La storia

Portatile ed economica: con LumiPocket rivoluziono la stampa 3D

Davide Marin, 32 anni, ha realizzato la prima stampante 3D portatile che sfrutta la luce. Il primo modello realizzato in un garage, poi sono arrivati H-Farm e 70mila dollari con una campagna di crowdfunding su Indiegogo. Ora la startup lancia una nuova campagna su Kickstarter. Obiettivo: portare le stampanti 3D in tutte le case

Pubblicato il 17 Ago 2015

lumipocket-150818175558

Mettici intuito e passione, un pizzico di fortuna che ti fa incontrare la persona giusta al momento giusto, tanta dedizione e il gioco è fatto. Il risultato è una startup nata per caso che potrebbe rivoluzionare il mondo delle stampanti. Quelle 3D. Si chiama LumiPocket, la prima stampante 3D portatile che sfrutta la luce e, attualmente, la più economica sul mercato. Fondata nel 2014, il team ha lanciato una campagna di crowdfunding nel 2014 ottenendo 70mila dollari. Cifra che ha spinto la startup a scommettere ancora sul crowdfunding. “Entro la fine del mese lanceremo una campagna su Kickstarter. Obiettivo: ottenere 40mila dollari in 45 giorni per lanciare un nuovo modello” dice Manuela Pipino, 36 anni, responsabile della comunicazione della startup. Ancora una volta il crowdfunding come canale di finanziamento per questa startup. “Certo, ci piacerebbe ricevere finanziamenti da un business angel o da un fondo di venture capital. Ma finora la via del crowdfunding ha dato ottimi risultati. Con il crowdfunding non si ottengono solo dei fondi, che permettono quindi di avviare una produzione senza dover anticipare, ma anche una validazione del proprio progetto che, prima ancora di essere portato in vita, dimostra la sua appetibilità o meno sul mercato. ” continua la Pipino. Quindi perché non provarci con una delle piattaforme più importanti del mondo?

Ma andiamo con ordine. L’idea e la realizzazione sono di LumiPocket sono di Davide Marin, classe 1982, originario della provincia di Treviso. Diplomato all’ITIS, frequenta la facoltà di ingegneria informatica per due anni prima di lasciare l’Università e dedicarsi a un lavoretto part time. La sua vera passione, però, è chiudersi nel garage sotto casa e dedicarsi alla scultura, all’incisione col pirografo, alla fotografia e ai device tecnologici. Insomma, una specie di Steve Jobs in piccolo e made in Italy.

Manuela Pipino: co-fondatrice marketing, sales e purchase di Lumi Industries

Le cose per Davide cambiano alla fine del 2013, quando un amico dentista che conosce la passione del mancato ingegnere gli chiede di realizzare una stampante 3D da usare nel suo studio. Davide si mette al lavoro e realizza LumiFold, il primo modello di stampante 3D che porta la sua firma. “Un prototipo rudimentale ma che conquista l’amico dentista al punto che decide di mettere LumiFold su Indiegogo. Il risultato è una campagna che si è conclusa con 30 stampanti vendute e 15mila dollari raccolti. Non male per un ‘giocattolino’ realizzato per diletto nel garage di casa” racconta Manuela Pipino.

Il risultato ottenuto su Indiegogo, infatti, convince Davide che quello delle stampanti 3D può trasformarsi da passione e gioco a vero e proprio lavoro. Così presenta il progetto all’incubatore di Riccardo Donadon, H-Farm, che non esita ad appoggiarlo. All’inizio del 2014 nasce alla Lumi Industries, la startup con l’obiettivo di portare la stampa 3D a portata di tutti. “L’evoluzione della stampa sta correndo in modo più veloce di quanto la società possa assorbire – continua Manuela – . Passerà ancora del tempo prima che la stampante 3D diventi un prodotto di consumo di massa, ma sicuramente arriverà ad essere un oggetto presente in tutte le case, proprio come è avvenuto con le stampanti a getto di inchiostro o con i telefonini”.

Per realizzare la mission, la neoimpresa ha realizzato LumiPocket: il primo modello è diverso dalle altre stampanti sul mercato, più compatto, trasportabile e soprattutto facile da utilizzare. È sufficiente connetterla a un computer e l’utente è guidato fino alla stampa da software intuitivi.

LumiPocket ha un’area di stampa di circa 10cm3, sufficiente per diversi utilizzi, dalla gioielleria al dentale, dall’archeologia alla modellistica. Grazie alla tecnologia DLP, che utilizza resine fotosensibili, è possibile ottenere una qualità di stampa superiore ad altre tecnologie soprattutto in pezzi con molti dettagli.

Abbiamo lanciato il modello durante il Maker Faire Roma, riscontrando un forte interesse soprattutto da parte di artigiani e piccole imprese alla ricerca di soluzioni poco costose e altamente performanti per la prototipazione rapida dei loro prodotti, oltre che da parte di distributori italiani ed esteri che vorrebbero avere LumiPocket nel loro range di prodotti” continua Manuela. Poi, la decisione di riprovare con Indiegogo. “A ottobre del 2014 abbiamo lanciato la campagna, attraverso la quale era possibile acquistare la stampante a partire da 379 dollari (300 euro circa), prezzo che l’ha resa la stampante 3D più economica sul mercato. Con i 70mila euro ottenuti abbiamo finanziato la prima produzione” continua la responsabile comunicazione della startup.

Ora Lumi Industries ci riprova con Kickstarter. “Da poco la piattaforma è stata aperta anche a progetti basati in Italia. Così abbiamo deciso di lanciare entro la fine di agosto un campagna per raccogliere fondi per lanciare un nuovo prodotto” spiega la Pipino. Si tratta di LumiPocket LT, un nuovo modello multifunzionale autonomo di stampante 3D a resina fotosensibile che non necessita più né di un proiettore esterno né di essere collegato ad un computer.

“Al corpo elegante e funzionale e dal design orgogliosamente Made in Italy di LumiPocket, abbiamo aggiunto un modulo superiore contenente l’elettronica che permettere al laser UV di muoversi in maniera guidata con la tripla funzione di stampa su resina fotosensibile con risoluzione XY fino a 100 µm e verticale fino a 50µm, di incisione laser su diversi materiali con una potenza di 200mW e di fotoincisione di circuiti stampati. Tutto questo grazie al sistema di movimentazione basato su una variante dai noi ideata di braccio robotico SCARA che permette velocità, qualità e ingombri ridotti” contiua. “Basta accendere LumiPocket LT, inserire una semplice scheda SD su cui si è salvato il modello da stampare o incidere già elaborato al computer e selezionare, attraverso un comodo display LCD la funzione desiderata, e il gioco è fatto”.

Ancora una volta, il team punta sull’aspetto low cost: “Il costo di lancio inferiore ai 600 euro pone LumiPocket LT tra le stampanti a resina più economiche esistenti sul mercato e allo stesso livello delle stampanti a filamento più semplici, ma con una qualità di stampa nettamente superiore”.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articoli correlati