L’auto elettrica è ferma ma Elon Musk sta costruendo la fabbrica di batterie più grande del mondo. Perché?

L’imprenditore sta realizzando una gigafactory da 5 milioni di mq. Punta tutto sulle batterie agli ioni di litio, ben diverse da quelle utilizzate ora. E con questa nuova “energia” la sua Tesla lancerà sul mercato nel 2015 i primi Suv a zero emissioni

Pubblicato il 16 Set 2014

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Il mercato delle auto elettriche negli Stati Uniti è in stallo. Eppure Elon Musk, CEO di Tesla, il big americano del settore, sta progettando di costruire in Nevada una gigafactory da 5 milioni di metri quadrati, la più grande fabbrica di batterie al mondo. Perché una scelta apparentemente così azzardata?

Chi è Elon Musk è perché negli Stati Uniti è considerato un imprenditore-modello

Secondo un’analisi di Bloomberg, Musk punta tutto sulle batterie agli ioni di litio. Le attuali auto elettriche sono veicoli a propulsione ibrida con motori a benzina assistiti da sistemi di azionamento a batteria a risparmio energetico. Come avviene sulle versioni standard della Toyota Prius, queste batterie sono solitamente nichel-metallo idruro, molto diverse da quelle ad alta efficienza al litio. Ed è proprio questo il settore delle auto elettriche a non crescere, quello delle tecnologie plug-less. Diverso invece è il panorama delle auto con sistema plug-in. Pur rappresentando ancora una minima percentuale delle vendite di veicoli negli Usa, la loro crescita è piuttosto rapida. Di fatto, i SUV, tra le tipologie di auto più amate dagli americani, devono ancora arrivare sul mercato, frenati dalla limitata autonomia della batteria.

Il primo SUV di Tesla, il Model X , che si prevede verrà messo in vendita a partire dalla prima metà del 2015, a gennaio di quest’anno, aveva già oltre 12.000 prenotazioni. Un numero elevato considerando che, per la prenotazione della Model X di fascia alta, vengono richiesti 5.000 dollari di caparra. Questi dati però ancora non giustificano la scelta di Musk di investire tutto in una gigafactory. I maggiori ostacoli all’adozione della tecnologia plug-in sono essenzialmente quattro: la disponibilità di stazioni di ricarica, l’autonomia , il tempo di carica ed il costo. Proprio quello su cui Tesla sta lavorando. Vediamoli più nel dettaglio.

Stazioni di ricarica: entro la fine dell’anno, ci saranno oltre 5.000 stazioni di ricarica, secondo quanto dichiarato dal Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti. Nella sola prima metà del 2014, ne sono state aperte più che nel periodo dal 1970 al 2011.

Autonomia: gli automobilisti vogliono essere certi di poter fare i propri spostamenti quotidiani, senza temere di rimanere bloccati. Il best-seller Nissan Leaf lascia spazio alle preoccupazioni con un’autonomia media di 84 miglia. La Tesla Model S (al doppio del prezzo della Nissan) ha un’autonomia nominale di 265 miglia.

Tempo di ricarica: caricare una Tesla nel box di casa propria significa guadagnare circa 58 miglia all’ora di autonomia. Nelle stazioni Tesla Supercharger, invece, è possibile arrivare a 170 miglia in 30 minuti. Musk ha aperto la progettazione del sistema perché altre case automobilistiche lo possano adottare.

Costo: non si sa ancora nulla sul prezzo della Model X, ma si prevede partirà da 60.000 dollari per le versioni con la batteria più piccola. Abbassare il costo delle batterie sarà la chiave del successo. Secondo Musk la gigafactory consentirà di il costo della produzione delle batterie agli ioni di litio del 30 per cento.

Con questi presupposti, la gigafactory a forma di diamante, alimentata da fonti rinnovabili e destinata a produrre batterie per mezzo milione di veicoli all’anno, non sembra più una prospettiva così folle. Rod Lache, analista di Deutsche Bank, il mese scorso ha aumentato la sua stima per le vendite del Model S e del Model X da 83.000 a 129.000 unità nel 2017. Entro la fine del decennio, Tesla sarà in grado di raggiungere un run rate annuale di 500.000 unità. Secondo il report di Lache, “la crescita di Tesla sarà molto più rapida, la loro gamma molto più ricca ed i loro costi molto più contenuti di quanto avessimo fino ad oggi ipotizzato”.

Questo non significa che ci debba precipitare a comprare titoli di Tesla. Solo 11 dei 20 analisti monitorati da Bloomberg hanno dato alla società un rating “buy”. Eppure, dopo aver costruito la più grande azienda statunitense a energia solare, costruito una società privata che rifornisce la Stazione Spaziale Internazionale e realizzato dal nulla una casa automobilistica da 35 miliardi dollari, è facile farsi prendere dalla visione futuristica di Musk.

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