Le elezioni negli Stati Uniti hanno visto protagonisti i chatbot. La candidata democratica Hillary Clinton e il candidato repubblicano Donald Trump hanno adoperato tutti i mezzi a loro disposizione per conquistare gli elettori, compresi quelli forniti dalle nuove tecnologie. È così che nella disfida hanno fatto la loro apparizione questi programmi software che utilizzano servizi di messaggistica quali Facebook Messenger come interfaccia attraverso la quale eseguire un numero determinato e circostanziato di compiti. Una sorta di “segretario personale” altamente specializzato in forma di robot, che può aiutare l’utente a fissare un incontro, avere notizie sul meteo o persino a comprarsi un paio di scarpe. In questo caso gli consente di dialogare direttamente con il prossimo presidente degli Stati Uniti. O almeno di averne l’impressione.
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Molto d’effetto è risultato il sito Ask Hillary and Donald, che consente di fare domande a voce ai due candidati. È sufficiente premere un bottone e si può rivolgere la domanda a Hillary, a Donald o a entrambi. I due avatar sono implementati da un sistema avanzato di Intelligenza artificiale (AI) e sono in grado di rispondere alle domande tipiche della campagna elettorale. Nel sito sono indicati esempi di quello che normalmente viene chiesto ai due candidati. Le risposte sono elaborate sulla base del materiale in viva voce raccolto negli ultimi anni dalla squadra che lavora alla piattaforma durante comizi, interviste e dichiarazioni degli esponenti politici. Il sito utilizza la piattaforma SapientX, la più avanzata nel settore dell’intelligenza artificiale. SapientX usa il metodo di comprensione del linguaggio naturale (NLU) invece dei network neurali adoperati in passato e può essere utilizzato in un sito web, ma anche sul cellulare oppure può essere integrato nella propria automobile.
Un’altra applicazione che consente agli elettori di chattare con i bot è FutureStates.com. È sufficiente cliccare sull’icona di uno dei due candidati: apparirà il volto di Hillary che chiederà di scegliere tra alcuni argomenti di conversazione, o il messaggio scritto da Trump che chiede più o meno la stessa cosa. Dopo aver scelto l’argomento (per esempio l’assistenza sanitaria) il politico risponde esprimendo la sua opinione e linkando ad altro materiale per maggiori dettagli. Le risposte rappresentano le posizioni politiche di Hillary Clinton e Donald Trump estrapolate da discorsi, interviste e dibattiti. Come tutti i chatbot, anche questo è ancora da raffinare. Per esempio abbiamo posto alla Clinton la seguente domanda: “Quale sarà la strategia politica degli Usa per l’Italia?”. La risposta non è stata esattamente coerente ed esaustiva: “Gli Stati Uniti dovrebbero anche collaborare con i partner arabi per coinvolgerli maggiormente nella lotta all’Isis”. Non è la prima, né sarà l’ultima, delle gaffe commesse dai chatbot. Per esempio in passato il chatbot Tay di Microsoft, nato per dialogare con i giovani utenti, ha iniziato a inneggiare all’11 settembre o sostenere l’operato di Hitler ed è stato chiuso. La tecnologia è in evoluzione, vedremo come si svilupperà ulteriormente nell’era Clinton o nell’era Trump.