Dopo l’attentato a Berlino torna alla ribalta il problema della sicurezza. È possibile prevedere, prevenire, evitare un attentato terroristico grazie all’innovazione, alle nuove tecnologie, ai Big Data? Lo abbiamo chiesto a Umberto Rapetto, esperto informatico, ex Generale della Guardia di Finanza che si è guadagnato l’appellativo di “sceriffo del web” per aver condotto diverse indagini telematiche, da quella sulle slot machine a quella sugli hacker penetrati nei sistemi informatici del Pentagono e della Nasa.
CHE COSA PUÒ FARE LA TECNOLOGIA. «Gli strumenti informatici possono contribuire alla redazione di modelli predittivi la cui efficacia, però, è relativa. L’imprevedibilità dei comportamenti e le iniziative estemporanee sfuggono anche ai più eccellenti software spiega – Le tecnologie, però, possono offrire utili elementi nelle attività di monitoraggio, ricognizione ed intercettazione. Le informazioni acquisite possono essere stoccate, classificate e analizzate consentendo di disegnare i collegamenti tra le persone, la frequenza e la ricorrenza dei contatti tra queste, gli spostamenti e le coincidenze geografiche. L’analisi della presenza sui social network e della navigazione web, l’intercettazione della corrispondenza telematica e della messaggistica istantanea, le immagini dei sistemi di videosorveglianza sono alcune delle opportunità per tracciare l’identikit dei singoli soggetti ‘a rischio’ e per disegnare le mappe delle diverse organizzazioni criminali».
I BIG DATA. «Per Big Data intendiamo l’aggregazione di dati non omogenei e provenienti da fonti diverse con i quali viene appunto creato un archivio di grandi dimensioni” continua Rapetto. “Il risultato della confluenza di tante o troppe informazioni crea inevitabili problemi relativi alla ‘maneggevolezza’ e alla fruibilità di quel che viene raccolto. Per poter scandagliare la grossa mole di dati, per estrarre quelli di effettivo interesse, per procedere alla successiva analisi e per ottenere qualcosa che sia di valido supporto alle decisioni occorrono ‘macchine’ con adeguata capacità per contenere il patrimonio informativo ottenuto e con grande velocità di calcolo per spaziarvi in modo proficuo con estrema rapidità».
IL PROBLEMA DEL TEMPO. «Il terrorismo ha un grande vantaggio che è dato dal fattore tempo – spiega l’esperto -. Se è impegnativo ricostruire un delitto avvenuto, è ancor più difficile immaginarne uno che deve ancora verificarsi. E una volta realisticamente ipotizzata una minaccia incombente vanno pianificate le contromisure, trovate le relative risorse (umane, tecniche, organizzative), valutato l’impatto della reazione, assunte le decisioni. Un percorso lungo e scevro da pericolose improvvisazioni».
Pezzo aggiornato il 20 dicembre 2016