La “confessione” di Layla Pavone: così mi convinse a entrare nel suo incubatore

L’anno scorso l’ingresso in Digital Magics dopo 15 anni in una multinazionale della comunicazione. «Durante un pranzo il mio fratellone mi disse: la nostra adrenalina è innovare. E poi: in Digital Magics sento la mancanza del punto di vista femminile»

Pubblicato il 10 Nov 2015

Ho riflettuto in queste ultime ore se scrivere anche io qualcosa di Enrico Gasperini. Alla fine avevo deciso che non lo avrei fatto, semplicemente perché tanti amici hanno scritto in questi giorni cose meravigliose rispetto all’uomo generoso, solare, sempre sorridente, all’innovatore, al visionario, al pioniere coraggioso ed io non avrei potuto che essere ridondante, anche se forse sarebbe stato bello lo stesso, anche così, scrivendo ancora parole già scritte e lette. Ma poi, pensando e ripensando alla grandezza del mio fratellone (fratellone e sorellina, così ci chiamavamo affettuosamente nei momenti meno formali, perché avevamo molti tratti caratteriali simili e soprattutto perché lo spirito di solidarietà fra noi era molto forte) mi son detta che forse valeva la pena raccontare i motivi per cui ho deciso un anno e mezzo fa di lasciarmi travolgere dal suo entusiasmo e dalla sua ultima intrapresa, Digital Magics.
In realtà più che un racconto è una confessione.

Quando ci incontrammo la primavera dello scorso anno, per un pranzo alla Taverna Calabiana, proprio di fronte alla nuova sede di Talent

Garden, che a suo tempo ancora non c’era, Enrico mi disse “Layla, il tuo karma, come il mio, è quello di innovare, di dare e avere stimoli continui per fare cose belle, per fare sistema, aiutando i giovani talenti italiani, le idee “disruptive” ad emergere per fare crescere il nostro Paese. È la nostra adrenalina. Dobbiamo lavorare insieme. E poi c’è bisogno di una donna, siamo tutti partner maschi e sento concretamente che ci manchi il punto di vista al femminile. Vieni in Digital Magics, ti prometto che ti divertirai e faremo insieme progetti fantastici”. E così, parlando con il suo solito entusiasmo contagioso, mi diede una tale scarica di energia positiva, che mi ha lasciò con un tarlo nella testa per qualche giorno. Continuavo a pensare alle sue parole e, dopo 15 anni in una multinazionale della comunicazione, in una posizione molto importante e prestigiosa, che mi aveva consentito la libertà di fare tanta innovazione nel digital, facendo la “startupper sui generis”, e che però negli ultimi tempi mi aveva lasciato sempre meno possibilità di inventare e sviluppare nuove idee e progetti, capii che era arrivato il momento di voltare pagina.

E poi, quella promessa che “mi sarei divertita molto” era troppo allettante per decidere di non entrare in un incubatore, nell’ecosistema delle startup e dell’open innovation.

Cosa è successo poi… È successo che ho trovato un’azienda “lean” con zero gerarchie ma nella quale tutti, ma proprio tutti lavorano con un committment, con un senso di responsabilità, uno spirito di squadra, un rispetto nei confronti dei colleghi ed una disciplina che nemmeno in un esercito forse si possono trovare. Un’azienda, Digital Magics dove regna la voglia di fare, di collaborare, di dare il meglio di sè, sempre in allegria, sempre insieme e con quello spirito pionieristico che ti fornisce l’energia positiva che moltiplica con leggerezza il tuo tempo per dieci, aumentandone, con lo stesso moltiplicatore, la produttività. Le startup incubate sono il cuore pulsante di Digital Magics ed intorno a loro ruota una macchina organizzativa il cui obiettivo è semplicemente quello di mettere nelle condizioni i team di lavorare al meglio delle loro possibilità, avendo tutti gli strumenti ed i supporti necessari per fare innovazione. E poi ci sono i partner, i mentor che le affiancano cercando di trasferire agli startupper le proprie competenze, le esperienze, che li aiutano a sviluppare il business, avvicinandole agli investitori ed alle aziende, che per tanti motivi non fanno più ricerca e sviluppo, ma sempre tenendo in primo piano l’aspetto etico ed umano del fare impresa, attraverso la condivisione e la collaborazione.

Enrico Gasperini era l’artefice di questa magia. Più che il Presidente era il “coach” nel vero senso della parola ed allo stesso tempo l’uomo più visionario che io abbia mai conosciuto ma sempre con un senso dell’equilibrio, con una sicurezza ed una capacità di coinvolgimento che convincevano chiunque lo stesse ad ascoltare, anche per soli cinque minuti, ad avere voglia di lavorare con lui, con la certezza che avrebbe potuto migliorare se stesso, la propria vita e quella degli altri. Tutti quelli che hanno avuto la fortuna di conoscere Enrico sanno che lui lasciava un segno indelebile nelle persone, una traccia d’amore per la vita che ha fatto e farà ancora per molti anni la differenza nell’ecosistema dell’innovazione italiana, generando grande valore. Per questo lo ringrazio e gli sarò sempre riconoscente.

* Layla Pavone è Venture Partner Digital Magics e Presidente Onorario IAB Italia

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