Quando parli di hackers molti pensano a quei brutti tipi con occhiali a fondo di bottiglia, puzzolenti, che da casa violano le reti di mezzo mondo e godono nel farlo. Quelli sono i crackers. I nuovi hackers sono gli sviluppatori 2.0. Gente che risolve un problema o che ti crea un prodotto o una piattaforma in 24h. Gente che non ha un orologio biologico. Il loro DNA gli impone di avere un’idea, di realizzarla e di farne una beta.I loro globuli rossi gli impongono di cooperare con altri colleghi e di fare squadra, di farsi aiutare a debuggare il software che hanno realizzato, da altri.
Cooperare, innovare, realizzare, testare, misurare. E’ tutto scritto nel loro codice fiscale. Il loro spirito alla fine gli impone semplicemente di vivere in un Paese migliore e quando trovano un bug o qualcosa che non gli piace: fanno un hack e lo mettono apposto. Già.
Il loro pitch è : Life is too short for bad software.
Il loro weekend ideale è in fattoria, super high tech, con animali bluetooth, robot tagliaerbe manovrati da apps, droni che volano e niente alcool e birra ma Red Bull. Se volevate un’idea di cosa siamo capaci di produrre in termini di talenti nel nostro Paese, guardate ogni singola faccia di ogni persona che vedete nelle foto di chi è venuto ad Hackitaly. Guardate gli occhi, fate zoom nella loro iride. Salvate quell’immagine. Impostatela come desktop sul vostro notebook.
E ogni volta che aprite il vostro PC guardate attentamente a quella luce che viene fuori da quegli occhi. E’ piena di voglia di fare, di sapere, di realizzare, di creare. E’ una luce no stop. Non si spegne. Non la puoi spegnere.
Il tasto switch off è disabilitato di default. L’ON è attivo . Per sempre.
Ad un hacker non gli fai cambiare idea. Lui nasce con un principio solido..quello di rendere il mondo attorno a sè semplicemente migliore. Ad un hacker non gli dici cosa fare e come fare. Le sue sinapsi sono ingovernabili. Ma hanno una caratteristica:
Fanno e basta. E non si fermano.
Quando vedi un hacker e gli chiedi il suo nome c’è il rischio che lui ti dica
Per una mia sensibilità alla privacy preferisco non dartelo. Ma se vuoi ti do il mio nickname
Insomma. Ad un hacker non gli importa di essere chiamato per nome, non gli frega la sigla Mr. On. Sen. Sig. Ing.
Zero. A lui basta un nickname. Dietro di quale si cela un’identità pazzesca.
Ne ho incontrati 500 questo weekend durante Hackitaly in H-Farm. Ho mangiato con 500 hackers, dormito con loro. Ho vissuto con loro
50 progetti realizzati in meno di 48h.
Quindi la formula è: 500 hackers / 50 progetti = 50 team
50 Commissioni. Bi Camerali. Bi Partizan.
50 Pitch. 50 Proposte di Legge.
50 modi di migliorare la nostra vita.
50 idee.
50 potenziali startup.
1 Ministro dello Sviluppo.
Ora chiudete gli occhi. Spegnete le TV. Disattivate i feed RSS. Mettete un segno “meno” davanti a tutto quello che leggete sopra.
E pensate a quei 630 deputati che abbiamo al Governo.
Grazie di esistere hackers. Qualsiasi cosa accada a questo Paese o accada a me potrò dire di essere stato circondato da talenti, da menti passionate e da gente che FA.
Potrò dire di essere stato contaminato da voi.
E non penserò a quei 630 al Governo.
Al super mega guru Casaleggio poi dico: non hai ancora capito che la rivolta è già cominciata.
Ma è silenziosa. Non scende in Piazza. Ed è in tante righe di codice.
Max Ciociola: HackItaly.org founder and creator. In the whilemusiXmatch Founder & CEO.
Last but not least: ITALIAN.