Google è entrata nel settore dell’assicurazione auto con Google Compare, perchè?
Google Compare (lanciato lo scorso marzo solo in California, ma presto anche in almeno metà degli Stati US) è solo un comparatore di prezzi e secondo qualche commentatore, è uno strumento, per una società sempre affamata di dati, per acquisirne di nuovi, verticali sul settore auto, per utilizzarli nello sviluppo della sua driverless car. E forse per basare in futuro una sua assicurazione, magari integrata/affogata di default nella vendita della Google Car.
Per le compagnie assicurative, questo è un primo tema cui pensare: non si tratta solo di immaginare un futuro in cui l’arrivo delle auto autonome cambierà drasticamente il modello di polizze assicurative, innescando nuova competizione; si tratta di un futuro in cui si vede la fine dell’assicurazione auto.
Ma la fame di Google, la sua natura di game changer, di disruptor porta a pensare che il recinto delle assicurazioni auto sia anche buono per “annusare il terreno” ma le intenzioni vadano ben oltre, cioè che Google voglia espandersi su altri fronti.
Questa ipotesi è avvalorata, per esempio, da un’operazione d’investimento in startup resa nota a metà settembre, in base alla quale Google Capital avrebbe investito 32,5 milioni di dollari in Oscar Health (startup di cui abbiamo parlato in questo articolo), una giovane azienda innovativa che si occupa di assicurazioni sanitarie. La cifra di 32,5 milioni è un segnale abbastanza forte che dice chiaramente: voglio mettere una zampa anche nelle assicurazioni sanitarie.
Da mesi si parla di una possibile acquisizione da parte di Google di un’altra startup Coverhound, una startup che offre assicurazioni nel settore auto, motocicli, casa e da poco anche polizze specifiche per le pmi. Coverhound, per il momento, ha già una partnership con Google, è una delle compagnie segnalate su Google Compare. I rapporti tra le due società ci sono e, come si dice, da cosa nasce cosa.
E qualcosa può succedere anche nel cyber insurance market. Secondo la testata Insurance Business America, Google è pronta per mettere le mani su un settore che grazie alle crescita di violazioni e attacchi informatici varrà almeno 7,5 miliardi dollari entro il 2020; ottima notizia per gli agenti, salvo che non si vedano soffiare l’osso da sotto il naso. Un rischio forte secondo i consulenti di Pricewaters Coopers
“Se l’industria assicurativa (tradizionale) non accelera nello sviluppo di nuovi prodotti, vi è il rischio che un disruptor come Google possa arrivare e monopolizzare il mercato in modo aggressivo, offrendo prezzi più bassi e condizioni molto più favorevoli”, osserva PwC.
Insomma, il più grande accumulatore di dati del mondo, il brand con maggiore presa sui millennial, come può rinunciare a un business che oggi sempre di più si basa sui big data e da sempre si è basato sul trust, sulla fiducia?