#GEC2015, identikit del business angel in Europa

Il “paradiso” degli investitori informali resta la Gran Bretagna, dove investono circa 90milioni di sterline l’anno. «Siamo ancora lontani dai cugini europei», commenta Marco Villa di IAG. E aggiunge: «Le startup trascurano l’importanza della comunicazione»

Pubblicato il 20 Mar 2015

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Il ruolo del business angel come operatore economico sta crescendo. E c’è chi sostiene gli anni migliori debbano ancora venire. Si chiude con una nota di ottimismo il Global Angel Summit, l’evento organizzato all’interno del Gec2015 in cui i principali rappresentanti di questo mondo, tra cui Global Business Angels Network, Business Angels Europe, Italian Angels for Growth, si sono confrontati per capire come unire le forze per sostenere l’innovazione e contribuire a far crescere l’ecosistema.

Se c’è qualcosa che accomuna ai quattro lati del globo quelli che potremmo definire gli “investitori informali” è il loro profilo: maschio, sempre più giovane, investe generalmente in più round a distanza di tempo e lontano dal Paese di provenienza. Stesso biglietto da visita per tutti, dunque. Ma poi ci sono differenze sostanziali tra i vari Paesi.

– GEC2015, una festa dell’imprenditorialità contro i luoghi comuni

A delineare il quadro degli Angels in Italia è Marco Villa, direttore generale di Italian Angels for Growth. “Stiamo crescendo ma siamo ancora lontano dai cugini europei” dice. E non dimentica di bacchettare le startup che spesso trascurano l’importanza della comunicazione: “Se pensate che aver avuto una bella idea sotto la doccia sia abbastanza siete fuori strada. Molte persone prima di voi hanno fatto una doccia. L’idea non conta se non si ha la capacità di comunicarla”. Ecco la sua testimonianza.

Intervista a Marco Villa

Intervista a Marco Villa

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Ampio spazio è stato dedicato all’analisi del mercato europeo. Ecco le cose da sapere

1. Nel Vecchio Continente la patria per eccellenza dei Business Angel è il Regno Unito; Spagna e Portogallo, invece, Paesi che hanno sempre creduto in questa figura, stanno attualmente risentendo degli effetti della crisi economica. La novità degli ultimi anni è rappresentata da Paesi piccoli come Malta e Lussemburgo che stanno attraendo sempre più startup da tutta Europa e, con loro, molti investitori.

2. Per quanto riguarda gli investimenti, invece, ecco i principali dati riportati durante il summit:

Regno Unito: nel 2013 sono state investite 82 milioni di sterline (72mila sterline in media per investimento)
Belgio: nel 2013 i due network belgi insieme contano circa 400 Business Angel, da 40 a 50 deal per anno per un importo totale che arriva a 10 milioni di euro
Italia: secondo una Ricerca IBAN del 2013, 246 Business Angel hanno investito in quell’anno un totale di 31 milioni di euro attraverso 324 operazioni di investimento che riguardano 165 aziende
Scozia: 25 milioni di euro di investimenti da parte degli Angels nel 2014. Un record di tutti i tempi
Germania: secondo uno studio di ZEW, grande azienda tedesca di ricerche, nel 2013 7500 Angels hanno investito 620 milioni di euro
Francia: almeno 350 gli affari conclusi da 4300 Business Angels.

3. E i settori che attraggono di più gli Angels? Sono diversi, a seconda dei paesi di provenienza

Austria: internet e mobile application, prodotti di consumo, IT e software
Francia: new digital service, software e smartphone, salute e biotech
Germania: web, IT e software, greentech, nuovi materiali, tecnologie mediche
Italia: ICT, media e entertainment
Paesi Bassi: ICT, benessere, tecnologia medica
Spagna: internet e comunicazione
Regno Unito: media digitali, software, benessere e tecnologie mediche

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