Ecco perché le driveless car avranno un impatto dirompente sulle assicurazioni

Con la riduzioni degli incidenti e dei premi, le compagnie dovranno entrare in gioco per evitare che il sinistro si verifichi, scrive il venture capitalist Paolo Gesess. Lavorando sugli standard di sicurezza e sulla cyber security.

Pubblicato il 19 Nov 2015

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Paolo Gesess, co-Founder e Managing Partner del fondo di venture capital United Ventures

In dieci anni le driverless cars diventeranno realtà e contribuiranno ad una riduzione dell’80% (entro il 2040) degli incidenti causati da errori umani.

Alle 10 milioni di auto “senza guidatore” stimate sul mercato nel 2020 (fonte Business Insider) appartengono veicoli con differenti livelli di autonomia: dalle auto semi-autonomous che integrano le abilità del guidatore con funzioni automatiche a veicoli totalmente autonomi che sono in grado di analizzare l’ambiente circostante, decidere la strada migliore da prendere per giungere a destinazione e guidare senza alcun intervento umano.

Case automobilistiche come Mercedes, BMW, GM, Ford, Toyota, Volkswagen e Tesla stanno sperimentando nuove tecnologie con l’obiettivo di trasformare il 95% del traffico in driverless nel 2070 (fonte Fehr & Peers); Google sta dedicando un intero progetto guidato da Sebastian Thrun, direttore del Laboratorio di intelligenza Artificiale di Stanford e co-inventore di Google Street View. Anche Apple sembra stia rincorrendo il progetto driverless con il suo “Project Titan” che ad oggi ha solo suscitato molti rumors senza nessuna conferma ufficiale.

Il mercato inizia ad essere affollato ancor prima che ci sia quasi possibile immaginare l’impatto del nuovo concetto di mobilità. Negli ultimi 20 anni gli strumenti digitali hanno cambiato il modo in cui le persone si incontrano e hanno accesso alle informazioni. Oggi il digitale sta “entrando in città”. Le auto autonome inizieranno a rendere sempre più labile la distinzione tra le modalità private e pubbliche di trasporto, per esempio. La vostra macchina potrebbe darvi un passaggio a lavoro la mattina per poi continuare la corsa con qualcuno della vostra famiglia o addirittura con chiunque altro a bordo, senza rimanere parcheggiata per più di 20 ore al giorno: l’MIT ha dimostrato che sarebbe possibile condurre tutti i passeggeri di una città a destinazione all’orario desiderato, con l’80 per cento in meno di auto.

Migliore mobilità, traffico ridotto, parcheggi ottimizzati ma soprattutto nuovi e vecchi mercati che si incontrano.

Le driverless car avranno un impatto dirompente sul mercato delle assicurazioni.

La sensoristica avanzata è in grado di ridurre gli incidenti (KPMG stima che ci potrebbero essere 2500 incidenti mortali in meno tra il 2014 e il 2030) generando una diminuzione dei premi assicurativi e una conseguente contrazione del mercato dell’assicurazione del 40%.

Nuovi mercati, nuove sfide all’orizzonte. Se oggi l’assicurazione entra in gioco quando si verifica un sinistro, domani – quando gli incidenti saranno sempre meno – l’istituto assicurativo potrebbe essere il soggetto che entra in gioco per evitare che il sinistro si verifichi.

Le assicurazioni oggi possono avere, per esempio, un ruolo cruciale nell’incoraggiare alti standard di sicurezza, grazie agli sviluppi della cyber security.

Sicurezza che riguarda tanto l’hardware – per prevenire danni intenzionali o accidentali ai sistemi della vettura – quanto la sicurezza del software per proteggere la vulnerabilità complessiva del sistema e la sicurezza di rete per proteggere la privacy dei consumatori.

I sistemi più complessi e sofisticati sono spesso gli obiettivi più hackerabili.

Come afferma Intel, sono addirittura 15 gli obiettivi suscettibili all’interno delle auto di nuova generazione.

Se oggi il ruolo dell’assicurazione si esercita soprattutto a posteriori, ad incidente avvenuto, domani potrebbe trovare ampi spazi nel mercato della sicurezza.

Se oggi cura, domani previene.

Paolo Gesess è Managing Partner United Ventures

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