LA GUIDA

PMI: cosa sono, quante sono in Italia, come affrontano la digitalizzazione



Indirizzo copiato

Le PMI sono la quasi totalità delle imprese nel nostro Paese, anche se la stragrande maggioranza ha meno di 10 addetti, e ne costituiscono l’ossatura economica. Ma devono stare al passo con la digitalizzazione se non vogliono perdere competitività. Tutti i numeri e le sfide 2025

Pubblicato il 13 feb 2025

Luciana Maci

Giornalista



PMI: cosa sono, quane sono in Italia, come affrontano la digitalizzazione
PMI: cosa sono, quane sono in Italia, come affrontano la digitalizzazione

Le Piccole e Medie Imprese (PMI) continuano ad essere un pilastro dell’economia italiana. Costituiscono la quasi totalità delle imprese nel nostro Paese (circa 4,9 milioni su un totale di poco più di 5 milioni, ovvero il 99%), contribuiscono significativamente al PIL nazionale (l’intera ricchezza prodotta) e offrono occupazione a milioni di lavoratori. Attenzione, però: la stragrande maggioranza delle PMI italiane sono microimprese con meno di 9 addetti. Le piccole e medie imprese sopra quella soglia sono stimate in circa 221.000.

Un drappello di realtà imprenditoriali alle prese con sfide sempre nuove. Secondo un’indagine dell’Area studi e ricerche della CNA, diffusa a gennaio 2025, più della metà delle imprese artigiane, micro e piccole (il 54,5%) è incerta sul proprio futuro, mentre il 30,2% prevede 12 mesi insoddisfacenti per le imprese in generale.

La Legge di Bilancio 2025 ha introdotto misure per sostenere queste imprese, tra cui l’esonero contributivo per le PMI del Mezzogiorno, volto a ridurre i costi legati all’occupazione a tempo indeterminato e promuovere così la crescita occupazionale.

Al di là degli interventi pubblici, è indispensabile che le piccole e medie imprese italiane restino al passo con la digitalizzazione, dotandosi di tecnologie adeguate e provvedendo alla formazione continua del personale, se non vogliono rischiare di perdere competitività e clienti.

Ma vediamo meglio la definizione di PMI e come stanno affrontando la trasformazione digitale.

PMI: una definizione

Con PMI, acronimo di “Piccole e Medie Imprese”, si intendono le aziende che rientrano in determinate categorie di fatturato e numero di dipendenti, stabilite generalmente dalle normative nazionali o comunitarie. Le PMI rappresentano una parte fondamentale dell’economia in molti Paesi, e particolarmente in Italia, poiché contribuiscono in maniera significativa all’occupazione e all’innovazione.

Le categorie di PMI: micro, piccole e medie imprese

In Italia le PMI sono suddivise in tre categorie principali: microimprese, piccole imprese e medie imprese. La classificazione avviene in base al numero di dipendenti e al fatturato annuo o al totale di bilancio.

Differenze tra micro, piccole e medie imprese

Microimprese:

  • Meno di 10 dipendenti.
  • Fatturato annuo o totale di bilancio non superiore a 2 milioni di euro.

Piccole imprese:

  • Meno di 50 dipendenti.
  • Fatturato annuo o totale di bilancio non superiore a 10 milioni di euro.

Medie imprese:

  • Meno di 250 dipendenti.
  • Fatturato annuo non superiore a 50 milioni di euro o totale di bilancio annuo non superiore a 43 milioni di euro.

Questi criteri sono conformi alle linee guida stabilite dall’Unione Europea per definire le PMI.

Le PMI Innovative

Esiste anche la specifica categoria delle PMI innovative, ovvero quelle che dal 2015 hanno ottenuto un riconoscimento normativo all’interno dell’ordinamento italiano e sono oggi censite dal Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) in un’apposita sezione del Registro delle Imprese. Istituite con la legge InvestmentCompact, approvata il 24 marzo 2015, questa categorie di imprese ha a sua disposizione diverse agevolazioni a sostegno dell’innovazione. La normativa ha infatti, esteso a questa categoria i benefici già riconosciuti alle startup innovative.

Qui la guida completa alle agevolazioni per le Pmi innovative

Secondo il nono Osservatorio sull’Open Innovation e il Corporate Venture Capital Italiano, promosso da InnovUp e Assolombarda, nel 2024 in Italia si contavano circa 15.900 startup e PMI innovative, con un fatturato complessivo di 11,1 miliardi di euro. Il numero di realtà innovative è in contrazione per il secondo anno consecutivo, principalmente per una diminuzione delle startup registrate sul territorio italiano (circa 1.000 in meno rispetto al 2023), mentre le PMI innovative aumentano dell’11,2%.

Quante sono le PMI in Italia

Secondo i dati dell’ISTAT, al 2024, il numero totale di aziende attive in Italia è circa 5.083.500. Questo dato comprende tutte le dimensioni di aziende: grandi, medie e piccole. Le PMI rappresentano la stragrande maggioranza, con circa 4,9 milioni di aziende.

È importante notare che la maggior parte di queste PMI sono microimprese, ovvero attività composte da meno di 10 persone, tra cui professionisti, ditte individuali o aziende a conduzione familiare.

