La Google Car è forse la più pubblicizzata, ma di automobili a guida automatizzata ne stanno circolando già diverse per il mondo, compresa un’autovettura Made in Italy: si chiama Deeva ed è un prototipo sviluppato da VisLab, spin-off universitario dell’Università di Parma. VisLab è salita di recente agli onori delle cronache perché è stata acquistata per 30 milioni di dollari da Ambarella, azienda statunitense quotata al Nasdaq attiva nel settore della compressione video e del processamento di immagini. Una conferma che la tecnologia sviluppata in Italia non ha niente da invidiare a quella americana, anzi è in grado di attrarre importanti acquirenti dalla Silicon Valley.
Nata nel 2009 in ambito universitario e guidata da Alberto Broggi, docente del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione, VisLab ha sviluppato alcuni software per la visione artificiale dell’ambiente stradale. La società è partita sei anni fa con il progetto del veicolo Braive, protagonista nel luglio 2013 del primo test al mondo di guida automatica in ambiente urbano aperto al traffico: in questo caso sono state le strade di Parma ad ospitare l’auto semovente. Prima ancora, nel 2010, erano stati effettuati test durante il primo, e tuttora unico, viaggio intercontinentale con veicoli automatici da Parma a Shanghai per circa 15.000 chilometri.
A marzo 2014 è stata presentata ufficialmente l’evoluzione di Braive, ovvero Deeva, il prototipo di veicolo a guida automatica dotato di particolari capacità sensoriali. Il sistema di sensori formato da 28 microtelecamere e 4 laser garantisce una copertura sensoriale tridimensionale estremamente precisa, garantisce VisLab, attorno a tutto il veicolo (a 360 gradi) pur essendo perfettamente integrato e rendendo i sensori invisibili. La scelta della tecnologia, basata su visione artificiale, consente di raggiungere i due principali obiettivi che permettono di considerare questo prototipo ormai prossimo ad un prodotto: il basso costo e l’alto livello di integrazione. In pratica sensori e videocamere consentono all’automobile di percepire e interpretare ciò che accade nell’ambiente circostante in tempo reale e decidere autonomamente in quale direzione muoversi e a quale velocità. A detta della società parmense questa tecnologia è in grado di rivoluzionare il concetto stesso di trasporto su ruote e soprattutto mira ad aumentare la sicurezza sulle strade, riducendo il numero di incidenti che, nella maggior parte dei casi, sono causati dal “fattore umano”, ovvero distrazioni e comportamenti poco responsabili da parte degli automobilisti.
Da allora, però, VisLab ha fatto un passo in più grazie all’acquisizione, ufficializzata lo scorso 25 giugno, da parte dell’americana Ambarella. La società però resterà a Parma e da ottobre partirà la costruzione di un edificio all’interno del campus universitario per ospitare nuovi laboratori dove statunitensi e italiani condivideranno esperienze e competenze per costruire la macchina del futuro. “Ambarella – spiega Broggi – produce chip per elaborazione e compressione di immagini, noi sviluppiamo algoritmi per elaborazione di immagini. Loro fanno hardware, noi software. È stato un matching naturale”. In prospettiva potrebbe esserci l’obiettivo di diventare un grande fornitore di tecnologia per le case automobilistiche che stanno lavorando all’automobile senza conducente.
Tra chi si sta cimentando nell’impresa c’è anche Google. In cosa differiscono Deeva e Google Car? “Google usa una tecnologia costosa basata sul laser – spiega l’ingegnere – noi un’altra meno costosa basata su telecamere. Ci serviva appunto l’hardware, ora abbiamo trovato chi lo fa”.
Le automobili a guida autonoma sono da tempo nella lista dei progetti da realizzare da parte delle grandi case automobilistiche. Nissan è stata la prima, nel 2013, ad annunciare che entro il 2020 avrebbe lanciato sul mercato l’automobile automatizzata. Le altre sono seguite a ruota. Google ci sta lavorando da almeno 5 anni, ma gli addetti ai lavori sottolineano che non è una casa automobilistica. Nel 2014 c’è stata un’accelerazione dovuta in particolate al crescente interesse dei clienti verso questo tipo di vettura che in futuro potrebbe consentire di parlare con gli amici, sbrigare altri impegni o addirittura dormire mentre l’auto fa tutto da sola.