I taxi volanti si sono schiantati a terra, almeno quelli della startup tedesca Lilium, che, dopo un promettente percorso che l’ha vista raccogliere complessivamente 426 milioni di dollari e quotarsi al Nasdaq, è oggi alle prese con il fallimento.
Cosa è andato storto? Vediamo di capirlo insieme ripercorrendo le tappe di questa realtà innovativa che voleva affermarsi nella Advanced Air Mobility, la mobilità aerea del futuro. Ma prima cerchiamo di comprendere cos’è un taxi volante e in quale mercato opera.
Taxi volanti: non c’è ancora la normativa
Un taxi volante è un veicolo aereo progettato per il trasporto di passeggeri in ambienti urbani o periurbani, generalmente caratterizzato da capacità di decollo e atterraggio verticale (VTOL, Vertical Take-Off and Landing): questo significa che può operare in spazi ristretti senza la necessità di piste di decollo o atterraggio lunghe.
Il mercato dei servizi di taxi aeronautici, siano essi elettrici, a guida autonoma o entrambi, è ancora agli albori. Non ci sono aerei approvati sul mercato (anzi, i regolamenti non sono stati nemmeno creati), e, di conseguenza, non ci sono servizi in atto. Ma l’opportunità di costruire servizi veloci che potrebbero contribuire a ridurre la congestione del traffico e le emissioni di carbonio, è allettante. Perciò sono in corso numerose attività e investimenti nel settore.
Per esempio a Fiumicino c’è già un vertiporto, l'”aeroporto” degli aerotaxi, aperto nel 2023.
Come è nata Lilium
In questo contesto si è inserita Lilium. Fondata nel 2015 da quattro ingegneri e studenti del Politecnico di Monaco di Baviera in Germania – Daniel Wiegand (oggi CEO), Sebastian Born, Patrick Nathen, e Matthias Meiner – l’azienda puntava a sviluppare una nuova forma di mobilità aerea urbana attraverso la creazione di un taxi volante elettrico.
I round e la quotazione
Nel corso degli anni, Lilium ha raccolto 426 milioni di dollari da vari investitori tra cui Atomico, Earlybird e Tencent, prima di quotarsi al Nasdaq tramite una SPAC (Special Purpose Acquisition Company) nel 2021. Da allora il prezzo delle sue azioni è sceso del 93% e non ha raggiunto gli obiettivi prefissati all’IPO, quali per esempio quello di realizzare un fatturato di 240 milioni di euro entro la fine del 2024.
Il fallimento e le possibili battaglie legali
Nel frattempo si è vista rifiutare dal governo tedesco una garanzia di 50 milioni di euro, che faceva parte di un prestito convertibile pianificato di 100 milioni di euro. Sarebbe stato il prerequisito essenziale per ottenere un nuovo round di raccolta fondi tra ai privati, ma non è andata così. Neppure il governo bavarese ha ritenuto opportuno erogare un prestito di 50 milioni di euro. Di conseguenza il 24 ottobre 2024 Lilium ha presentato un’istanza di insolvenza a seguito di fallimento. Alla notizia, il prezzo delle azioni è sceso del 61%, arrivando a sprofondare intorno ai 20 centesimi. E il 29 ottobre 2024 ha ricevuto una notifica di delisting dal Nasdaq.
A questo punto la situazione si è ulteriormente complicata. La società, scrive Sifted, potrebbe dover affrontare azioni legali per aver “presumibilmente ingannato gli azionisti”. Diversi studi legali statunitensi stanno infatti sollecitando quelli che hanno perso denaro per portare avanti, eventualmente, una class action.
Secondo gli avvocati, l’azienda avrebbe rilasciato quest’anno dichiarazioni “false e fuorvianti” riguardo ai suoi progressi nella raccolta fondi e avrebbe “sopravvalutato la sua probabilità” di raccogliere i finanziamenti necessari per continuare le operazioni, causando “danni” agli investitori.
Nonostante Lilium si trovi in una situazione finanziaria decisamente difficile, l’azienda potrebbe sopravvivere – sostiene Sifted – se riuscisse a reperire un acquirente o un investitore entro la fine dell’anno. Lo studio di consulenza fiscale e revisione contabile KPMG è stato recentemente incaricato di individuare una via d’uscita in questo senso. Vedremo come si svilupperà la situazione. Di certo il mercato degli aereotaxi, nonostante sia ancora “in nuce”, è già piuttosto affollato.
Taxi volanti, tra grandi ambizioni e chiusura di aziende
Tra le rivali di Lilium, c’è la connazionale tedesca Volocopter e Joby Aviation. Anche Blade e Skyryse, che offrono servizi di taxi aereo più tradizionali tramite elicotteri, fanno parte di questo competitivo panorama. Ma alcune società hanno abbandonato precocemente il business.
Una prima mossa concreta verso lo sviluppo dei taxi volanti è stata fatta da Uber nel febbraio 2017, quando ha assunto Mark Moore, un ricercatore della NASA noto per il suo lavoro pionieristico sui VTOL. Già nel 2010 aveva infatti pubblicato un documento tecnico in cui sosteneva la fattibilità dei velivoli elettrici capaci di decollare e atterrare come elicotteri, pur essendo più piccoli e silenziosi.
A Moore è stato assegnato il ruolo di direttore del reparto ingegneristico per l’aviazione di Uber Elevate, la divisione di Uber dedicata ai VTOL creata con l’ambizioso obiettivo di permettere ai pendolari di utilizzare auto volanti entro il 2026. Tuttavia, nel dicembre 2020, Uber ha venduto Uber Elevate a Joby Aviation, che ora continua a impegnarsi per realizzare questo tipo di mobilità aerea.
L’attività di Moore ha convinto Larry Page, co-fondatore di Google, a finanziare in segreto due startup, Zee Aero e Kitty Hawk, per sviluppare questa tecnologia. Ma, nel settembre 2022, Kitty Hawk, che aveva precedentemente integrato Zee Aero, ha annunciato la chiusura delle sue operazioni, anche se le conoscenze e le tecnologie sviluppate potrebbero continuare a vivere attraverso altre entità.
Perché Lilium va verso il fallimento
Come si vede, il mercato dei taxi volanti è ancora acerbo e costellato di criticità, oltre che di enormi potenzialità. Ma i motivi dell’annunciato fallimento di Lilium potrebbe essere molteplici: dalle oggettive sfide tecnologiche e normative a una scarsa competitività. Va ricordato che l’AM Reality Index pubblicato da SMG Consulting non la inseriva tra le startup più promettenti del settore: come voto finale, le dava 7, mentre la classifica era capitanata da Volocopter con 8,6, Ehnag con 8,5 e Beta Technologies con 8. L’eccellenza è fondamentale per entrare con convinzione in un business così rivoluzionario.