L’INTERVISTA

Davide Rota (Tiscali): “Alle PMI serve l’intelligenza artificiale componibile”



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Solo l’1,5% delle aziende con meno di 50 dipendenti ha avviato qualche tipo di utilizzo dell’intelligenza artificiale. Per questo, dice Davide Rota, presidente di Tiscali, serve l’AI componibile: “Servizi a catalogo per le PMI, ai quali attingere per risolvere problemi concreti”. Se ne parla lunedì 22 aprile allo SDA dell’Università Bocconi di Milano

Pubblicato il 12 apr 2024

Antonio Palmieri

Fondatore e presidente di Fondazione Pensiero Solido



Davide-Rota
Davide Rota, presidente di Tiscali, e l'intelligenza artificiale componibile

“Uomo e macchina: l’intelligenza artificiale componibile – democrazia, scalabilità e sostenibilità.” Davide Rota, presidente di Tiscali, mi spiega per favore il titolo di questo incontro che avete organizzato per lunedì 22 aprile allo SDA dell’Università Bocconi di Milano?

“L’impatto dell’intelligenza artificiale obbliga a ridisegnare il rapporto tra noi esseri umani e le macchine. Vale per ciascuno di noi, vale a maggior ragione per il nostro Paese, il cui tessuto economico è – come è noto – fatto in prevalenza di piccole e medie imprese.”

Fin qui, ci siamo. I dati dicono che solo l’1,5% delle aziende con meno di 50 dipendenti ne ha avviato un qualche tipo di utilizzo, contro il 12,5% delle aziende con più di 250 dipendenti. Ragionevolmente gli imprenditori e i manager di questo tipo di imprese, specialmente le più piccole, non hanno la conoscenza, il tempo e le risorse per fare piani di trasformazione digitale…

“…esatto. Per questo da un paio d’anni diverse realtà in Europa e nel mondo stanno lavorando per creare soluzioni di intelligenza artificiale componibile”.

Intelligenza artificiale componibile? Vale a dire?

“Significa predisporre una serie di servizi a catalogo per le pmi, ai quali queste imprese possono attingere per risolvere specifici problemi concreti, a seconda delle loro singole e specifiche esigenze, intervenendo su criticità concrete e immediate.”

Quindi si compone su misura. Questo chiarisce scalabilità e sostenibilità. Ma cosa ha a che fare con la democrazia?

“Naturalmente qui non stiamo parlando di politica, almeno non in senso stretto, ma della possibilità di democratizzare l’accesso alle possibilità di usare l’intelligenza artificiale. Puoi essere piccolo quanto vuoi, non per questo devi rimanere escluso dalle enormi possibilità che l’intelligenza artificiale offre.”

È il concetto che Lucilla Sioli, che dirige il neonato “AI office” dell’Unione europea, ha enunciato nell’intervista a Riccardo Luna per La Stampa: “La trasformazione digitale è sempre andata a vantaggio di chi sapeva usare il digitale, di chi aveva le competenze e di conseguenza creava dei divari sociali; l’intelligenza artificiale generativa invece sembra rendere molto bravo anche chi è tecnologicamente meno dotato ed è quindi inclusiva, può ridurre le differenze anziché aumentarle.”

“Anch’io credo che possa e debba essere così. Questo è infatti l’obiettivo del nostro Progetto Villanova.”

Di che si tratta?

“Con Villanova siamo stati selezionati per partecipare al progetto Ipcei-Cis dell’Unione europea.”

I progetti europei sono tanti. Conoscerli tutti, per un essere umano non addetto ai lavori, credo sia una missione impossibile.

“Abbia pazienza, che arriviamo al punto. IPCEI è l’acronimo di Importanti Progetti di Comune Interesse Europeo. Sono collaborazioni strategiche transnazionali, ideate per unire conoscenze, competenze, risorse finanziarie e attori economici dell’Unione Europea.”

A che scopo?

“Far crescere l’innovazione tecnologica e produttiva, contribuire alla crescita della competitività economica sostenibile. In particolare IPCEI-CIS è la prima iniziativa nel settore cloud ed edge computing. L’intento è sviluppare il primo ecosistema europeo di elaborazione dati interoperabile e liberamente accessibile, scalabile, efficiente. Parliamo di un’infrastruttura interconnessa che integri sinergicamente fornitori e tecnologie.”

Quindi le innovazioni derivanti da IPCEI-CIS puntano ad aprire nuove possibilità per imprese e cittadini europei, favorendo la transizioni digitale per le piccole e medie imprese…

“Per contribuire a raggiungere questo obiettivo, il nostro Progetto Villanova vuole aiutare a superare le barriere culturali, finanziarie, tecnologiche e linguistiche che impediscono l’utilizzo diffuso dell’intelligenza artificiale generativa. Svilupperemo modelli di LLM, i large language models, conformi alla normativa europea sulla privacy e per ciascuna lingua europea. In questo modo renderemo accessibili anche alle piccole imprese con risorse limitate la creazione di contenuti testuali e multimediali di alta qualità.”

Come raggiungerete questo obiettivo?

“Noi siamo per il rispetto dei principi dell’open source, nel senso più esteso del termine. Per questo costituiremo un ampio ecosistema non solo di sviluppatori, ma anche di aziende e istituzioni. Vogliamo creare un laboratorio all’avanguardia nell’ambito GenAI e promuovere la formazione di futuri esperti e scienziati in questo settore, l’intelligenza artificiale, che è cruciale per il futuro tecnologico e quindi economico e sociale della nostra Italia.”

Come procederete per realizzare il progetto?

“Il nostro piano adotta un approccio strutturato, suddiviso in fasi ben definite: ricerca, sviluppo industriale sul campo e messa in produzione. Questa metodologia consente una gestione ottimale delle risorse e una progressione mirata verso gli obiettivi finali.”

Messa così, sembra lunga…

“Per questo prevediamo il rilascio di versioni beta durante il processo. Questo ci permetterà di testare e validare l’efficacia delle nostre soluzioni in un contesto operativo reale, mentre raccogliamo feedback preziosi dagli utenti e identifichiamo potenziali opportunità di business nei diversi settori verticali. Vogliamo adattarci e migliorare costantemente in risposta alle esigenze del mercato.”

Un processo partecipativo è lo strumento migliore per la democrazia, compresa quella economica e anche per quanto riguarda l’intelligenza artificiale. Altrimenti il rischio è quello di perpetuare il distacco e il divario digitale e, di conseguenza, quello produttivo e sociale. Non ne abbiamo proprio bisogno. Quindi, adelante!

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