Sgravi fiscali sui brevetti, i moduli ci sono. È online sul sito dell’Agenzia delle Entrate (nella sezione “Normativa e prassi”) il modello per aderire alla tassazione agevolata dei redditi derivanti dall’utilizzo di beni immateriali (Patent Box). Con un provvedimento del direttore dell’Agenzia, è stato infatti approvato lo schema di comunicazione da utilizzare per i primi due periodi d’imposta successivi a quello in corso al 31 dicembre 2014. La pubblicazione del modello segue il decreto firmato a fine agosto dal Ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi, e dal Ministro dell’Economia e delle Finanze, Pier Carlo Padoan, di attuazione delle nuove misure introdotte dalla Legge di stabilità (L. n. 190/2014).
►Cos’è il patent box
Ispirato a soluzioni già adottate da altri Paesi europei quali Lussemburgo, Olanda, Belgio, Gran Bretagna e Francia, che lo utilizzano per attrarre investimenti, il provvedimento italiano prevede di poter dedurre da Ires e Irpef il 30% del reddito derivante dallo sfruttamento commerciale dei beni immateriali nel 2015, il 40% nel 2016 e il 50% a partire dal 2017. L’opzione, valida per cinque anni, è irrevocabile e rinnovabile. Gli sgravi fiscali riguardano i redditi derivanti dall’utilizzo di opere dell’ingegno, di brevetti industriali, di marchi, di disegni e modelli, nonché di processi, formule e informazioni relativi ad esperienze acquisite nel campo industriale, commerciale o scientifico giuridicamente tutelabili. Per i primi due periodi di imposta successivi a quello in corso al 31 dicembre 2014, l’opzione deve essere comunicata all’agenzia delle Entrate utilizzando questo modello. A partire dal terzo periodo d’imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2014, l’opzione deve essere invece comunicata nella dichiarazione dei redditi e decorre dal periodo d’imposta al quale la stessa dichiarazione si riferisce.
►Perché il patent box è importante per le aziende
L’Italia ha da tempo un problema con i brevetti. Per anni la richiesta di nuovi patent presso l’European Patent Office (Epo), l’agenzia europea che gestisce, riconosce e tutela i brevetti industriali in Europa, ha sperimentato un trend negativo, che si è invertito solo l’anno scorso con le domande cresciute del 3,1%. Il nostro Paese resta comunque all’undicesimo posto in Europa per domande di brevetti, un dato non certo incoraggiante perché brevettare significa avere alle spalle centri di tecnologia e innovazione in grado di sviluppare competitività e occupazione sul territorio nel quale operano. Il Patent Box era stato adottato a partire dal 2001 – con diverse modalità e in relazione a diversi titoli di proprietà industriale – in Francia, Spagna, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Ungheria e infine in Gran Bretagna. Per questo, negli ultimi anni, si è verificata una vera e propria fuga di grandi gruppi italiani verso questi Paesi dove il Patent Box era già attivo. Il provvedimento, ora operativo in Italia, dovrebbe impattare su imprese di vari settori: dalla moda al lusso, dal farmaceutico al biotech, dall’industria chimica alla meccanica fino all’automotive. Il fine ultimo è invertire la tendenza a localizzare la proprietà intellettuale in giurisdizioni estere, contribuendo a riportare le imprese in patria. E le imprese che tornano sono certamente tra quelle più innovative, perché depositarie di brevetti e marchi. (L.M.)