È rivoluzione nella struttura societaria di Google. Con un inatteso post sul blog di Google pubblicato alcune ore fa, a mercati finanziari chiusi, dai co-founder Larry Page e Sergey Brin, è stata annunciata la nascita di una nuova società contenitore, Alphabet, di cui Page sarà Ceo e Brin presidente. Alphabet, scrive Page, è essenzialmente “un insieme di società, di cui la più grande è naturalmente Google”. Una conglomerata, in pratica, all’interno della quale c’è la nuova Google, “un po’ dimagrita”, insieme ad altre società che “sono molto lontane dal business dei prodotti Internet”.
“Come io e Sergey abbiamo scritto 11 anni fa – ricorda Brin – Google non è una società convenzionale. E non vogliamo che lo diventi. In questo ambito vi abbiamo detto di aspettarvi piccole scommesse in aree che potrebbero sembrare speculative o addirittura strane se confrontate con le attività attuali. Abbiamo fatto cose che sembravano da pazzi allora. Molte di queste hanno ora più di un miliardo di utilizzatori, come Google Maps, YouTube, Chrome e Android. E non ci siamo fermati. Stiamo ancora tentando di fare cose che altri pensano siano da pazzi e delle quali noi siamo molto contenti”.
Da questi presupposti è partita l’operazione Alphabet, che sarà la nuova holding, con dentro Google ma anche la galassia di altre società che con l’iniziale core business del gruppo californiano hanno molto poco a che fare. I due imprenditori citano, quali esempi, due aziende incentrate in ambito sanitario: Calico (California Life Company), società creata da Google insieme alla Arthur D. Levinson per fare ricerca contro l’invecchiamento e malattie senili come l’Alzheimer, e Life Sciences, al lavoro sulle lenti a contatto in grado di misurare il livello di glucosio. Ma sotto l’ombrello di Alphabet dovrebbero finire tutti i business più laterali: ci saranno sicuramente Google Ventures, la società di venture capital del gruppo, Capital, la società di private equity, Google Fiber, che gestisce servizi Internet ultraveloci e GoogleX, i laboratori del gruppo che probabilmente terranno sotto il cappello di un’unica società vari programmi, come quello dell’auto senza pilota. In pancia anche Nest, che si occupa di smart home.
La nuova struttura aziendale – Come detto Page, finora amministratore delegato di Google, assumerà lo stesso ruolo nella nuova società mentre il cofondatore Sergey Brin sarà presidente. Eric Schmidt sarà presidente esecutivo. Ruth Porat, la top manager già Cfo e vicepresidente esecutivo di Morgan Stanley approdata a maggio in Google, sarà direttore finanziario sia di Alphabet sia di Google. Questa società, infatti continuerà a esistere e sarà il cuore del gruppo, il principale produttore di ricchezza, ma restringerà il suo perimetro alle attività più importanti e remunerative: il motore di ricerca sul quale sono state costruite, fin dall’inizio, le fortune del gruppo di Mountain View, YouTube, il sistema operativo Chrome e la piattaforma Android. Nell’ambito della holding Alphabet ogni società avrà un suo Ceo. Le azioni Google verranno trasformate, alla pari, in azioni Alphabet.
L’indiano Pichai al timone della holding – La portaerei del gruppo avrà un nuovo amministratore delegato: Sundar Pichai. Indiano trasferitosi negli Usa per motivi di studio e poi assunto a Google, Pichai ha intrapreso una brillante carriera all’interno del colosso di Mountain View e da ottobre 2014 era responsabile di tutti i servizi Google più utilizzati dagli utenti: Android, Chrome e Google Apps, ma anche Google Maps fino all’advertising, passando per Google+ e per la ricerca.
In Borsa – Alphabet Inc sostituirà Google Inc sui mercati finanziari e tutte le azioni di Google saranno automaticamente convertite nello stesso numero di azioni di Alphabet, con gli stessi diritti. Google diventerà una sussidiaria controllata al 100% da Alphabet. In base al nuovo piano, verranno resi pubblici i risultati finanziari per ciascun segmento, e quelli di Google saranno presentati come separati dal resto del business di Alphabet.
Le ragioni del nome – “Amiamo il nome Alphabet – scrive Brin sul suo post – perché è una collezione di lettere che rappresentano il linguaggio, una delle innovazioni più importanti dell’umanità, e rappresenta il nucleo di come indicizziamo le ricerche con Google. Ma ci piace anche perché significa alpha-bet”, vale a dire una scommessa (bet) su alpha (un rendimento sull’investimento superiore agli indicatori di riferimento)”
Reazioni immediate – I mercati hanno mostrato di apprezzare la scelta del colosso statunitense: nel dopoborsa ieri sera il valore dell’azione Google è salito del 7% fino a quota 708 dollari.
Commenti e riflessioni – Si parlerà molto e molto a lungo di questa drastica svolta nella vita di Google, delle sue possibili motivazioni e delle sue possibili conseguenze. Già si leggono diversi commenti sulle testate internazionali. Alcuni osservatori la interpretano come un’operazione manageriale di ampio respiro che punta alla costruzione di una galassia imprenditoriale di almeno 26 lettere (come quelle dell’alfabeto inglese) di cui la “G” di Google è soltanto una. Sono gli stessi che fanno notare come Alphabet sia ispirata all’ analoga struttura di Berkshire Hathaway, la conglomerata di Warren Buffett. Conglomerata alla quale Page ha detto in passato di guardare come a un modello da seguire per costruire un gruppo imprenditoriale più vasto e complesso. A questo proposito sono in molti a etichettare l’operazione come inevitabile: da tempo BigG era oggetto di critiche per il proliferare “disordinato” delle sue disparate attività, raggrupparle tutte in una holding è sembrata la mossa più sensata. Secondo Robert Hof, contributor della rivista economica Forbes, uno degli obiettivi dell’operazione è la maggiore trasparenza: “È un modo per rendere più chiare agli investitori le cifre delle diverse attività imprenditoriali in cui è impegnata la società”. Questo perché, come detto, d’ora in poi i risultati del core business di Google saranno riportati separatamente dal resto delle attività. Secondo altri commentatori potrebbe trattarsi di una manovra manageriale per dividere business redditizi e meno redditizi. C’è poi chi, come Alec Ross, senior advisor per l’Innovazione di Hillary Clinton, si concentra sulla figura di Pichai: “È importante sottolineare che è nato in India, in un posto chiamato Tamil Nadu, è venuto negli Usa per laurearsi e ha iniziato qui la sua carriera che l’ha portato a Google. Ci fa ricordare che i migliori talenti provengono da tutto il mondo e che le leggi sull’immigrazione dovrebbero essere rese meno restrittive per tutte le persone come Pichai”.