Di conseguenza, le imprese considerate piccole e medie in Italia, che hanno tra 10 e 249 dipendenti, sono significativamente meno numerose rispetto al totale delle PMI, con stime che potrebbero collocarsi intorno alle 221.000 unità, secondo gli ultimi dati disponibili.

(Sotto un grafico di Movimprese-Infocamere con i dati relativi a tutte le imprese, grandi, medie e piccole, presenti sul territorio italiano al quarto trimestre 2024)

Il contributo delle PMI all’occupazione in Italia

Gli occupati nelle PMI, comprese le micro, sono circa il 76,5% del totale e assicurano quasi il 65% del valore aggiunto al costo dei fattori (64,4%).

Il ruolo delle PMI nell’innovazione tecnologica

In un’epoca di rapida trasformazione digitale, le PMI sono chiamate a reinventarsi e a sfruttare le opportunità offerte dalle nuove tecnologie, rimanendo agili e competitive.

Come le PMI stanno affrontando la trasformazione digitale

Spesso le piccole aziende non investono adeguatamente in innovazione tecnologica e organizzativa. La scarsa domanda di innovazione da parte delle PMI provoca effetti negativi sulla produttività aziendale. I principali ostacoli includono limitate risorse finanziarie, mancanza di competenze tecniche e difficoltà nell’accesso a tecnologie avanzate. Le strutture decisionali gerarchiche e una cultura organizzativa resistente al cambiamento aggravano il problema. È quindi essenziale promuovere politiche e iniziative che sviluppino una cultura dell’innovazione.

Opportunità di crescita per le PMI attraverso il digitale

Le PMI possono affrontare la trasformazione digitale adottando tecnologie innovative per migliorare i processi operativi, la gestione dei dati e l’interazione con i clienti. Molte di queste aziende stanno investendo in soluzioni di cloud computing, big data e intelligenza artificiale per ottimizzare le operazioni e ridurre i costi. L’adozione di piattaforme digitali consente loro di accedere a nuovi mercati e migliorare l’esperienza del cliente, aumentando così la loro competitività anche a livello internazionale. Nonostante le sfide legate a budget limitati e competenze tecnologiche, le PMI che riescono a integrare efficacemente queste tecnologie possono ottenere un vantaggio significativo rispetto ai concorrenti più grandi e meno agili.

La digitalizzazione nelle PMI italiane: stato attuale e sfide

Nel 2025, in Italia, la crescita della spesa per la trasformazione digitale proseguirà, specialmente nelle PMI, ma non saremo ancora al punto di svolta: servono strategie, competenze, professionalità. Buona parte di tutte le imprese (comprese quelle grandi) intende incrementare il budget in Information and Communication Technology per quest’anno, una crescita stimata a circa l’1,5% .

La buona notizia è che, a questo 1,5%, contribuiscono in particolare le PMI con un incremento vicino al 4%. È il segnale della reale consapevolezza di dover recuperare un gap accumulato nel corso degli ultimi anni, scrive in questo articolo Alessandra Luksch, Direttore dell’Osservatorio Startup Thinking. Ma anche il frutto di azioni di questi anni per fare crescere le competenze, come le azioni di istituzioni e associazioni di categoria degli ultimi anni (a cominciare dal Voucher per l’Innovation Manager del 2019), e la diffusione di cultura improntata a un cambio di mentalità.

L’importanza della formazione digitale continua per le PMI

Proprio le competenze sono alla base del futuro sviluppo delle PMI. La formazione continua è divenuta un investimento strategico fondamentale per tutte le organizzazioni, e in particolare per le piccole e medie imprese. In passato, l’attenzione era concentrata su specifiche competenze tecniche o sull’adempimento di obblighi normativi. Oggi bisogna saper affrontare con successo i rapidi cambiamenti tecnologici e di mercato. La capacità di adattarsi e innovare è strettamente legata alla formazione del personale, che deve essere costantemente aggiornato per competere efficacemente in un contesto in continua evoluzione. In questo scenario, investire nella crescita delle competenze diventa essenziale per sostenere la competitività e garantire lo sviluppo organizzativo nel lungo termine.

Supporto e incentivi governativi per le PMI

Vista la loro rilevanza nel panorama economico italiano, le piccole e medie imprese sono supportate attraverso una serie di fondi e agevolazioni economiche promosse dal Governo. Questi incentivi fungono da catalizzatore per l’innovazione delle PMI, che, come scritto sopra, spesso affrontano restrizioni di budget, tecnologiche e di competenze.

Strumenti come il Patent Box, la Nuova Sabatini, i Fondi di Garanzia, i Voucher per l’Innovation Manager e gli Iperammortamenti costituiscono un insieme vasto e variegato di agevolazioni che richiedono una gestione ordinata.

Dal punto di vista normativo, la strategia per supportare la digitalizzazione delle imprese si basa principalmente sui piani di Transizione 4.0 e Industria 4.0 Plus. Per garantire che l’intervento delle istituzioni abbia un impatto positivo tangibile sulle PMI, è essenziale definire rapidamente i dettagli applicativi delle normative e ridurre la complessità burocratica.

Articoli correlati

Articolo 1 di 4