LO SCENARIO

L’industria immobiliare produrrà un terzo del PIL, ma solo se farà innovazione

Secondo una proiezione di Scenari Immobiliari nel 2050 l’industriale immobiliare potrebbe rappresentare il 31% del PIL. Come? Applicando le tecnologie per fare efficienza, managerializzando le imprese e rispondendo alle nuove domande di mercato. Un percorso che non si affronta con i bonus o solo perché lo chiede l’Europa

Aggiornato il 14 Mag 2024

Foto di Tierra Mallorca su Unsplash

La politica si contorce su un superbonus diventato tossico per la finanza pubblica, il mercato si agita per una retroattività che è surreale per chiunque faccia impresa, pochi si preoccupano di affrontare la grande opportunità dell’industria immobiliare: l’innovazione portata dalle tecnologie digitali. Perché, se si guarda avanti, c’è un grande traguardo: nel 2050 l’industria immobiliare potrebbe arrivare a produrre il 31% del PIL. Ma riuscirà a raggiungerlo solo se farà innovazione.

Il dato offre una risposta definitiva alle domande: a che cosa serve il protech? Perché investire sull’innovazione? Per generare nuovo valore per l’impresa e ricchezza per il Paese. Quanta? Scenari Immobiliari l’ha quantiicata: 610 miliardi di euro nel 2030 dai 510 del 2023. La proiezione arriva al 2050, con il 31% del PIL e circa 2,5 milioni di addetti. E il proptech può creare nuovo valore in diversi modi.

L’innovazione un fattore strutturale per l’industria immobiliare

Nel report “Innovare Vale” l’innovazione è uno dei cinque fattori strutturali che contribuiscono a definire i megatrend che guideranno la filiera dell’industria immobiliare nei prossimi decenni. Gli altri sono: popolazione e società, territorio e ambiente, politica e geopolitica, istruzione e economia e lavoro. Insomma, come tutte le altre industrie quella delle costruzioni non può non tenere conto dell’invecchiamento del Paese ma allo stesso tempo dell’affacciarsi nella vita sociale di una generazione con valori ed esigenze assai diverse dal Novecento, cosi come dei cambiamenti nel modo di vivere il lavoro e le città.

Vediamo adesso qualche numero. Prevedendo una crescita economica cauta e una progressiva riduzione della popolazione (54,3 milioni di abitanti al 2050), è possibile ipotizzare un prodotto interno lordo al 2050 di circa 2.500 miliardi di euro, con distribuzione pro-capite di circa 46 mila euro. Il peso dell’industria immobiliare (servizi più costruzioni più sviluppo) nel 2023 è stato del 21,6 per cento sul Pil con poco meno di un milione di addetti. Nel 2030 potrebbe salire al 23,5 per cento per arrivare al 26,1 per cento nel 2050.

Efficientamento produttivo e nuovi mercati

Nel mondo dove saranno sempre più diffuse tecnologie come l’intelligenza artificiale, ogni euro di valore aggiuntivo generato dalle industrie del futuro dipenderà da tre componenti fondamentali: per il 28 per cento da efficientamento produttivo di processo (tecnologia e specializzazione), per il 17 per cento da gestione del rischio (competenza manageriale, tecnica e finanziaria) e per il 55 per cento da nuovi mercati (megatrend).

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Detto in altre parole per chi opera nel real estate: se le imprese immobiliari italiane non adotteranno rapidamente e con convinzione le tecnologie saranno sempre meno efficienti; se non investiranno su competenze e managerialità saranno sempre più a rischio; se non sapranno leggere le nuove domande di mercato e dare risposte credibili saaranno sempre meno competitive.

L’innovazione di prodotto per rinnovare il patrimonio immobiliare

A chi si preoccupa solo di bonus e superbonus andrebbe consigliata, o forse meglio imposta, la lettura del report “Innovare Vale”, sperando che aiuti a far comprendere che non siamo più nel Novecento. “I megatrend illustrati nel Rapporto”, spiega il presidente di Scenari Immobiliari Mario Breglia,  mostrano un mondo in profonda trasformazione, con una crescente competizione e alla ricerca di nuovi percorsi in ambito sociale ed economico. La riduzione della popolazione in Italia e il calo dell’attività edilizia privata non hanno come conseguenza una contrazione dell’industria dei servizi immobiliari. Anzi, diventa sempre più importante l’innovazione di prodotto per modificare il patrimonio esistente. L’ibridazione delle funzioni sarà la chiave di lettura dei prossimi anni”.

Ecco l’ibridazione. In un mondo sempre più digitale e apparentemente immateriale avremo sempre bisogno di strutture fisiche e di infrastrutture, di costruzioni  e di spazi per  le relazioni di lavoro, per la formazione e per l’intrattenimento, così come per le cure. Ma non potranno più essere come quelle progettate ed edificate come il secolo scorso. In Italia oltre l’80% degli edifici è stato costruito prima del 1990: per rinnovare un patrimonio immobiliare serve una politica industriale per il settore e un piano di investimenti che mette al prima posto sostenibilità e innovazione. E non solo perché ce lo chiedere l’Europa.

Articolo originariamente pubblicato il 14 Mag 2024

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Giovanni Iozzia
Giovanni Iozzia

Ho studiato sociologia ma da sempre faccio il giornalista e seguo la tecnologia . Sono stato direttore di Capital, vicedirettore di Chi e condirettore di PanoramaEconomy.

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