All’Intelligenza Urbana è stata dedicata la Milano Digital Week appena conclusa. Un bel concetto, quello di intelligenza urbana, che lascia intravvedere nuove opportunità anche per le compagnie di assicurazione. Si è parlato molto di tutto ciò che è e può diventare sempre più smart, dalla casa alla città, dal lavoro alla mobilità , grazie all’impatto della diffusione delle tecnologie e all’impiego sempre più…intelligente dei dati che le connessioni tra persone e persone, tra persone e oggetti e tra oggetti e oggetti producono e produrranno in quantità sempre crescente. Con i dati sono tante le cose che un player assicurativo può fare. E Milano potrebbe diventare centro propulsore.
La smart city con tutte le sue declinazioni è la cornice più eccitante e promettente per chiunque oggi voglia fare innovazione, con effetti dirompenti su molti modelli di business, compreso quello dell’industria assicurativa. Milano è un’eccellenza in Italia su questo fronte, ma l’Italia non è ancora un’eccellenza nel mondo. Per diverse ragioni che qui sarebbe lungo ricordare.
Un report presentato da Roland Berger proprio durante la Milano Digital Week dice che le smart city top nel mondo, secondo uno Strategic Index elaborato dalla società di consulenza, sono tre su 153 analizzate a livello globale: Londra, Vienna e St. Albert in Canada. Tutte le altre hanno ampi margini di miglioramento.
Come si valuta una smart city? Dalla combinazione virtuosa di tre fattori: visione strategica, capacità di esecuzione, presenza di infrastrutture evolute. Quindi, ben venga l’ormai celebre 5G ma servirà a poco senza le giuste visioni e ancora di più la capacità di tradurle correttamente in azioni e attività coerenti. La responsabilità è collettiva, delle amministrazioni pubbliche come anche delle aziende private, degli operatori infrastrutturali e dei grandi abilitatori culturali fino ai cittadini che saranno allo stesso tempo protagonisti e clienti della città intelligente. In estrema sintesi: non c’è smart city possibile senza un ecosistema capace di estrarre valore dall’uso delle tecnologie digitali.
In questo ecosistema un ruolo importante possono e devono giocare le compagnie di assicurazione, per almeno tre diverse ragioni: 1. l’uso strategico dei dati prodotti dalle comunità connesse permette l’attivazione di servizi fino a oggi impensabili in ambiti ben conosciuti come la salute e la mobilità; 2. l’aumento dell’intelligenza digitale fa nascere nuove esigenze e nuove domande di protezione e prevenzione; 3. la molteplicità di fonti di dati apre la strada a newcomer che certamente andranno a invadere il perimetro tradizionale delle compagnie.
La smart city, in tutte le sue espressioni, è quindi una sfida e un’opportunità per i grandi player del mercato assicurativo. Per affrontarla va velocemente sposata la logica dell’ecosistema. Il report Roland Berger propone una serie di case history: a Xuhui, distretto di Shanghai, la PA ha giocato un ruolo di catalizzatore ma con Huawei; a Barcellona il Comune ha siglato una partnership con Tunstall, che utilizzando i dati pubblici fornisce un servizio di teleassistenza ai cittadini; Vienna si segnala per un programma di servizi innovativi di e-Health. Milano, suggerisce Roland Berger, potrebbe giocarsi la sua partita grazie all’insurtech e alle compagnie di assicurazione.Per esempio attraverso le blackbox si potrebbero raccogliere le informazioni sulle buche del manto stradale e offrire così servizi sia ai cittadini sia all’amministrazione pubblica. Questo sarebbe già possibile con un’azione di “rete”. Ma sono ben altre le prospettive suggerite dalle esperienze internazionali. Solo due esempi: l’uso dei dati di mobilità nelle città potrebbe permettere alle compagnie di offrire servizi assicurativi on demand; proposte di prevenzione personalizzate avrebbero il duplice effetto di ottimizzare la spesa del servizio sanitario pubblico e migliorare la qualità della vita del cittadino. Il futuro delle assicurazioni e dell’insurtech passa anche attraverso le smart city.
Articolo originariamente pubblicato il 21 Mar 2019