Entro dicembre scatteranno i nuovi incentivi all’auto-impiego gestiti da Invitalia, dopo lo stop ai precedenti incentivi terminati ad agosto, ma non tutti sono soddisfatti del rinnovato scenario che, in estrema sintesi, vede il passaggio da finanziamenti a fondo perduto a prestiti a tasso zero per i giovani che intendono costituire piccole imprese. Tanto che di recente è arrivata anche un’interrogazione parlamentare del deputato Basilio Catanoso (Forza Italia).
Reazioni e polemiche sono cominciate subito dopo l’8 agosto quando Invitalia, agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti controllata dal Ministero dello Sviluppo economico (Mise), ha annunciato lo stop delle domande per chiedere gli incentivi dell’Autoimpiego, fino a quel momento erogati in base al Decreto legislativo 185/2000, Titolo II.
A causa dell’esaurimento dei fondi, scriveva l’ente pubblico in un comunicato pubblicato sul suo sito, “dal 9 agosto 2015 non è più possibile presentare la richiesta di agevolazioni a Invitalia”, specificando che l’avviso era stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.183 dell’8 agosto 2015.“Nella eventuale disponibilità di nuove risorse finanziarie – specificava – la data dalla quale sarà possibile inviare di nuovo le domande verrà stabilità con un avviso in Gazzetta Ufficiale con almeno 60 giorni di anticipo”.
Daltra parte Invitalia si è affrettata ad annunciare l’attivazione, presumibilmente entro dicembre, di nuovi incentivi all’Autoimprenditorialità che prevedono l’erogazione di finanziamenti a tasso zero che potranno arrivare fino al 75% dei costi del progetto di impresa (senza superare il tetto massimo di 1,5 milioni di euro). La quota che resta dovrà essere garantita da risorse proprie o provenire da altri finanziamenti.
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La cifra stanziata è complessivamente pari a un un miliardo e mezzo di euro da distribuire in 5 anni. Dopo il recente via libera della Corte dei Conti al regolamento di attuazione della delega sull’autoimprenditorialità, la normativa dovrebbe diventare operativa entro la fine dell’anno. A Invitalia specificano che si tratta di una “transizione governata” da una modalità di erogazione di incentivi per sostenere l’imprenditorialità femminile e giovanile a un’altra, ugualmente – se non maggiormente – efficace, perché, non concedendo più denaro a fondo perduto, stimola e responsabilizza ulteriormente i giovani che si accingono ad entrare nel mondo delle imprese.
La notizia dello stop ai fondi per l’auto-impiego, però, già a partire da agosto ha suscitato reazioni e polemiche, fino a sfociare in un’interrogazione parlamentare presentata di recente dal deputato alla Camera di Forza Italia Basilio Catanoso al ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi. “Invitalia ha bloccato un provvedimento che finora aveva funzionato e consentito a tanti giovani di aprire una loro piccola attività, con effetti positivi per loro stessi e per il territorio” dice il parlamentare. “Uno strumento finanziario essenziale come quello previsto dal D.Lgs. 185/2000 – prosegue – non può essere soppresso in un momento così delicato per lo sviluppo economico del Paese e, specialmente, del Meridione”.
In particolare Catanoso mette in evidenza che, se prima i fondi concessi erano in parte contributi senza necessità di restituzione, con la nuova legge si tratterà di danaro prestato e perciò da riavere indietro. “In questo modo si dà a chi ha già, cioè a chi è in grado di mettere insieme una determinata somma e fornire garanzie a copertura del prestito. Non c’è nulla di male, sono scelte di politica economica, ma non si può far passare la cosa come se si trattasse dello stesso incentivo. Perciò chiediamo che sia ripristinata quello precedente”.
Infine, riguardo alla norma ormai “defunta”, Catanoso specifica che “tutti coloro che avrebbero voluto accedere al bando per gli incentivi, previsto dal titolo II del Decreto legislativo 185/2000, dovranno rinunciare”. Attualmente solo in Sicilia sono circa 700 le domande in attesa di valutazione per l’ammissione all’agevolazione, presentate dal mese di marzo ad oggi, e circa 2.200 nel complesso delle altre regioni meridionali. “Invitalia dovrebbe deliberare le domande entro 6 mesi dalla presentazione – sottolinea il parlamentare – ma ad oggi nessuna delle 700 domande èstata valutata. Anche se domani iniziasse la valutazione, bisognerebbe aspettare 3 mesi per la definizione. Inoltre, le società che hanno intrapreso il percorso imprenditoriale grazie all’aiuto del D.lgs 185/2000, hanno sostenuto dei costi iniziali. Non ottenendo alcun aiuto, si
trasformerebbero in perdite pure”.