Per Bruno Zamborlin, 32enne originario di Lonigo (Vicenza), il principio per cui la musica risiede in tutte le cose è qualcosa di concreto, tangibile. Ecco perché, basandosi sulle sue conoscenze musicali, informatiche e di machine learning ha ideato Mogees, un’app per smartphone che riconosce le proprietà acustiche degli oggetti e li trasforma in musica.
La startup, che ha sede a Londra (dove ci sono 13 dipendenti e 3 freelance), ha appena ricevuto un finanziamento di 500 mila euro dal network di business angel Italian Angels for Growth.
La tecnologia messa a punto da Zamborlin cattura con un particolare microfono-sensore le vibrazioni che provengono dalla superficie degli oggetti e li fa diventare suoni. Il software di Mogees è poi in grado di riconoscere attraverso il machine learning i gesti che il “musicista” fa sugli oggetti per “suonarli”. In questo modo, le cose si trasformano in strumenti musicali.
L’idea è venuta a Zamborlin nel 2013 a Londra, dove ha seguito un dottorato di ricerca in informatica e arte digitale. Il founder di Mogees si trovava in una discoteca e osservava un dj muovere le mani sulla console. A quel punto si è chiesto: e se quei movimenti potessero produrre a loro volta dei suoni? Così, ha iniziato a fare ricerca sul progetto che in sei mesi poi è diventato il primo prototipo di Mogees. Ha fondato la sua startup in meno di un mese spendendo un pound.
Trovati altri compagni di avventura, ha poi lanciato due campagne di crowdfunding, nel 2014 e nel 2015, per finanziarsi. E ha trovato proprio in Italia i primi investitori: il fondo dell’incubatore padovano M31 ha finanziato Mogees con 1,2 milioni di euro in due round tra 2014 e 2015.
I primi a credere nella sua idea erano naturalmente i musicisti, i performer e i produttori di suoni. Non a caso, da allora, Mogees è riuscito ad attirare l’attenzione di compositori importanti come Jean Michel Jarre, è stato sperimentato in concerto da band come il duo indie-elettronico Plaid e come Rodrigo y Gabriela, autori di alcuni dei brani di maggior successo della colonna sonora della serie di Breaking Bad. I suoni di Mogees sono stati anche protagonisti di un’installazione al Victoria and Albert Museum della capitale britannica e hanno portato il suo ideatore a fare da speaker in alcuni importanti TedX, tra cui uno a Bruxelles.
Tra i suoni più belli, a parere di Zamborlin, ci sono quelli che si creano dalle vibrazioni delle pareti di vetro. “Ma ce ne sono tantissimi altri bellissimi”, dice in un’intervista rilasciata a Motherboard.
Ora, con le nuove risorse ricevute dal network di business angel, la startup punta a sbarcare sul mercato degli utenti non professional – tra cui i bambini, che potrebbero utilizzare Mogees per avvicinarsi al linguaggio musicale – e a lanciare una rete di distribuzione internazionale. E allo stesso tempo, i riscontri ricevuti dal crowdfunding e da M31 prima e da IAG ora dovrebbero permettere alla startup di candidarsi per ottenere risorse anche da fondi di venture capital globali. (M.D.L.)