Driverless car, driverless Tir, a che punto è Google

I test vanno a rilento, nonostante gli investimenti miliardari, e i tempi di commercializzazione della driverless car di Google si stanno sempre più allungando. Morgan Stanley ha declassato il rating di Waymo, che intanto ha avviato il programma Waymo Driver per i Tir a guida autonoma

Pubblicato il 28 Nov 2019

Concetta Desando

Giornalista

driverless car google

Driverless car: sul fatto che il potenziale sia enorme, tutti convengono; ma sul fatto che possa essere disponibile in tempi relativamente rapidi, molti sono parecchio scettici.

Alcuni, comunque, negli ultimi anni ci hanno scommesso, investendo miliardi. Il rischio, però, è che il grande entusiasmo iniziale per l’auto a guida autonoma possa rapidamente scemare: prova ne è il fatto che a fine settembre Morgan Stanley abbia deciso di declassare il rating di Waymo, divisione di Alphabet (la holding di Google) che si occupa di guida autonoma: nonostante i proclami e le aspettative degli ultimi anni, infatti, i test vanno a rilento, e nonostante gli investimenti miliardari (secondo Forbes Google ha iniettato nella divisione auto autonome ben oltre 5 miliardi di dollari) i tempi di commercializzazione si stanno sempre più allungando.

Leader del settore negli Usa, Waymo (i cui test più avanzati vengono condotti con i robotaxi a Phoenix, in Arizona) ha anche annunciato poche settimane fa la chiusura della sede di Austin (dove la società ha condotto, nel 2015, il primo test di auto autonoma), in Texas, con lo spostamento di tutto il personale a Phoenix e a Chicago. In un comunicato l’azienda ha sottolineato che la chiusura della sede texana non implica né l’abbandono del campo né un ridimensionamento del programma, ma semplicemente “la necessità di riunire i nostri team operativi” per concentrarsi su Waymo One, il progetto in corso in Arizona.

E sempre a Phoenix la società ha avviato a settembre anche un secondo programma, con test di guida autonoma dedicati ai Tir: si tratta di Waymo Driver, l’estensione di test che Waymo conduce già da un paio d’anni in Georgia, in California e nella stessa Arizona, e che ora verranno concentrati sulle strade urbane di Phoenix e sull’autostrada I-10, tra Phoenix e Tucson. Una scommessa ancor più difficile di quella relativa alle auto: manovrare un camion è molto più difficile, e frenare e cercare di evitare ostacoli più complicato a causa della massa enormemente più grande da rallentare e mantenere in asse per evitare sbandamenti.

Un segnale, quello dell’estensione ai Tir dei test di guida autonoma, che l’auto di Waymo è finalmente pronta? Nonostante lo scetticismo di Morgan Stanley, non è escluso: a giugno Waymo ha infatti stretto un accordo con Renault e Nissan per far uscire i veicoli a guida autonoma dagli States facendoli approdare in Europa e in Giappone; e a ottobre l’azienda ha iniziato a eliminare dai veicoli del programma Waymo One l’operatore umano (che finora era seduto al posto di guida per poter intervenire in caso di problemi), lanciando, come è stato annunciato agli utenti, un servizio “completely driverless”. Il programma prevede dunque che ora alcuni (ma non tutti) robotaxi di Waymo One viaggino senza controllore umano: segno che la società ritiene di aver raggiunto una tale affidabilità con i propri algoritmi da “rischiare” di metterli alla prova senza rete di sicurezza. E segno anche che, forse, l’arrivo di una vera driverless car può essere più vicino di quanto si osasse sperare.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Concetta Desando
Concetta Desando
Giornalista

Due menzioni speciali al premio di giornalismo M.G. Cutuli, vincitrice del Premio Giuseppe Sciacca 2009, collaboro con testate nazionali.

email Seguimi su

Articoli correlati

Articolo 1 di 3