“L’innovazione non è mai arrivata attraverso la burocrazia e la gerarchia. È sempre arrivata attraverso gli individui” diceva John Sculley.
Quello che è certo è che l’innovazione non arriverà mai attraverso il “Bando Ricerca ed Innovazione 2014” promosso dalla Regione Lombardia e dalle Camere di Commercio Lombarde (ma forse potrebbe arrivare come reazione a quello che è successo).
Forse lo si sarebbe dovuto intuire già dall’immagine di copertina del bando, dove un mostro (la burocrazia?) divorava le idee (degli innovatori?) per trattenerle dentro la sua testa (il suo sistema informatico?) ma per i temerari che ci hanno voluto provare, questo quello che è successo.
Sul piatto c’erano 6,8 Milioni di euro distribuiti in 6 differenti misure con dotazioni differenti:
- Misura A – adozione di tecnologie digitali – impresa smart (€ 900.000)
- Misura B – creazione e sviluppo di nuove tecnologie digitali (€ 900.000)
- Misura C – MPMI for EXPO (€ 1.800.000)
- Misura D – supporto alla partecipazione a programmi della Commissione Europea (€ 900.000)
- Misura E – capitale umano qualificato in impresa (€ 500.000)
- Misura F – sostegno ai processi di brevettazione (€ 1.800.000)
Il contributo si sostanziava in un co-finanziamento (in media del 50%) a fondo perduto per investimenti in diverse tecnologie da parte di startup e Pmi lombarde, con un tetto massimo di contributo riconoscibile per ciascun progetto (generalmente tra i € 15.000 e i €30.000).
Quindi nessun regalo ma un aiuto a chi già aveva intenzione di investire in innovazione per la propria azienda e, per alcuni, un supporto determinante per potersi permettere questi investimenti. Il tutto erogato con la c.d. “procedura valutativa a sportello”. In altre parole “chi prima arriva, meglio alloggia”.
Tutti pronti ai nastri di partenza per inviare la propria richiesta. Alle 14.00 del 16 Ottobre 2014 si aprono le danze, con la classica “ressa all’italiana”. Infatti anche se il plafond per gran parte delle misure (€ 900.000) poteva sembrare rilevante se visto nella sua interezza, a conti fatti, visti i “tagli” di co-finanziamento ammissibili, questi soldi erano sufficienti per coprire solo poche decine di domande per ciascuna misura (45 per la misura A, 30 per la misura B etc..).
Potete quindi immaginare che anche se il bando diceva chiaramente che “le domande possono essere presentate dalle ore 14:00 del 16/10/2014 alle ore 12:00 del 25/03/2015” doveva essere letto come “le domande possono essere presentate nei primi minuti successivi all’apertura del bando”.
Ciascuna domanda di co-finanziamento ovviamente aveva richiesto giornate se non settimane di lavoro per i proponenti, con relative richieste di preventivi da allegare, marche da bollo e tutto il necessario.
Tutto “normale” (se così si può dire) per un “click day” come tanti. Un investimento necessario per potersi giocare, una volta tanto, la propria possibilità di innovare con il supporto del pubblico (cosa rara nel nostro Paese).
Potete immaginare il disappunto di gran parte degli aspiranti innovatori quando alle 14.00 del 16/10/2014 hanno provato a inviare la propria richiesta tramite il sito indicato dal bando (bandimpreselombarde.it) senza riuscirci.
Ognuno ha avuto la sua personale “user experience” della vicenda (e le testimonianze sono decine) e, poco dopo, i più concitati momenti del bando, quando nulla funzionava, molti hanno voluto condividere la propria esperienza su Italian Startup Scene (ISS), il gruppo Facebook che aggrega quasi 18 mila startupper ed innovatori dell’ecosistema italiano delle startup.
Chi loggandosi sul sito non trovava il form di richiesta per la misura a cui voleva applicare, chi non riusciva a salvare la domanda, chi non riusciva a navigare sul sito. Altri invece avevano il sito perennemente “non accessibile” a pochi minuti dall’apertura del Bando (ed hanno anche condiviso prin
Addirittura ci sono casi, come quello raccontato da Fabrizio M., in cui la propria firma digitale si è suicidata (totale cancellazione della pennetta con firma digitale) pur di (provare a) firmare il documento da inviare online, senza peraltro riuscirci. Ad altri la domanda, salvata online, si è auto-distrutta di punto in bianco senza lasciare traccia.
Buona parte delle startup non ha potuto nemmeno inviare la richiesta preparata in giorni e giorni sottratti ad altre attività. E chi lo ha fatto, è riuscita ad inviarla con ore di ritardo, venendo ovviamente escluso, de facto, dall’assegnazione dei fondi.
Tutto questo mentre il centralino dell’assistenza tecnica era rovente, con decine di telefonate di protesta e nessuno in grado di dare una motivazione a questo totale disservizio, salvo dare opportune risposte di circostanza.
Ovviamente non a tutti è andata così e alcuni, in modo più o meno rocambolesco, sono riusciti a chiudere la loro application (163 le application giunte regolarmente secondo la Regione).
Insomma, storie di ordinaria follia per chi è abituato a questo tipo di modalità di erogazione fondi. Esperienze analoghe per “click day” in altre regioni (Sicilia, Campania) sono apparse nei commenti di altre startup sempre sul gruppo di ISS.
