Industria 4.0: «Facciamo open innovation per restare numeri uno nei macchinari»

«La rivoluzione industriale va cavalcata per mantenere il podio nella meccanica strumentale», dice a EconomyUp Giovanni Miragliotta, direttore dell’Osservatorio Smart Manufacturing del Polimi. Le startup? «Possono correre da sole o con le aziende». Come l’italiana Solair, acquistata da Microsoft

Pubblicato il 20 Ott 2016

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Giovanni Miragliotta, direttore dell'Osservatorio Smart Manufacturing della School of Management del Politecnico di Milano

“Siamo i primi nel mondo insieme a Germania e Giappone nella produzione ed esportazione di macchinari utensili. La quarta rivoluzione industriale sta già trasformando profondamente questo comparto, basti pensare alla sensoristica. Perciò, per mantenere le prime posizioni nella meccanica strumentale, occorre capire e implementare l’Industria 4.0”. Lo dice a EconomyUp Giovanni Miragliotta, direttore dell’Osservatorio Smart Manufacturing della School of Management del Politecnico di Milano, a proposito del nuovo fenomeno che sta irrompendo come potente elemento di disruption nelle fabbriche. “Siamo i secondi in Europa nell’industria manifatturiera – prosegue Miragliotta – ma è chiaro che non potremo mai essere i primi al mondo nell’Industria 4.0. Quello che dobbiamo fare è mantenere le posizioni raggiunte nei vari comparti manifatturieri in cui operiamo e compiere un ulteriore passo avanti nel settore della meccanica strumentale, dove si gioca un gran partita perché è un comparto strategico per l’economia italiana, caratterizzato da una fortissima propensione all’export e da un elevato tasso di competitività”. Cosa c’entrano le startup con tutto questo? C’entrano naturalmente. “Come in tutti i fenomeni innovativi – spiega il docente – giocano un ruolo importante, soprattutto quelle dell’industrial analitycs. Le startup dell’Industria 4.0 possono scegliere di correre da sole o diventare parte di un percorso di open innovation. Intanto il mercato le sta premiando”.

In quale modo, professor Miragliotta?
I dati internazionali lo dimostrano. Da ormai quasi 5 anni il numero di startup attive nell’ambito dello smart manufacturing e finanziate a livello mondiale da fondi o venture capital registra una crescita annua del 15%, con finanziamenti complessivi pari a un miliardo e mezzo di dollari. Queste startup hanno un duplice ruolo: possono portare innovazione sul mercato sia restando a competere come soggetti in prima persona, sia attraverso l’inglobazione da parte di grandi attori del settore. Il mondo industriale è caratterizzato da una variegata presenza di attori che fanno automazione, controllo di processo, acquisizione dati attraverso macchinari connessi, robotica avanzata, dispositivi avanzati di interazione con l’operatore, data analytics. Le startup possono lavorare a supporto della trasformazione.

Le industrie lo capiscono?
Sì, tanto è vero che ogni tanto si comprano startup interessanti. Non dimentichiamo che nella manifattura esistono tantissime imprese che hanno aperto tantissime business units. Il percorso di open innovation può partire da lì.

Quali startup dello smart manufacturing sono più attrattive per investitori e aziende?
Soprattutto quelle che guardano agli industrial analitycs, ovvero lavorano sulla valorizzazione dei dati raccolti, utilizzati dalle imprese per ottenere vantaggi a partire dal ‘machine learning’, quel processo che consente alle macchine di perfezionare la loro resa ‘imparando’ dai dati via via raccolti e analizzati. Gli industrial analitycs sono importanti nella supply chain. In ogni caso non dobbiamo dimenticare che l’Industria 4.0 è tangenziale a molti altri percorsi di innovazione digitale. Diverse startup che anni fa si sarebbero definite dell’Internet of Things oggi fanno rebranding e si fanno chiamare startup dell’Industrial Iot. Due anni fa, come Osservatorio, abbiamo elaborato una ricerca sulle startup della sensoristica: ebbene, abbiamo visto che molti dei sensori sviluppati potevano funzionare sia in casa sia in fabbrica. Anche quelle, dunque, possono essere considerate realtà dell’Industria 4.0.

Perché ci sono ancora poche startup attive in questo settore?
Non è proprio così. Da una ricerca del 2015 è emerso che ce ne sono 173 nel mondo in ambito smart manufacturing. Non mi sento di dire che sono poche e inoltre crescono del 15% ogni anno. In Italia, è vero, sono un ventina. Sappiamo che il nostro Paese non è una fucina di startup a livello mondiale. Tuttavia alcune delle nostre giovani società innovative dell’Industria 4.0 quali Solair e Alleantia si sono meritate un interessamento concreto da parte di grandi operatori globali. Solair, società italiana, fondata dall’inglese Tom Davis, che sviluppa soluzioni Internet of Things (IoT) per diversi settori (manifatturiero, retail, food&beverage, trasporti) è stata acquisita a maggio da Microsoft. . E Alleantia, startup nata nel 2011 con sede a Pisa è nota a livello nazionale e internazionale per le sue soluzioni innovative nell’“Industrial Internet of Things” , tanto che è stata nominata tra i Top Tech Innovators 2015 da ABI Research.

Il piano Industria 4.0 del governo aiuterà lo sviluppo del settore e in particolare delle startup?
Una delle direttrici di questo piano è proprio il supporto a startup e venture capitalist. Inoltre prevede quasi 2,5 miliardi di detrazioni fiscali per gli investimenti. Viene poi consentito a società sponsor di assorbire le perdite derivanti dagli investimenti in startup e ottenere una sorta di scudo fiscale. Naturalmente i dettagli del piano, che è stato da poco varato dal Consiglio dei ministri, li potremo conoscere pubblicamente solo quando sarà ultimato e approvato nell’ambito della Legge di Stabilità. I lavori sono in corso. Ma intanto prendiamo atto delle misure a favore delle startup.

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