Si scaldano i motori in attesa dell’apertura della prima campagna di equity crowdfunding di una pmi innovativa in Italia, che dovrebbe scattare subito dopo la pubblicazione del nuovo regolamento Consob riguardante questa modalità di raccolta fondi online finora riservata solo alle startup, che consente agli investitori di erogare finanziamenti in cambio dell’ingresso nella compagine azionaria. L’aggiornamento dovrebbe appunto regolarne l’estensione alle piccole e medie imprese innovative.
Di questa nuova categoria imprenditoriale, introdotta a marzo con il decreto Investment Compact, fa parte Synbiotec, società impegnata in ricerca, sviluppo e produzione di probiotici di alta qualità, che sulla piattaforma NextEquity chiede 1.000.226,60 euro per un’equity distribuita del 35%. Tempo disponibile per acquistare quote della società: 118 giorni.
Sul sito è già tutto illustrato con dovizia di particolari, ma, come si legge in un capitolo in fondo alla pagina dedicata all’azienda (per la verità non proprio visibile a colpo d’occhio) “per evitare difformità applicative con la nuova normativa in arrivo nei prossimi giorni sarà possibile sottoscrivere l’offerta di quote di partecipazione della soc. Synbiotec S.r.l. non appena intervenuta la pubblicazione del nuovo regolamento Consob in materia di equity crowdfunding per le Pmi innovaitve”. Quindi tutto è pronto ma si attende il fischio d’inizio.
Spin-off dell’Università di Camerino, nata nel 2004 da un’idea del professor Alberto Cresci coadiuvato da un team di ricercatrici, Synbiotec si occupa appunto di probiotici: microrganismi vivi che esercitano un effetto benefico sulla salute dell’uomo e degli animali e hanno la capacità di incidere positivamente sulla composizione del microbiota intestinale, cioè l’insieme di microrganismi che vive in simbiosi con il nostro organismo e dal cui equilibrio dipende in maniera sostanziale il nostro stato di salute. Partecipa al capitale sociale di Synbiotec, oltre all’Università di Camerino, e la Banca Popolare di Ancona.
Per ora sono 69 le pmi innovative in Italia (qui l’elenco). In base all’Investment Compact, anche le pmi innovative, come le startup, possono usufruire dell’equity crowdfunding. Però, per disciplinare la materia, deve essere varato un adeguamento al regolamento. Che ancora non c’è.
La revisione si è resa necessaria perché, sulla base di dati e analisi di mercato, a un certo punto sono emerse diverse criticità del regolamento sull’equity crowdfunding, che la Consob aveva diffuso a luglio di due anni fa in base a una legge la quale, peraltro, è stata la prima nel suo genere in Europa. Il 19 giugno la Commissione Nazionale per le Società e la Borsa ha pubblicato sul proprio sito una consultazione preliminare: in sostanza un’indagine conoscitiva tra gli operatori del settore per capire cosa ha funzionato e cosa no e apportare eventuali modifiche alla norma. Tempo per partecipare alla consultazione: fino al 10 luglio. Trascorsa l’estate, è stata stilata una bozza di revisione, che però deve essere ancora approvata dalla Consob. Sembra che giaccia sul tavolo degli addetti ai lavori già da qualche settimana. Quando sarà approvata e diffusa, scatteranno 15 giorni di tempo per la post-consultazione, ovvero ulteriori commenti e indicazioni da parte di tutti gli interessati.
A spingere per la revisione della normativa è stata soprattutto l’Associazione Italiana Equity Crowdfunding (Aiec), costituita con l’obiettivo di raccogliere gli operatori che gestiscono la raccolta online di capitale di rischio per nuove imprese.
L’Associazione chiede da tempo la revisione del regolamento focalizzandosi su alcuni punti: per esempio propone che sia innalzata da 500 a 10mila euro la cosiddetta soglia di rilevanza che impone al gestore autorizzato la trasmissione di un ordine ad una banca o una impresa di investimento per la valutazione di adeguatezza e/o appropriatezza dell’investimento secondo la disciplina MIFID. Allo stato attuale, se una persona investe più di 500 euro, deve giocoforza sottoporsi a trafila di controlli di tipo finanziario: una pratica considerata ridondante ed evitabile.
Il presidente dell’Associazione, Alessandro Lerro è convinto che l’equity crowdfunding, se “corretto” e rinforzato, possa avere spazio per crescere in Italia. “Già in questo momento – sottolinea – il tasso di successo di questo tipo di raccolta fondi è il 41,7%, ovvero va in porto una chiamata su due. Negli Usa la percentuale è sotto il 10%. È anche vero che, da noi, i numeri sono ancora molto più piccoli rispetto agli investimenti negli Stati Uniti. E attualmente ci sono appena 5 progetti online. Vuol dire, forse, che ci sono più soldi che progetti, ma quelli che stanno uscendo sono buoni. Inoltre ritengo che l’ingresso in questo campo anche delle pmi innovative contribuirà a incentivare il processo”.