È il fenomeno del momento: la sharing economy, economia della condivisione, si sta gradualmente affermando nel mondo e naturalmente anche in Italia. Essendo un trend relativamente nuovo (per qualcuno una moda passeggera, per altri una modalità di fare business che presto diverrà predominante), ancora tra gli esperti – economisti, imprenditori, investitori – è aperto il dibattito sulla sua esatta definizione. Economia partecipativa, economia peer-to-peer…: le etichette si moltiplicano per una tendenza che, essendo innovativa, è appunto ancora non facile da etichettare. È più semplice spiegarla attraverso esempi concreti. EconomyUp ha individuato dieci casi di startup o aziende che fanno sharing economy, lasciando volutamente da parte colossi quali Uber (noleggio auto da smartphone) o AirBnb (affitto temporaneo di alloggi), spesso indicati quali casi di sharing economy, anche se non tutti gli esperti concordano su questo punto. Nei casi elencati si va dall’utilizzo della sharing economy nel settore della mobilità (tra i più interessati al fenomeno) al crowdfunding, modalità innovativa di raccolta fondi online, fino a finanza e logistica, perché il vento dell’economia della condivisione sta soffiando in molti settori produttivi. E funziona.
MOBILITÀ
BlaBlaCar – Consente di offrire passaggi in auto nelle lunghe distanze in cambio di una somma di denaro per le spese di benzina e autostrada. Ideata nel 2007, ma partita ufficialmente con questo nome nel 2009, da Olivier Bremer, tedesco cresciuto in Umbria, attualmente la piattaforma ha oltre 6 milioni di utenti iscritti in 12 Paesi e si stima che più di un milione di persone viaggino con BlaBlaCar ogni mese. Anche in Italia ha avuto gran successo per la sua formula che permette di risparmiare, fare un viaggio in compagnia e conoscere gente nuova. Il risparmio è notevole rispetto allo stesso viaggio intrapreso in auto, in treno o in aereo. Gli inconvenienti sono rappresentati in certi casi dalla scarsa puntualità dei passeggeri e da eventuali rischi legati alla possibilità di fare nuovi incontri, sui quali comunque vige il controllo dei social: ogni utente ha infatti una scheda dove gli altri possono leggere il suo livello di esperienza. E chi offre un passaggio si sottopone alla legge dei feedback, con la possibilità di vedere messa per iscritto l’opinione di chi ha viaggiato con lui.
car2go – È un servizio di condivisione auto attivo in 13 località europee tra cui Roma e Milano. Per accedere al servizio occorre eseguire una registrazione e ritirare la membercard negli shop car2go oppure presso uno dei punti di convalida. Una volta scaricata l’app, è possibile individuare da smartphone una vettura disponubile nella propria zona, aprirla con la membercard, andare ovunque e lasciare la vettura dove si desidera. Il costo è 0,29 euro al minuto, 14,90 all’ora e 59 per tutta la giornata. La macchina può viaggiare all’interno della Ztl e non è necessario pagare il parcheggio.
Bringme – Portale web di carpooling, è la più grande Community italiana dedicata alla condivisione dell’auto. Dal 2011 sta vivendo una crescita continua, tanto che a fine 2013 ha lanciato due nuovi servizi: Carpooling Università e Jojob, dedicato al carpooling aziendale. Quest’ultimo servizio funziona così: attraverso la piattaforma web si ottiene dapprima una mappatura degli spostamenti casa-lavoro relativi alle aziende limitrofe. Questo consente all’utente di visualizzare tutte le possibilità di scambio non solo con i propri colleghi bensì con tutti coloro che raggiungono la zona. L’applicazione mobile consente inoltre di misurare l’effettivo risparmio in termini di CO2 ed energia generato dal carpooling.
FINANZA
Prestiamoci – È l’unica startup italiana autorizzata come finanziaria da Banca d’Italia per la gestione di una piattaforma di social lending (prestiti personali da privati a privati su Internet). In pratica su www.prestiamoci.it le persone che vogliono investire denaro vengono messe in contatto con chi vuole ottenere un prestito per i più svariati motivi: per esempio per ristrutturare un appartamento, comprare un’auto, organizzare un matrimonio o pagarsi gli studi. In questo modo investire nel vantaggioso mercato dei prestiti fra persone non è più caratteristica esclusiva delle banche, ma diventa accessibile a tutti. Prestiamoci si avvale di professionisti del settore e propone ai prestatori – che vogliono investire capitali e guadagnare – prestiti selezionati, mentre ai richiedenti offre tassi di interesse più bassi rispetto al mercato. L’obiettivo è quello di ottenere un rendimento maggiore del 6% annuo per tutti i prestatori. Attualmente i prestatori attivi sono 468 e il capitale investito è pari a 1,6 milioni di euro.
