Il paradosso delle assicurazioni

È il settore in cui c’è minore esperienza digitale ma al tempo stesso quello che sarà trascinato dalle nuove tecnologie, dice l’amministratore delegato di BNP Paribas Cardif Isabella Fumagalli. Che illustra gli effetti della trasformazione in corso

Pubblicato il 22 Lug 2015

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Tutte le grandi organizzazioni aziendali, assicurazioni comprese, si trovano oggi a dover conciliare l’esigenza di innovare prodotti, processi e servizi, per far fronte alle nuove esigenze dei clienti, con la complessità che questo percorso richiede in termini organizzativi, industriali, distributivi e regolamentari. Potremmo immaginarle come delle portaerei: grandi e difficili da manovrare, ma con il pregio di poter ospitare i caccia, che si muovono invece velocemente e possono esplorare nuovi territori al posto loro. Per noi di BNP Paribas Cardif le startup sono i caccia che ci aiutano a perlustrare il futuro possibile di un business che inevitabilmente subisce l’impatto della trasformazione digitale in atto in tutte le attività economiche.

Il settore assicurativo sta vivendo un paradosso: è quello in cui c’è una minore “esperienza” digitale ma è al tempo stesso il settore che sarà inevitabilmente trascinato dalle nuove tecnologie ad avere un rapporto diverso con il cliente finale. In un mondo sempre più connesso, l’esperienza di protezione sarà sempre più digitale e noi dobbiamo prepararci, ma non da soli. Siamo certi che le startup possano aiutarci molto in questo percorso di innovazione, pilastro della nostra strategia presente e futura. Per questo abbiamo deciso di rendere permanente Cardif Open-F@b, la nostra Call4Ideas finalizzata a premiare e sostenere i progetti digitali più innovativi in ambito assicurativo.

La trasformazione digitale porterà benefici sia al produttore, sia al cliente perché permette di ridurre i costi, una volta che si può lavorare su grandi numeri raggiungibili grazie a canali fino ad oggi inutilizzati. Questa è l’occasione per mettere davvero il cliente al centro, indipendentemente da quale accesso ai prodotti abbia scelto. Le fabbriche, ovvero le compagnie di assicurazione, sono di conseguenza obbligate a ragionare su quello che davvero serve al cliente, coinvolgendo il distributore.

Il rapporto con il cliente va pensato come se fossimo una compagnia digitale. La difficoltà maggiore è rivedere tutto il processo e metterci in condizione di poter vendere una polizza attraverso uno smartphone o un tablet. Mettere mano a tutta la catena del valore industriale di una compagnia non è cosa da poco. Probabilmente dovremo mutuare qualche pratica da altre industry, ad esempio dal settore travel & leisure.

La parte più sfidante, dal punto di vista intellettuale, è ridisegnare i prodotti: quali sono i rischi che nel futuro i clienti vorranno coprire? Come? Rispondere a queste domande richiede un’analisi attenta di una grande quantità di dati per andare a capire i filoni sui quali doversi muovere: salute e domotica sono i bacini naturali ma non saranno gli unici. Bisogna crederci, vedere che cosa si fa nei Paesi più avanzati, fare ricerche.

Per fare innovazione, insomma, dobbiamo assumerci il rischio di non conoscere i rischi futuri, anche in un’ottica di un mercato che sarà diverso da quello attuale, magari con nuovi competitors che potrebbero arrivare da territori tradizionalmente distanti da noi. Non si può escludere, ad esempio, che chi fino a oggi ha venduto informazioni dei propri utenti possa presto cominciare a vendere strumenti di protezione dai rischi. Anche per questo le startup sono per noi un’opportunità per guardare altrove, trovare idee, modalità di azione e di relazione con i clienti diverse da quelle da noi tradizionalmente sviluppate e per essere più reattivi ai cambiamenti del mercato.

L’innovazione è una priorità per tutto il Gruppo BNP Paribas, che investe già a livello globale sulle nuove imprese tecnologiche. Le startup hanno idee che a noi interessano, perché possono avere un’applicazione in ambito assicurativo utile ad accelerare il nostro cambiamento. Per questo le selezioniamo e le accompagniamo nel loro percorso. Le startup restano il modo più agile per fare innovazione. Non si può pensare di fare solo megaprogetti che durano anni, ma sono necessarie anche piccole sperimentazioni che abbiano durata breve e impegno economico limitato.

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