Affinità o crescita? Secondo Daniel Schreiber, CEO & Co-Founder at Lemonade, startup dell’insurance tech fondata a New York che grazie a un modello peer to peer sta destando grande attenzione anche da parte di venture capitalist (ha già raccolto 13 milioni di dollari e non è ancora sul mercato), le compagnie tradizionali hanno sempre saputo che per il consumatore è meglio creare prodotti assicurativi ritagliati sulle esigenze di gruppi di persone affini, piuttosto che creare prodotti per la massa. Ma hanno sacrificato il punto di vista dell’affinità sull’altare della crescita, nella convinzione che solo prodotti di questo tipo potessero “scalare”.
Ma non è così, sostiene Schreiber in questo post, che riporta anche esempi concreti di come questa “strategia” sia, in ultima analisi, anche dannosa per la compagnia.
Facebook è la prova provata che l’affinità e la crescita possano non solo convivere, ma essere sinergiche.
“Facebook ha 1,6 miliardi di utenti, ma non ha diluito il senso di affinità (dei suoi utenti) anche se è cresciuto in modo esponenziale. La nostra esperienza su Facebook è intima, e ognuno conosce gli amici della propria rete…
Trapiantare il DNA da Facebook nelle assicurazioni potrebbe essere una grande trasformazione. Un’assicurazione costruita sul paradigma delle reti sociali unirebbe la vera affinità con un’accessibilità universale. Si manterrebbe la promessa di un’assicurazione che è di gran lunga meno conflittuale, meno costosa e meno burocratica.”
Il fattore abilitante di questa possibilità è naturalmente, secondo il Ceo, la tecnologia: nell’industria del software mettere in piedi e gestire una community è bassissimo.
“La cattiva notizia è che realizzare questo richiede la creazione di un’assicurazione da zero: nuovi modelli di business e un radicale nuovo quadro tecnologico. La buona notizia è che questo è esattamente quello che stiamo facendo”.
Lemonade sarà dunque il Facebook delle assicurazioni, finalmente si comincia a scoprire un po’ di più sul modello di questa startup insurance tech che pur avendo già raccolto cospicui investimenti, non si era mai davvero sbottonata su “cosa stiano sviluppando”.
Articolo originariamente pubblicato il 16 Giu 2016