Uber espande il suo raggio d’azione e si lancia nel settore delle consegne a domicilio.
Da ieri la società di San Francisco, fornitrice di un’applicazione per chiamare auto con conducente da smartphone, ha reso ufficialmente operativo il servizio Uber Rush, avviato nel 2014 in via sperimentale. Uber Rush consente agli utenti di chiamare un corriere attraverso l’applicazione e tracciarne il percorso fino all’avvenuta consegna della merce. In pratica gli autisti si trasformano in fattorini e Uber diventa una sorta di corriere per trasportare pacchi, documenti o abiti da un punto all’altro della città.
Per il momento il servizio è attivo in tre sole città statunitensi: Chicago, San Francisco, e New York.
La differenza tra Uber Rush e molti altri competitor, tra i quali negli Usa Postmates, è che non si tratta di un’app attraverso la quale indicare la propria ordinazione, che viene poi smistata all’azienda che se ne prende carico, ma di una chiamata diretta rivolta a un autista.
È solo una delle opportunità di business che sta esplorando da tempo il gruppo californiano, il quale ha oltrepassato la quotazione record di 50 miliardi di dollari ma è preso di mira da tassisti ed enti regolatori in varie parti del mondo, Italia compresa.
Ad aprile Uber ha annunciato lo sconfinamento nel campo della consegna di cibo a domicilio con UberEats. Partito da New York e Chicago, il servizio consente di ordinare pietanze attraverso l’app per poi riceverle a casa in una decina di minuti.
Anche in Italia c’è l’intenzione di introdurre sia Uber Rush sia UberEats: lo ha detto Carlo Tursi, nuovo country manager per l’Italia, poco dopo essere subentrato a inizio agosto alla ex manager Benedetta Arese Lucini. Ancora però non è chiaro quando avverrà l’ingresso sul nostro mercato dei due nuovi attori. In ogni caso un modo per differenziare il business, potenziarlo e magari anche per “diluire” gli attacchi in massa dei tassisti di tutto il mondo. (L.M.)