Startup, come curare l’ansia da prestazione finanziaria

È incomprensibile la concentrazione, quasi esclusiva, dei founder sulla ricerca dei capitali. Come se fosse quello l’obiettivo dell’impresa. Per ridurre l’ossessione è utile trovare un primo investitore che aiuti a trovare il secondo. E avere nel team qualcuno dedicato al fundraising

Pubblicato il 13 Mag 2016

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Sono un investitore, ma resto un imprenditore. Noi del Club quando valutiamo una startup su cui puntare non pensiamo solo al ritorno finanziario ma cerchiamo di capire se e come è possibile estrarre il potenziale industriale, come fare emergere l’azienda che ancora non c’è ma potrebbe esserci in quella startup se si fanno i passi corretti nel migliore dei modi possibili.

La finanza è necessaria e utile ma non è tutto. Vedo invece in alcuni tra gli startupper un’ansia da prestazione tutta collegata ai finanziamenti. Quasi un’ossessione che li accompagna da un round all’altro e ne assorbe tempo, energia, intelligenza. L’approvazione di un investitore importante, magari con una cifra importante, è senza dubbio il primo, concreto riconoscimento per chi sta giocando la sua scommessa imprenditoriale. Ma i soldi non sono tutto e non bastano da soli a fare il successo di un progetto, di un prodotto, di una startup. Non è una frase fatta, credetemi. Una cosa è la voglia di successo, l’ambizione di cambiare il mondo, un’altra la rincorsa continua ai danari.

Celebrare un finanziamento più di una qualsiasi fase di vita dell’impresa non aiuta. Eppure spesso, anche i media, comunicano l’idea che le centinaia di migliaia di euro o i milioni siano un punto di arrivo, anzi il punto di arrivo, la conferma di un successo che non può non arrivare, il premio di una gara già vinta. E invece sono solo l’inizio di una nuova fase spesso più dura, difficile e insidiosa della prima.

Ancora di più trovo incomprensibile, direi addirittura diseducativa, la concentrazione quasi esclusiva dei founder sulla ricerca dei capitali. Chiuso un round di finanziamento sono subito al lavoro per il successivo. Ogni viaggio, ogni incontro, ogni fatica è dedicato a quell’unico scopo e, spero di sbagliarmi, sembra quasi che l’obiettivo dell’impresa passi in secondo piano, che il confronto con il mercato diventi secondario, l’innovazione dell’innovazione pensata persino inutile.

COME SI PUÒ RIDURRE QUEST’ANSIA DA PRESTAZIONE FINANZIARIA?

Sono due i suggerimenti che mi sento di poter trasferire a chi vuole davvero fare l’imprenditore. Insieme con una (facile) previsione

1. Quando cerchi il primo investitore, cercane uno che sia in grado di aiutarti a trovare il secondo, che è molto più difficile e più stressante. Quindi fermati su in invetitore strutturato ed evita di raccoglierne troppi.

2. Nel team deve esserci qualcuno che abbia l’esperienza, le competenze o l’attitudine per fare ricerca fondi. Questo compito non può essere lasciato solo al founder

La previsione. Come già succede in tutto il mondo, prima o poi verrà fuori una società di advisory specializzata nella ricerca di investitori per le startup. Ci sono già quelle che lo fanno per le aziende mature, non si vede perché non ne debba nascere una per quelle nuove.

Un imprenditore lotta per la propria impresa, ha dalla sua convinzione e determinazione, non conosce tregua finché non raggiunge i suoi obiettivi. Ma l’obiettivo numero uno non può essere collezionare investitori e capitali per scalare rapidamente una montagna che è spesso immaginaria e a volte rischia di scomparire da un momento all’altro.

La finanza va più veloce dell’imprenditoria, che richiede fatica, tempo, pazienza. Ecco direi che quando riesci a prenderti i tuoi tempi, a costruire un mattone dopo l’altro qualcosa di solido, ti passa qualsiasi ansia da prestazione. Perché sai che il tempo, e il mercato, ti daranno ragione.

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