Giacobbe (Facile.it): «L’exit? Non ci ha cambiati e ci ha resi più attenti ai dati»

L’amministratore delegato del comparatore online di assicurazioni e tariffe spiega che effetto ha avuto la vendita del 75% delle quote al fondo inglese Oakley Capital e racconta perché nel 2011 la famiglia Berlusconi ha rilevato (e poi ceduto) il 20% della società

Pubblicato il 27 Gen 2015

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Mauro Giacobbe, amministratore delegato di Facile.it

«Cedere la maggioranza della società a un fondo straniero di private equity? Non ci ha cambiati molto. Ci ha solo resi più attenti all’analisi dei dati e più focalizzati sul percorso di crescita». A parlare è Mauro Giacobbe, amministratore delegato di Facile.it, il comparatore online di polizze auto, prodotti finanziari, tariffe telefoniche, gas e luce, pay tv e adsl.

Il 75% delle quote del portale (che in Italia detiene una quota di mercato nella comparazione online di prodotti assicurativi superiore al 65%) è stato ceduto nel 2014 al fondo inglese Oakley Capital nell’ambito di un’operazione in cui Facile.it è stata valutata circa cento milioni di euro.

Secondo il sondaggio che EconomyUp ha realizzato a fine 2014, si è trattata dell’exit più importante messa a segno l’anno scorso da una giovane società italiana. La vendita è arrivata alla fine di un percorso di sei anni. Facile.it è stata fondata nel 2008. In quell’anno ha ricevuto un primo round di investimento da circa 5 milioni di euro. Nel 2011, nella società è entrata la famiglia Berlusconi, in quanto la Holding Italiana Quattordicesima (in mano a tre figli dell’ex premier: Barbara, Eleonora e Luigi) ha rilevato il 20% della società. Nel 2014, infine, c’è stata appunto la cessione della maggioranza al fondo inglese di private equity Oakley Capital.

Ma come ha fatto Facile.it a raggiungere l’exit. E cosa è cambiato dopo? Lo abbiamo chiesto direttamente all’ad Mauro Giacobbe, che ha partecipato anche alla prima puntata del 2015 di EconomyUp Tv

Giacobbe, come è nato Facile.it?
L’idea di Facile.it è nata ai soci fondatori (un gruppo di investitori, business angel e imprenditori, tutti con predecenti esperienze in attività online. Tra questi c’era Alberto Genovese, ex amministratore delegato di Facile.it, ndr). Ci si è accorti che in italia mancava un servizio di comparazione di prodotti assicurativi, un servizio online che invece era già presente in molti Paesi europei tra cui il Regno Unito e la Germania. Il bisogno che il portale ha soddisfatto è appunto quello di aiutare le persone a trovare polizze auto più convenienti. 

Perché il vostro focus all’inizio era proprio sulle polizze per le auto?
Le assicurazioni auto sono prodotti obbligatori per legge, che pesano abbastanza sui bilanci familiari in termini di costi e per le quali ci sono molte offerte. Non sempre i consumatori le conoscono tutte. Inoltre, per lo stesso tipo di profilo, i prezzi possono essere molto diversi a seconda delle compagnie. Quindi serviva uno strumento che aiutasse i consumatori ad avere maggiore trasparenza nella ricerca di questo prodotto. Per poter risparmiare sia tempo, perché si può fare tutto in un unico sito anziché usarne molti, sia denaro, perché ovviamente con il confronto si può trovare l’offerta più conveniente e quindi il prezzo più basso a cui acquistare la polizza. 

Ma all’epoca quanto erano diffusi i comparatori?
Quando siamo nati, gli unici comparatori online diffusi erano nell’ambito dei viaggi e dei voli, oppure dei prodotti di uso quotidiano. Non c’erano ancora portali che comparavano prodotti finanziari e assicurativi. 

Cosa hanno fatto i soci fondatori al momento dell’exit?
Tra i soci fondatori, che non hanno mai avuto ruoli molto operativi nell’azienda neanche all’inizio, più una funzione di indirizzo. E in occasione della exit, loro hanno deciso almeno in parte di reinvestire in azienda perché credono che ci sia ancora un percorso di crescita di qua in avanti. 

Quanto ha inciso l’exit, quindi la cessione al fondo Oakley Capital della maggioranza delle quote societarie, sulla gestione di Facile.it? Cosa è cambiato?
Facile.it ha avuto da subito una gestione manageriale. Non è un tipo di azienda in cui l’ideatore e il fondatore lavorano in azienda quotidianamente ma in cui danno più che altro un indirizzo di fondo. Dopo l’entrata di Oakley, c’è stato un focus ancora maggiore sul percorso di crescita, che era stato appunto l’elemento che aveva stimolato l’investitore a investire. Nella struttura societaria ci sono quindi dei soci che sono rimasti, altri che si sono aggiunti e altri che sono usciti dall’investimento. Dal punto di vista della gestione e del lavoro, c’è un diverso livello di attenzione all’analisi dei dati. Si impara a vedere lo stesso numero in modi diverse per migliorare il funzionamento dell’azienda. Tra l’altro, Oakley ha investito anche in un altro comparatore in Germania, Verivox. Quindi, conoscono il modello dei comparatori e ci stanno aiutando portandoci l’esperienza di un’azienda che agisce nel nostro stesso settore ma in un altro Paese.  

Nel 2011 nella compagine societaria è entrata la famiglia Berlusconi. La Holding Italiana Quattordicesima ha rilevato il 20 per cento di Facile.it disinvestendo poi al momento dell’exit. Perché i Berlusconi sono entrati in Facile.it e che importanza ha avuto nel vostro business? 
All’epoca non investivamo ancora nei canali pubblicitari più tradizionali come la televisione e volevamo cominciare a farlo e avere una presenza anche sui media offline. Ma necessitavamo di risorse. Un investitore del genere, legato al mondo televisivo, poteva portare un know how e dei contatti importanti per la nostra parte di investimenti destinata alla televisione. Poi, al momento dell’exit, la holding ha scelto di disinvestire completamente.  

Quali sono stati i risultati che hanno spinto un fondo come Oakley Capital a investire in Facile.it?
Quella di Facile.it è una storia di crescita. In questi anni siamo cresciuti in termini di persone, ricavi, margini. E l’incremento si è avuto sia sul nostro primo verticale, la parte assicurazioni, che su altri prodotti: mutui, prestiti, prodotti finanziari, luce e gas, adsl, cellulare… Fino ad arrivare a oggi, con 130 persone che lavorano nella nostra sede di Milano. Stimiamo di aver chiuso il 2014 con ricavi per 35-40 milioni e un ebitda di 7-8 milioni. Il che significa una crescita marcata rispetto all’anno precedente (nel 2013 aveva chiuso con 28,6 milioni di fatturato e 4,7 milioni di ebitda, ndr). E in prospettiva contiamo di continuare nel nostro percorso di crescita. Un numero è esemplificativo: in Italia il 90% delle polizze auto è stipulato su canali fisici. Significa che solo 10 polizze su 100 sono acquistate online. Davanti, quindi, c’è ancora un mare. 

Il modello Facile.it è replicabile anche all’estero?
Il modello dei comparatori online è simile: sono le condizioni di mercato a essere diverse. Per esempio, nelle assicurazioni auto ci sono variabili come il numero delle compagnie, il premio medio, la propensione all’acquisto online e le diverse caratteristiche legislative. Una situazione che fa sì che in ogni Paese il leader di mercato è un’azienda locale e non una multinazionale che ha replicato il modello in più Paesi.

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