Il PNRR è un’occasione unica per l’industria italiana delle costruzioni, perché sta per ricevere importanti risorse finanziarie ma anche perché ha una responsabilità importante nel raggiungimento degli obiettivi del piano, primo fra tutti la sostenibilità. Circa metà dei fondi destinati all’edilizia sono stati già “territorializzati”, cioè trasferiti dai ministeri competenti agli enti locali che dovranno gestirli, secondo un’approfondita analisi dell’ANCE: 55,7 miliardi che finora sono andati soprattuto al Sud. Ne mancano ancora altrettanti e i tempi stringono. In alcuni casi, per esempio il PinQua, Programma Innovativo Nazionale per la Qualità dell’Abitare approvato a inizio ottobre, le scadenze fissate vengono addiruttura anticipate. L’opportunità c’è ma per coglierla serve che le costruzioni diventino più contech, adottino cioè con convinzione tecnologie, processi e prodotti innovativi.
PNRR e costruzioni, il rischio tempo
“I tempi sono un elemento di rischio reale. Entro il 2026 tutti i progetti finanziati dovranno essere in esercizio e i tempi medi per un progetto in Italia sono 15 anni”, ricorda Angelica Donati, Presidente di ANCE Giovani Lazio, che parteciperà al digital talk “Digital e Real Estate: la rivoluzione del Proptech” organizzato da Proptech360 il 28 ottobre (clicca qui per registrarti).”Abrogare il Codice degli appalti però non è la risposta corretta, perché non si può passare alla norme europee senza tenere conto del quadro nazionale. Nè è pensabile estendere il considdetto “modello Genova”. Il vero problema non è l’esecuzione dei lavori ma sono i tempi di approvazione, dalla gara in avanti. Facciamo affidamento sull’apposita commissione di valutazione dell’impatto ambientale che deve ancora essere costituita per i progetti del PNNRR”.
Gli obiettivi di sostenibilità nelle costruzioni
Anche sugli obiettivi di sostenibilità bisogna correre. “Il 2030 è molto più vicino di quanto si possa immaginare e senza un patto di fiducia pubblico-privato, basato sulla volontà di raggiungere insieme gli obiettivi di sostenibilità, non arriveremo alla meta!”, dice con preoccupazione Regina De Albertis, presidente di Assimpredil ANCE. “Le imprese non possono essere lasciate sole ad affrontare la grande sfida della transizione ecologica, le istituzioni e il legislatore devono cambiare visione, devono considerare le filiere produttive come il loro più grande alleato per raggiungere quei livelli di sostenibilità e di decarbonizzazione che ci vengono richiesti dall’UE”.
Il contech: l’innovazione in cantiere
Le imprese non possono essere lasciate sole ma devono anche cogliere l’opportunità PNRR di recuperare il ritardo tecnologico del settore. “Il proptech, e in particolare il contech, è la grande storia di successo di questo 2021” segnala Angelica Donati. “C’è stata una impennata negli investimenti a livello internazione ma l’Italia è ancora indietro”. Per diverse ragioni.
L’innovazione può essere di due tipi: di prodotto, dai materiali al costruito finale. Un esempio? “L’Edge di Amsterdam, anche se risale a qualche anno fa, resta ancora un caso di studio” ricorda Donati: l’ufficio più sostenibile al mondo. Su questo fronte ci sono le vernici mangia-smog piuttosto che i muri che respirano, nuovi malti e calcestruzzi che durano di più. C’è poi l’innovazione di processo e in quest’area si stanno esercitando di più le startup: soluzioni che aiutano a costruire meglio, in maniera più sicura, con una migliore pianificazione, industrializzando i processi di un cantiere. “Ci stiamo avvicinando alla prefabbricazione del costuito, come già avviene per le grandi infrastrutture”, spiega Angelica Donati. “Gli elementi vengo preparati in una fabbrica vicino al cantiere, che così può essere controllata, e poi montati in opera. Un mondo nuovo si apre anche per la sicurezza, con l’uso di sensoristica , telecamere intelligenti e computer vision.”
La diffusione delle tecnologie nelle costruzioni
Ma quanto sono diffuse queste tecnologie? Ancora molto poco. “Le soluzioni ci sono e in qualche caso sono davvero straordinarie ma sono ancora troppo costose e l’uso è quindi limitato solo a pochi, grandi operatori. Sono programmi al di fuori della portata delle PMI. La vera rivoluzione comincerà quando la tecnologia sarà accessibile a tutto il mercato con prodotti semplici e alla portata di tutti”.
La sfida va affrontata con urgenza. Il settore delle costruzioni è il meno innovativo a livello mondiale, forse solo dopo l’agricoltura: “investe meno dell’1% in ricerca e sviluppo e non a caso è quello con il minor tasso di crescita”, avverte Angelica Donati, che pone l’attenzione sulla necessita del learning by doing: “Alle aziende del settore servono competenze che vanno acquisite sul campo, magari con il supporto dei vendor di tecnologie, ma cominciando da cose semplici”.
I budget per l’innovazione e le richieste dei committenti
Per fare innovazione, però, bisogna investire e oggi le aziende del settore costruzioni non hanno budget dedicati. Quindi siamo di fronte a un paradosso: innovazione e sostenibilità sono riconosciuti come pilastri ma solo nei piani di pochi operatori ci sono risorse allocate per costruirli. “Devono essere scelte condivise con i committenti, che devono imporre alcune scelte contemplandole nelle voci di costo”, osserva Angelica Donati. “Altrimenti, con i margini ridotti che ci sono, nessun operatore può investire”. La sostenibilità, quindi, sta cominciando a entrare nei bandi di gara, la gestione intelligente dei consumi garantisce punti per esempio, soprattutto negli appalti pubblici.
“La partita innovazione per la sostenibilità va giocata subito. Chi critica soltanto sbaglia”, conclude Angelica Donati. ” Tante cose stanno cambiando e in meglio. Ma partiamo da una sistuazione di grande immobilismo e adesso bisogna correre”,