Personaggi

Tremonti, l’uomo “nokianus” caduto nel mondo dei robot

Così si è definito l’ex ministro delle Finanze a un dibattito di Assolombarda dove è stato presentato il nuovo numero dell’Aspen Institute Italia, che presiede. Ma ha detto poco su innovazione, giovani e nuove imprese. «Non è il mio mestiere», risponde. Commettendo lo stesso errore di Nokia…

Pubblicato il 01 Apr 2015

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“Sono un uomo nokianus”. Esordisce così Giulio Tremonti, presidente di Aspen Institute Italia e uno degli oratori di “Giovani e robot. L’impresa digitale e il suo futuro”, l’incontro – dibattito organizzato il 30 marzo a Milano da Aspen Institute Italia, in collaborazione con Assolombarda, Il Sole 24 Ore e Valore D. Alla tavolta rotonda, moderata dal direttore del Sole 24 Ore, Roberto Napoletano, oltre a Tremonti erano presenti anche il presidente di Assolombarda Gianfelice Rocca, Silvia Candiani, consigliere Valore D, l’imprenditore Akhil Aryan, e Maximo Ibarra, amministratore delegato di Wind. Un’occasione per presentare il 68esimo numero della rivista AspeniaEsseri umani con i robot”, ma anche per riflettere sulle sfide che l’automazione del mercato del lavoro pone anche nei confronti dell’occupazione giovanile.

Per comprendere l’affermazione dell’ex ministro dell’Economia, bisogna ricollegarla alla chiusura del discorso di chi lo ha preceduto: l’imprenditore Akhil Aryan, che ha fondato la sua prima startup a 14 anni e da allora ne ha avviate altre tre. Aryan conclude dicendo che bisogna stare attenti a non commettere l’errore di Nokia: se infatti è vero che l’azienda finlandese già una decina di anni fa aveva messo in cantiere avanzatissimi progetti per lo sviluppo degli smartphone, non era però stata capace di concretizzarli e di crederci davvero, tanto da perdere definitivamente la sua leadership in favore di Apple e Samsung. Bisogna costruire un’ecosistema che attiri talenti, favorire connessioni fra università e imprenditoria. Non fare come la Nokia, insomma.

Ecco perché l’affermazione di Tremonti se non se non sorprende, forse delude.

Come il resto del discorso, che spazia dagli studi sull’elettromagnetismo di Faraday a Goethe prima di approdare, forse con un po’ di tristezza nella voce, all’esperimento “fallito” di puntare sulle tre I – inglese, impresa e informatica – nelle scuole.

Non una parola sulla situazione imprenditoriale italiana, non un’opinione concreta sul tema del convegno, nessuna risposta alla domanda che gli era stata posta da Roberto Napoletano, ovvero: “Cosa stiamo facendo noi in Italia per creare un’ecosistema e favorire il talento?”

Eppure nelle due ore circa di dibattito gli spunti non mancano: se Candiani sostiene infatti che siamo alle porte di una nuova rivoluzione industriale e mostra come i robot- commessi siano già una realtà in alcuni negozi americani come Orchard Supply Hardware a San Jose, in California, Ibarra rilancia il tema ricordando che l’automazione di alcune professioni non sarà di per sé un problema a patto che ci si faccia trovare pronti. Ovvero che si inizi a investire e a progettare un’educazione scolastica che smetta di essere standardizzata e nozionistica e punti invece sui talenti individuali e sulla costruzione di una mente imprenditoriale. Idea sulla quale ritorna anche Gianfelice Rocca, che vede la prossima rivoluzione robotica in termini di opportunità. Per i giovani, che potranno specializzarsi in tutte quelle nuove professioni scientifiche che si andranno a creare o, di contro, a focalizzarsi su quelle “insostituibili”, ovvero tutti i lavori che hanno a che fare con la creatività e l’inventiva.

Ma le opportunità ci sono anche per le pmi italiane, che automatizzando determinati processi potranno risparmiare e reinvestire in innovazione.

E se l’incontro, chiuso dalla sfida fra il Maestro Roberto Prosseda e il pianista robot Teo Tronico, termina con l’interrogativo “i giovani saranno pronti all’avvento di questa rivoluzione?”, ci si chiede se chi siede ai vertici della società abbia in mente di impegnarsi concretamente per aiutarli.

Viene naturale chiederlo all’ex ministro dell’Economia. Che non vuole commentare e accelera il passo dicendo “non è il mio mestiere”.

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