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E Invitalia scaricò la responsabilità del pasticciaccio a PosteCom

L’Agenzia del Mise, presieduta da Giancarlo Innocenzi e guidata da Domenico Arcuri, due giorni dopo i clamorosi disservizi alla partenza di SmartStart, “segnala” che la piattaforma è stata fatta dalla società di Poste Italiane. Nonostante tutto, i progetti eleborati sono già oltre 2mila. Ma non è chiaramente comunicato chi valuterà, e come, il “carattere fortemente innovativo e tecnologico” delle imprese.

Pubblicato il 07 Set 2013

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Invitalia

Ci hanno impiegato due giorni per preparare il comunicato stampa sui disservizi del 4 settembre. E, alla fine, gli uomini di Invitalia, tra le righe ma non troppo, scaricano la responsabilità a PosteCom, “società pubblica del gruppo Poste italiane che ha realizzato la piattaforma. Quarantotto ore per produrre 5.365 battute che sono tutte da leggere, e non solo per la “segnalazione” del colpevole della surreale situazione creatasi alla partenza di SmartStart.Si scopre che, nonostante tutto, “gli utenti registrati sono 1248, le domande in corso di elaborazione sono 1525, quelle complete 102, di cui 12 formalmente protocollate”. E che “l’attuale disponibilità di fondi previsti per Smart&Start (190 milioni di euro) è in grado, quindi, di garantire la copertura di tutte le richieste ad oggi pervenute, qualora approvate”.

Quindi, è il messaggio, tranquilli: soldi ce ne sono per tutti, rassicurano quelli di Invitalia che tengono a sottolineare non trattarsi di finanziamenti a pioggia: “i progetti devono avere un carattere fortemente innovativo e tecnologico la cui valutazione non è soggetta ad alcun automatismo”. Peccato che non venga detto né spiegato chi e come sarà valutato il carattere fortemente innovativo e tecnologico.

Ne vederemo delle belle nelle prossime settimane. Fare ironia su quanto successo è facile. Ma c’è poco da ridere perchè è la ulteriore dimostrazione di quanto sia facile fare proclami e annunciare progetti e quanto sia invece difficile per la pubblica amministrazione fare semplicemente il proprio lavoro, in questo caso distribuire dei fondi europei. La triste conferma dei ritardi tecnoligici ma anche dell’approssimazione con cui si affrontano i temi dell’innovazione. Il comunicato stampa del 6 settembre resta un documento esemplare dell’arroganza dell’apparato pubblico, da portare nelle scuole di comunicazione (lezione: quando è il caso di chiedere scusa). E conservare a futura memoria, perché molti elementi lasciano presagire che questa vicenda non si chiude solo con una partenza disastrosa.

Cambiando ritmo, a 24 ore dal primo comunicato,Invitalia ha diffuso un nuovo “bollettino” per aggiornare l’andamento dei lavori: 2163 progetti in corso di eleborazione alle 13 di sabato 7. Il risultato di centinaia di migliaia di accessi: 301mila il 4 settembre, 275mila il 5 e 240mila il 6 settembre. Ovvio che 190 milioni di euro distribuiti a chi prima arriva sono un richiamo irresistibile e spiegano la ressa. Adesso non resta che attendere e vedere quali sono i progetti che, conquistata la pole position, saranno scelti per le agevolazioni. Vale la pena ricordare che non è prevista una graduatoria, né una data ultima per la presentazione dei piani d’impresa. C’è solo un termine entro il quale dovrebbe chiudersi il bando: 60 giorni.

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