Le voci dei malumori della startup community sono giunte anche alle orecchie della Regione che non ha mancato di inviare via email a tutte le startup che si sono lamentate per iscritto con loro, nonché pubblicando online la propria “risposta ufficiale” che qui riportiamo.
COMUNICATO
Le misure A e B del Bando Ricerca e Innovazione 2014 hanno suscitato grande attenzione ed un gran numero di accessi a partire dalle ore 14.00 del 16 ottobre.
Come indicato nell’art. 9 del bando, per tutte le misure è prevista una procedura valutativa a sportello (di cui all’art. 5 comma 3 del D.Lgs 123/1998) secondo l’ordine cronologico di presentazione della domanda, che prevede la chiusura della possibilità di presentare domande al raggiungimento del limite delle disponibilità della dotazione finanziaria stanziata per ogni misura, incrementato, nel caso delle misure A e B, di una lista d’attesa pari al 100% della dotazione stessa.
In base alle risorse disponibili, ed alla lista di attesa, numero 163 (centosessantatre) soggetti hanno concluso la procedura su una delle due misure.Purtroppo, l’elevatissimo numero complessivo di richieste ha comportato anche il fatto che molte di queste non hanno potuto essere accolte, per l’esaurimento delle risorse ed il completamento della lista di attesa, il che non può che dispiacerci.
Si segnala comunque che i promotori del bando, come indicato nell’art. 4 dello stesso, si sono riservati la facoltà di:
– riaprire i termini di scadenza in caso di mancato esaurimento delle risorse disponibili (ad esempio in caso di mancato raggiungimento delle soglie minime richieste da parte di numerosi soggetti che hanno prenotato il contributo)
– rifinanziare il bando con ulteriori stanziamenti tramite appositi provvedimenti
– effettuare compensazioni e spostamenti delle risorse da una misura all’altra.
Ringraziamo ancora per l’attenzione al nostro bando.
Questa risposta “di circostanza” tuttavia non basta alle startup che hanno visto in pochi minuti sfumare un’opportunità su cui avevano dedicato giornate di lavoro (e non poche ore di arrabbiatura per le dinamiche del bando) e su cui molti contavano per fare i primi investimenti sulle proprie tecnologie innovative. A stretto giro hanno quindi creato un gruppo Facebook per raccogliere le esperienze negative su questa esperienza, qui raggiungibile.
Già oltre 50 le startup che sono nel gruppo e ora si passa “alla “conta” di chi non accetta come siano andate, per l’ennesima volta, le cose.
Se l’innovazione, come diceva Sculley, arriva attraverso “gli individui”, questa volta potrebbe arrivare attraverso gli startupper.
Visto che, come sostiene Michel Crozier “un’organizzazione burocratica è un’organizzazione che non arriva a correggersi in funzione dei propri errori”, c’è chi pensa di obbligare la burocrazia a fermarsi e riflettere sulle disfunzionalità che puntualmente crea ai suoi “clienti”.
La reazione degli startupper di fronte all’ennesima inefficienza dell’apparato burocratico infatti potrebbe essere una class action per contestare non solo l’esito della procedura di selezione, fortemente viziata dalle problematiche tecniche, ma potenzialmente la modalità stessa di erogazione dei fondi “a sportello”.
Qui la raccolta di adesioni preliminare per valutare la class action, subito denominata “La cattiva innovazione”.
Se le adesioni saranno sufficienti (non si esclude il ricorso al crowdfunding) per sostenere un ricorso nelle opportune sedi e se questa richiesta fosse accolta, le startup interessate potrebbero creare un interessante precedente per l’abolizione di questa modalità ben poco efficiente e spesso gestita pessimamente dalla pubblica amministrazione per assegnare i fondi in Italia. Un mezzo, secondo i diretti interessati, che viste le infrastrutture informatiche pubbliche spesso non all’altezza delle necessità, porta ad esiti di questi bandi sempre viziati “all’origine”, visto che sono fortemente condizionati/determinati da problemi tecnici imprevedibili più che ad un effettivo criterio oggettivo (l’ordine temporale) per l’assegnazione dei fondi.
Molti altri potrebbero essere i criteri utilizzabili per arrivare allo stesso risultato (ricezione di tutte le domande e poi valutazione di merito delle domande con graduatoria, oppure tramite estrazione casuale, giusto per nominare le più semplici).
In alternativa alla pubblica amministrazione resta sempre la possibilità di farsi rifare le proprie piattaforme di invio domande in modo un po’ più funzionale ed efficiente di quelle attuali… magari ricorrendo proprio al supporto di una delle startup escluse (alcune si sono già offerte volontarie).
Ripensando le parole di Herbert Samuel… Se “Burocrazia” è “una difficoltà per ogni soluzione”. Le “Startup” potrebbero offrire “una soluzione per ogni difficoltà”.
Quello che accadrà resta ancora incerto (vi terremo informati sulle future evoluzioni), ma quello che è certo è che le ricadute di questa iniziativa potrebbero andare ben oltre l’esito di un piccolo bando per una manciata di aziende. Spesso le grandi imprese nascono da piccole opportunità.
* Francesco Inguscio è Ceo di Nuvolab