Nuovi scenari per la circolazione dei droni nelle nostre città. L’atteso aggiornamento del Regolamento ENAC (Ente nazionale per l’aviazione civile) per il volo dei droni civili, che sarà operativo dal 15 settembre, introduce nuove opportunità (ma solleva anche ulteriori quesiti) sull’utilizzo degli Unmmaned Aerial Vehicles (Uav): un mercato che, secondo la Consumer Electronic Association (Cea) degli Stati Uniti, vale complessivamente nel mondo circa un miliardo di dollari e “sta solo aspettando il decollo”.
Attualmente questi velivoli adibiti ad uso civile vengono utilizzati in prevalenza per analisi e tutela del territorio e dell’ambiente (per esempio per il monitoraggio di aree colpite da frane o dissesti, ma anche nel controllo di grandi installazioni come reti elettriche e dighe) e nell’industria cinematografica e televisiva per effettuare riprese dall’alto. Numerosi anche gli impieghi per attività istituzionali da parte delle forze di polizia e nel settore della ricerca scientifica e tecnologica. In futuro potrebbero essere addirittura impiegati per la consegna di pacchi a domicilio, come ha preannunciato tempo fa Amazon. Ma per il momento nel mondo, e anche in Italia, il settore è ancora quasi agli albori, secondo alcuni anche a causa del primo Regolamento Enac, emanato circa un anno fa, che tendeva a frenarne gli sviluppi commerciali. Il nuovo documento, che entrerà in vigore a partire dal 15 settembre, potrebbe imprimere nuovo slancio al comparto.
SORVOLO DELLE CITTÀ – Uno dei punti salienti riguarda la possibilità per i droni di sorvolare le città. Per la prima volta in Italia gli operatori qualificati di droni potranno volare sopra le aree urbane. Resta proibito, specifica il documento Enac, “il sorvolo di assembramenti di persone, per cortei, manifestazioni sportive o inerenti forme di spettacolo o comunque di aree dove si verifichino concentrazioni inusuali di persone”. Inoltre, per sorvolare un’area urbana, il drone dovrà essere dotato di software e hardware che garantiscano la massima sicurezza anche nel caso ci fosse una perdita di controllo nel mezzo. La possibilità di sorvolare le città torna infatti a far emergere i due più frequenti quesiti che riguardano l’utilizzo degli Uav: la questione privacy e la questione sicurezza.
FATTORE SICUREZZA – Dai risultati della prima indagine condotta in Italia sull’affidabilità dei velivoli unmanned dalla Fiapr (Federazione Italiana Aeromobili a Pilotaggio Remoto) risulta che la causa di incidente più frequente (63%) resta il fattore umano, come negli altri settori dell’aviazione dove si arriva però al 78%. Nei droni il 23% delle interruzioni di volo sono causate da errore di pilotaggio e solo il 14% da guasti hardware (manutenzione e assemblaggio non corretti). Del resto il 43% dei piloti non supera le 50 ore annue, una media di 4 ore al mese. Vero è che nel 77% dei casi i guidatori di droni hanno imparato a volare da soli, ma secondo la ricerca questa caratteristica è svincolata dalle cause più frequenti di interruzione del volo. Emerge però dalle statistiche che un pilota formato in una scuola porta il drone all’atterraggio in modo più controllato rispetto a un autodidatta.
FATTORE PRIVACY – Nel nuovo Regolamento non cambiano le norme relative alla privacy: è vietato riprendere immagini all’interno di edifici privati. Eventuali violazioni saranno punite con una reclusione da sei a quattro anni. Inoltre l’omessa o inidonea informativa privacy sarà sanzionabile fino a 36.000 euro.
GIRO DI VITE SULLE SCUOLE DI PILOTAGGIO – Il Regolamento Enac impone nuovi criteri per la selezione delle scuole di pilotaggio di droni. A tutt’oggi ce ne sono circa 90 in Italia. Finora tutti i piloti in possesso di una licenza Enac erano autorizzati a insegnare nelle scuole di pilotaggio di droni. Il Regolamento datato 17 luglio 2015 consente loro l’insegnamento di questa specifica materia solo a seguito di una specifica formazione relativa agli unmanned veihicles.
TRASPORTO MERCI – L’Enac rende possibile l’utilizzo di droni per il trasporto delle merci anche se, per merci ritenute altamente pericolose, serve un’apposita autorizzazione. I velivoli potranno essere pilotati a vista dai piloti sino a 500 metri orizzontalmente e sino a 150 metri verticalmente. Distanze che comunque possono essere riviste ed eventualmente ampliate dietro espressa autorizzazione Enac.
VISITA MEDICA – Cambiano i principi della visita medica: nel caso si possieda un drone dal peso inferiore ai 25 Kg, è sufficiente sostenere una visita medica di classe IV, che prevede requisiti psicofisici meno stringenti dei precedenti. Sono infatti richiesti solo l’esame delle urine, delle capacità visive e uditive nonché la rilevazione della pressione arteriosa.
NIENTE VIDEOCAMERE PER GLI AEROMODELLISTI – Per quanto riguarda gli appassionati, ovvero gli aeromodellisti, nel nuovo regolamento è previsto che sui loro droni usati per scopi ludici non possano essere installate videocamere professionali. Un provvedimento che sta facendo mugugnare alcuni addetti ai lavori, perché, dicono, anche se un appassionato vola per riprendere e fotografare a scopi esclusivamente personali, l’utilizzo di una qualsiasi fotocamera potrebbe contravvenire il regolamento Enac.
LE CIFRE DEL MERCATO – Nel nostro Paese il settore dei droni ad uso civile, nato una decina di anni fa come fenomeno di nicchia limitato a pochi esperti e appassionati, si sta espandendo. Si stima che le aziende impegnate in Italia nel settore degli Apr (Aeromobili a pilotaggio remoto) siano circa 300-400, anche se il loro numero continua a crescere sull’onda del boom mondiale dei velivoli radiocomandati. Difficile stimare il numero di droni che volano attualmente nel nostro Paese: probabilmente sono già 400-500, soprattutto ad ala rotante ma anche ad ala fissa, da quelli più piccoli fino a macchine molto costose e complesse.