prima edizione di Open-F@b sarà integrato in un prodotto in arrivo sul mercato nei primi mesi del 2016.

I vincitori dell’edizione 2015, selezionati fra oltre 40 progetti focalizzati sui temi dell’Internet of Things e dei Big Data da un comitato costituito da esperti universitari, esponenti del mondo digital e manager di BNP Paribas Cardif, sono:

Amodo, un team proveniente dalla Croazia che ha sviluppato Connected Insurance Analytics Platform, un progetto che connette i big data provenienti da wearable device, smartphone, smart home, connected car e altri dispositivi per migliorare l’analisi del rischio e ridurre i costi dei sinistri. Analizzare meglio i dati dei clienti permette alla compagnia assicurativa, secondo la startup, di proporre prodotti personalizzati e più convenienti. Il dato diventa quindi una grande risorsa di business.

Enbelive, con il progetto Child Explorer, che mette l’Internet of Things e la tecnologia dei wearable device al servizio dei bambini permettendo loro di avere un’autonomia di movimento e una sicurezza che altrimenti non potrebbero avere. L’iniziativa consiste in un sistema basato su un’app, uno smartwatch e un pervasive game che consente ai piccoli tra 5 e gli 11 anni di muoversi anche da soli in città e a perseguire uno stile di vita sano. Le informazioni raccolte attraverso l’applicazione e l’orologio smart possono essere controllate dai genitori e dalle altre persone che seguono la loro crescita (insegnanti, psicologi, medici…)

Laqy, progetto di Pigeko Up, uno spinoff della Scuola Sant’Anna di Pisa che è entrata all’interno di Tim Working Capital e che ha sviluppato un dispositivo smart per misurare la qualità dell’aria all’interno degli spazi coperti: case, scuole e uffici.

Le idee vincitrici riceveranno supporto dagli esperti della Unit R&D di BNP Paribas Cardif, e delle competenze del Gruppo BNP Paribas, per accelerare il raggiungimento dei propri obiettivi di business e, qualora ci siano le potenzialità, per essere seguiti nella fase di commercializzazione sul mercato italiano ed estero.

La premiazione, il 3 dicembre al Palazzo delle Stelline di Milano, è stata preceduta da un dibattito sulla trasformazione digitale e sul suo impatto nel mondo assicurativo e finanziario. “L’open innovation è già arrivata alla fase 2.0: bisogna dialogare in un’ottica multi-stakeholder, ovvero che coinvolge più attori, e social”, ha detto Giovanni Iozzia, direttore di EconomyUp. Andrea Rangone, amministratore delegato di Digital 360 (la società che edita EconomyUp) ha ricordato che non si può più parlare semplicemente di digital transformation ma di “big bang disruption” perché ha “un impatto imprevedibile, repentino e di ampia magnitudo su tutti i business tradizionali, compreso quello assicurativo”.

Tra gli esempi di startup “mature” che hanno concretamente provato a innovare in modo “disruptive” il loro settore, c’è quello di Moneyfarm, azienda digitale di “digital wealth management: aiutiamo a gestire i soldi dei clienti in modo semplice e low cost”, come ha detto il suo co-fondatore Giovanni Daprà. Moneyfarm ha recentemente ricevuto un finanziamento di 16 milioni di euro che ha coinvolto il fondo inglese Cabot Square Capital e l’italiano United Ventures, presente all’evento con il suo CEO Paolo Gesess, che ha affermato: “Un fattore abilitante per fare big bang disruption è la capacità di gestire l’insuccesso e la bravura nel crescere con i modi e i tempi giusti, proprio come ha fatto Moneyfarm”.

Secondo Mauro Giacobbe, amministratore delegato del comparatore di prezzi Facile.it rilevato nel 2014 al 75% dal fondo inglese Oakley Capital, “meglio essere i più bravi in un verticale, ovvero in una singola nicchia di mercato, che il numero 5 in cinque verticali diversi”. Sempre parlando di innovation, Stefano Mainetti, consigliere delegato di Polihub, ha sottolineato che i modelli più all’avanguardia di innovazione aperta sono quelli in cui si dà importanza a tutto l’ecosistema e in cui ogni attore – aziende, startup, incubatori, investitori, università – fa il suo ruolo.

Oggetto di riflessione durante il dibattito anche la necessità, per fare disruption, di non sottovalutare le tecnologie già esistenti, come ha ricordato Giorgio Valtolina, chief executive officer e founder di Noovle, e di creare più riferimenti normativi per l’Internet of Things, come ha evidenziato Filippo Scorza, chief executive officer di Wecare, che ha sviluppato un braccialetto tecnologico che raccoglie informazioni sulle condizioni di salute di chi lo indossa (m.d.l.).

Per approfondire il tema dell’open innovation, conoscerla e soprattutto capire come guidarla e trarne vantaggio, si può far riferimento all’iniziativa del Gruppo Digital360: una piattaforma che a 360° tocca tutti i temi dell’innovazione aperta.

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