Sardex – Startup sarda ideatrice di un Circuito di Credito Commerciale regionale che l’ha resa milionaria: figura infatti fra le 30 startup innovative che in Italia superano un milione di euro di volume d’affari. La piattaforma consente a piccole e grandi aziende selezionate e iscritte alla community di cedere all’interno di questo circuito beni e servizi che non riescono a collocare in euro (la loro capacità produttiva inespressa, per esempio i tavoli che restano scoperti in un ristorante); consente a individui o altre imprese, sempre iscritti al circuito, di acquistare quella capacità produttiva inespressa attraverso crediti; e finisce per consentire al ristoratore di cui sopra di acquistare vino, pane o di fare una vacanza spendendo qui crediti accumulati. Il tutto restando in loco, in Sardegna. Chi si iscrive a Sardex stipula un abbonamento annuale. Gli abbonamenti sono proporzionati alle dimensioni dell’azienda, perché nel circuito c’è la multinazionale come la piccola associazione culturale. Dopodiché l’iscritto può fare tutte le transazioni che vuole e non deve più versare alcuna fee. I broker aziendali sono disponibili telefonicamente per agevolare gli associati negli acquisti e nelle vendite. A tutt’oggi gli scambi hanno superato i 18 milioni di euro.
FOOD
Cortilia – Da tre anni e mezzo dà la possibilità a tanti agricoltori di vendere i prodotti della propria terra online e agli amanti del mangiare sano di avere sulla propria tavola cibi freschi e genuini dal proprio territorio. Cortilia è partita dall’analisi dei numeri: un italiano su tre mangia frutta e verdura, 15 milioni acquistano prodotti locali e bio, 270mila aziende vendono in cascina i loro prodotti. Però solo il 31% degli agricoltori è su Internet e soltanto il 17% vende online (principalmente vino). “Volevamo colmare questo gap – dice il Ceo Marco Porcaro – e ci siamo resi conto che è un’opportunità per gli agricoltori i quali, grazie all’innovazione, riescono a rispondere a una reale domanda del mercato, creando valore in modo semplice ed efficiente”.
Gnammo – Startup fondata un paio di anni fa da Gian Luca Ranno, oggi ceo, Walter Dabbicco, cmo, e Cristiano Rigon, cto e incentrata sul social eating: in pratica sulla piattaforma online di Gnammo l’utente (il cuoco) può inserire la descrizione del pasto che intende preparare, specificando la cifra richiesta a persona, e raccogliere adesioni dagli interessati (gli gnammer). Il cuoco ci guadagna, gli gnammer generalmente risparmiano rispetto a una cena al ristorante e comunque vivono un’esperienza particolare e diversa dal solito. Come fidarsi dell’abilità del cuoco? Come per altre piattaforme social, c’è il sistema di feedback in cui confluiscono i pareri dei precedenti “clienti”. Inoltre Gnammo ha avviato una serie di partnership con alcuni brand, in primis Barilla, ma anche marchi più piccoli, interessati a questa nuova forma di sponsorizzazione, praticamente door-to-door.
CONTENUTI
Zooppa – Startup nata in H-Farm alcuni anni fa, si occupa di content creation crowdsourced, ovvero utilizza la forza di una community di più di 250.000 creativi per generare video, campagne, idee, virali, loghi ecc. ecc. “Chiunque di noi è in grado di competere senza intermediazioni con chi richiede un contenuto” spiega il general manager Matteo Sarzana. “Se per esempio ho scattato una foto che, per pregi artistici, si equivale a quella di un Helmut Newton, grazie a Internet posso utilizzarla e venderla senza intermediazioni, ‘alla pari’ con Newton. Tuttora manca però – ha osservato – la fiducia nei confronti della Rete, che invece è in grado di produrre, attraverso le persone, contenuti di qualità”.
REWARD E EQUITY CROWDFUNDING
Starteed – Startup incubata da Working Capital, acceleratore di Telecom Italia, che fornisce tecnologia per le piattaforme di crowdfunding (raccolta fondi online). Fondata da Claudio Bedino, finora ha contribuito a raccogliere oltre 700mila euro attraverso campagne creative, sociali e culturali ed è attualmente coinvolta nello sviluppo di diverse piattaforme per società ed enti italiani ed esteri. Dovrebbe debuttare nell’equity crowdfunding (quote di capitale per i finanziatori) con la futura piattaforma di Working Capital. Tra le varie iniziative ha contribuito al salvataggio del Festival del Giornalismo di Perugia, consentando alla manifestazione di reperire i fondi necessari per non dover chiudere i battenti. Ha inoltre gestito una piattaforma di crowdfunding do-it-yourself per Slow Food per il progetto “100 orti” destinato a finanziare appunto 100 orti in Africa.
LOGISTICA
Ceva Logistics – Anche la logistica incontra la condivisione. Il colosso olandese del settore Ceva Logistics punta sulla collaborazione per abbassare i prezzi e garantire un servizio di alta qualità. Un sistema già ampiamente sfruttato nei Paesi del Nord Europa ma che ora è arrivato anche in Italia. Ceva ha creato dei poli logistici mono-settoriali all’interno dei quali diverse aziende concorrenti dello stesso comparto condividono persone, infrastrutture, processi e flussi di trasporto, traendone beneficio. Sono già cinque i grandi editori che condividono il nuovo stabilimento di Ceva dedicato al settore a Stradella (Pavia).