Sempre più intelligenti e sempre più connesse, le case sono a pieno titolo una piattaforma per la IoT: nei prossimi anni praticamente qualsiasi oggetto, più o meno tradizionale, presente all’interno delle abitazioni, sarà dotato di connettività internet.
La connected home o smart home è fatta di dispositivi classici ma oggi più intelligenti (e sopratutto interconnessi) come lavatrici, frigoriferi, lavastoviglie, tv; di dispositivi per il risparmio energetico come termostati o smart meters; dispositivi per il controllo del sistema illuminazione, per la sicurezza, per il riscaldamento; sistemi per il networking e per l’entertainement. Sono davvero numerosi i dispositivi già esistenti e che possono essere ancora inventati per trasformare la nostra casa in un ambiente che garantisca benessere, comfort e sicurezza; capace di autogestirsi in una serie di attività e che può essere controllata da remoto con uno smartphone, che raccoglie informazioni ambientali.
Il settore è decisamente hot e nei prossimi cinque anni raggiungerà tassi di crescita molto più alti di qualsiasi dispotivo digitale A dirlo è BI Intelligence, che ha stimato che entro il 2019 il mercato raggiungerà la produzione di 1,8 miliardi dispositivi (M2M), con un tasso di crescita del 67%. Poichè il popolo dei consumatori non sia ancora del tutto consapevole né delle varie categorie di prodotti già disponibili, né convinto dell’effettiva utilità e tantomeno di come funzionano, il mercato deve ancora raggiungere la sua piena potenzialità. Certamente i dispositivi che guideranno la crescita del settore sono quelli legati al risparmio energetico e alla sicurezza, in cui il vantaggio è più facilmente percepito dal consumatore.
I dispositivi della connected home rappresentano solo il 27% circa all’interno della categoria IoT, ma saranno capaci di generare i fatturati migliori che raggiungeranno, secondo BI, l’incredibile cifra di 500 miliardi di dollari entro il 2019.
Le crescita del settore è condizionata da diversi fattori: l’evoluzione tecnologica, le infrastrutture per la connessione veloce e gli investimenti, la capacità del mercato di adottare massiciamente le soluzioni. Inoltre, è molto difficile da quantificare quali dimensioni raggiungerà il mercato nei prossimi anni, sia perché l’accelerazione dipende da diversi fattori, sia perché è difficile stabilire i confini del mercato “connected home” rispetto al più ampio “internet of things”.
Il fatto certo è che esiste un grandissimo potenziale in questo settore che ha richiamato aziende high-tech come Apple e Google (per l’acquisizione di Nest ha speso 3,2 miliardi di dollari) a competere con altri big come Samsung, Philips, Huawei, HP, LG, HoneyWell, Qualcomm, e non manca nemmeno lo spazio per le startup.
La sfida tecnologica, per i player, è particolarmente interessante perché con la connected home ritorna ad essere protagonista l’hardware, un buon hardware che coniughi qualità tecnica dei componenti e buon design. Anche il made in Italy potrebbe esprimere molto in questa direzione.