La sharing mobility è al momento un fenomeno che riguarda soprattutto le città e le aree metropolitane, laddove i problemi connessi con una circolazione complessa, caotica e altamente inquinante hanno generato quel bisogno di cambiamento che sta alla base del successo della sharing mobility.
Di successo e di fenomeno in ascesa si tratta, in tutto il mondo, così come nel nostro Paese, nelle sue diverse declinazioni: car, bike, scooter sharing (tra cui rientano i monopattini) e carpooling.
Purtroppo i dati più recenti, ma già significativi, sulla diffusione in Italia sono del 2018, quando indicavano 5,2 milioni di utenti in maggiornaza al Nord, dove è disponibile quasi il 60% di tutta l’offerta della sharing mobility italiana, per un totale di 271 Comuni con almeno un servizio accessibile.
Ma è chiaro, anche solo dalle cronache, che il fenomeno è in netta crescita e solo nell’ultimo anno ha vissuto al suo interno l’esplosione dello sharing di monopattini elettrici, che potrebbe essere incoronato il veicolo del 2019: si è addirittura reso necessaria una loro regolamentazione attraverso decreto del Ministero dei Trasporti di Danilo Toninelli che ha fissato le regole per la circolazione di questi mezzi.
Nel boom della sharing mobility c’è ovviamente lo zampino di tante startup, che hanno saputo rispondere a un nuovo bisogno della società e fare leva sulle piattaforme tecnologiche per spingere nuove forme di utilizzo dei veicoli, ampliandone anche la gamma, e ideare nuovi modelli di business, tra cui si distinguono quelli che nel circuito virtuoso della mobilità condivisa hanno inserito le aziende con le piattaforme di car pooling aziendale.
Per approfondire sul fenomeno sharing mobility in Italia si legga la guida di EconomyUP.