Le assicurazioni e l’insostenibile leggerezza della sostenibilità

L’industria assicurativa ha la sostenibilità nel suo DNA. Ma oggi la sostenibilità si fa con l’innovazione e la tecnologia, mentre cambia la domanda dei consumatori. Nei prossimi 5 anni, prevede Accenture, a livello globale 140miliardi di premi andranno verso canali digitali

Pubblicato il 22 Ott 2021

Giovanni Iozzia

direttore responsabile EconomyUp

Photo by Sarah Dorweiler on Unsplash

L’industria assicurativa sta bene, ma non è messa benissimo. L’inevitabile calo del 2020, dopo un biennio di bilanci brillanti, sembra essere già stato recuperato nel primo semestre 2021, grazie alla ripresa nel comparto vita e non-auto. Ci sono impegni importanti che l’attendono.  “L’industria assicurativa ha la capacità e l’interesse a investire in attività sostenibili e di lungo termine. Può contribuire, quindi, a finanziare la transizione verso economie a emissioni zero, efficienti sotto il profilo delle risorse e più sostenibili”, ha ricordato la presidente dell’Ania Maria Bianca Farina al recente Insurance Summit.

People, Planet, Prosperity sono i tre pilastri del programma della presidenza italiana del G20 che sostengono il concetto di “one health”: “preservare la sicurezza umana, animale, ambientale, assicurando una forte ripresa economica che sia al contempo inclusiva e sostenibile”, come ama spiegare il premier Mario Draghi. Sono tutte missioni che sembrano disegnate per una compagnia di assicurazioni che ha nel suo DNA la cultura della protezione, del benessere e dello sviluppo. Eppure la sostenibilità non è una cosa semplice.

“Le aziende devono cominciare a capire che la sostenibilità non è un’aggiunta, una tinteggiatura di colore di un business che in fondo non cambia”, ha detto il filosofo Luciano Floridi in un’intervista a EconomyUp. “La partita sarà vincente se l’impresa riuscirà a re-ingegnerizzare processi e prodotti destinati al mercato a favore dell’ambiente e della società. Se invece continuerà a fare “business as usual” sarà destinata al fallimento”. In una sola parola, all’alba di questo nuovo decennio non c’è vera sostenibilità senza innovazione, di processo, di prodotto e di mindset.

E qui la sostenibilità per le compagnie di assicurazione rischia di diventare impegnativa, faticosa, complicata in assenza di un’accelerazione su quella trasformazione digitale necessaria per essere più efficienti, efficaci e, quindi, sostenibili, di fronte a una domanda in profonda trasformazione. Secondo una ricerca internazionale di Accenture il 50% dei consumatori ha cambiato priorità e obiettivi, dopo la pandemia. Che cosa cercano questi “reimagined customer”, come vengono definiti nella survey? Accessibilità dei servizi e personalizzazione soprattutto, e poi sostenibilità, salute e sicurezza, assegnando meno importanza alla qualità e al prezzo. Rispetto al periodo pre-Covid è cresciuta poi la propensione all’uso dei canali ibridi (in Italia li usa circa il 42%).

Accenture si lancia in una previsione da brivido: man mano che i clienti rinnoveranno le loro polizze seguendo le offerte basate sui dati 140 miliardi di dollari di premi entro il 2026 potrebbero spostarsi dai canali tradizionali verso prodotti e servizi con una forte componente tecnologica che propongono esperienze d’acquisto digitali. Insomma, chi non si adeguerà velocemente al nuovo mercato, rischia di vedersi sfuggire clienti e ricavi. È una sfida tecnologica, ma soprattutto culturale che si gioca nel prossimo biennio.

“Le compagnie assicurative dovranno essere in grado di soddisfare i bisogni di un cliente sempre più esigente, ma anche di evolvere i propri modelli di business e operativi sulla base dei programmi trasformativi già in atto in diversi settori, puntando sulla sostenibilità e sull’innovazione accelerata da tecnologie abilitanti, come il cloud e da ecosistemi aperti”, spiega Daniele Presutti, Insurance Lead Europe di Accenture. “Le assicurazioni dovranno inoltre proporsi al consumatore come partner attivo nella prevenzione e mitigazione del rischio e per farlo saranno chiamate a dotarsi con urgenza di nuove competenze”.

Sarà un lavoro davvero impegnativo, se si guardano i recenti dati di un’indagine EY con Italian Insurtech Association: il 71% degli assicurativi non ha competenze digitali adeguate, il 65% non conosce le soluzioni innovative disponibili sul mercato e addirittura c’è un 39% che non sa neanche usare gli strumenti tecnologici di base come l’email. Non sembra un esercito pronto ad affrontare la sfida con i nuovi player, tradizionali e meno, nazionali e internazionali, che stanno entrando ed entreranno nel mercato (non dimentichiamo che Amazon bussa alle porte). Ma certamente le compagnie di assicurazioni troveranno rapidamente la via per non farsi sottrarre, anno dopo anno, premi e margini.

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Giovanni Iozzia
Giovanni Iozzia
direttore responsabile EconomyUp

Ho studiato sociologia ma da sempre faccio il giornalista e seguo la tecnologia . Sono stato direttore di Capital, vicedirettore di Chi e condirettore di PanoramaEconomy.

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