Tra i molti suoi utilizzi, è noto che l’intelligenza artificiale generativa e conversazionale serve per (aiutarci a) scrivere libri. Anche libri accessibili?
“Certamente caro Palmieri. Anzi, l’intelligenza artificiale generativa può semplificare il compito di rendere i libri, e quindi la cultura, accessibili a tutti”.
Gentile Cristina Mussinelli, segretario generale della Fondazione LIA, la fondazione creata dalla Associazione Italiana Editori (AIE) con l’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti (UICI) per promuovere e supportare l’adozione della cultura dell’accessibilità in campo editoriale, vedo che lei non ha dubbi.
“Non ne ho e non ne abbiamo. Le intelligenze artificiali generative possono rendere i contenuti digitali più accessibili. Siamo coscienti che adesso non possono fare tutto il lavoro da sole, ma sicuramente , se opportunamente selezionate e addestrate da esperti di accessibilità, potranno essere di grande aiuto per i creatori di contenuti per rendere i propri testi senza barriere. Ne discutiamo lunedì 8 aprile nel seminario che organizziamo alla Bologna Children’s Book Fair. Faremo il punto sull’intelligenza artificiale, in particolare per eseguire il lavoro di descrizione delle immagini per persone non vedenti, attività fondamentale per creare libri digitali accessibili.”
A scanso di equivoci, precisiamo che per libri digitali accessibili non intendiamo libri scritti bene e venduti a un prezzo equo, ma il mettere le persone con disabilità visiva o difficoltà di lettura dei prodotti editoriali a stampa in grado di scegliere come, quando e, soprattutto, cosa leggere…
“Certamente. L’accessibilità è oggi un aspetto fondamentale e strategico per la filiera editoriale digitale…”
…strategico ma ancora poco noto. Ci aiuti a capirne la strategicità.
“In primo luogo, creare prodotti editoriali digitali accessibili significa essere in linea con l’European Accessibility Act (EAA), la direttiva europea che prevede che dal 28 giugno 2025 anche gli ebook e il loro ecosistema produttivo e distributivo, debbano essere accessibili.”
Tutto qui? È solo un obbligo di legge?
“No, ma l’obbligo di legge, aiuta. Allinearci agli standard di accessibilità significa offrire servizi d’avanguardia e di qualità. Vuol dire rivolgersi a un pubblico più ampio, perché aumentano le persone che faticano a leggere e i libri digitali accessibili consentono di superare le difficoltà visive e non solo quelle…”
Insomma, come diciamo sempre a proposito dell’accessibilità digitale in generale, ciò che è buono è anche utile…
“È proprio così, soprattutto ora che l’uso di tecnologie come l’intelligenza artificiale offre inediti sviluppi di innovazione per la filiera e nuove possibilità di inclusione, migliorando l’esperienza di lettura delle persone.”
Come è possibile utilizzare l’intelligenza artificiale generativa per rendere più accessibili i libri? Immagino che abbia a che fare con la generazione del testo alternativo da leggere per chi non può vedere e con la “lettura” delle immagini…
“Soprattutto con quest’ultima, che è uno dei compiti più complessi e costosi nella produzione di contenuti accessibili, ma non solo, anche con la corretta’ organizzazione della struttura del testo.”
Si riferisce alla descrizione alternativa delle immagini (o alt-text), le descrizioni testuali associate alle immagini, che permettono alle persone con disabilità visiva che utilizzano le tecnologie assistive di accedere al contenuto informativo veicolato dalle immagini?
“Sì. Se non si tiene conto dell’accessibilità, il massiccio utilizzo dell’immagine nella comunicazione odierna rischia infatti di influire negativamente sulla possibilità di partecipazione da parte di tutti all’informazione e alla conoscenza.”
Vero. Penso per esempio ai libri scolastici, ma non solo loro…
“…Se non possiedono una descrizione alternativa, le immagini perdono ogni significato, diventando “silenziose” per chi non può vederle. Si tratta di una pratica fondamentale nell’ambito dell’accessibilità digitale, riconosciuta anche dalle linee guida internazionali: l’alt-text è uno dei requisiti da rispettare per la creazione di contenuti digitali accessibili.”
Come vi state muovendo?
“Facciamo ricerca e sviluppo di metodologie che mirano a semplificare e ottimizzare la creazione di descrizioni alternative per le immagini. L’obiettivo è quello di arrivare a un modello semiautomatico tramite l’intelligenza artificiale generativa che possa offrire ai creatori di contenuti delle “bozze” di descrizioni, che sarà poi l’utente a raffinare; in questo modo potremmo rendere questo processo più agile e gestibile su larga scala.”
A che punto siete arrivati?
“Nel 2018 abbiamo condotto uno studio pilota in collaborazione con l’Università di Siena. Lo studio ha dimostrato che le tecnologie di IA non erano ancora in grado di supportare adeguatamente il processo, soprattutto per i contenuti visivi editoriali complessi. Gli algoritmi di riconoscimento dell’immagine allora disponibili erano ottimizzati per le fotografie, massicciamente presenti nel web, e davano risultati più scarsi nel descrivere altre tipologie di immagini (come disegni, opere d’arte, loghi, grafici e infografiche), maggiormente presente nelle pubblicazioni editoriali di ogni tipo.”
Un bel problema…
“Già. Allora, visti i risultati ottenuti, è diventata evidente la necessità di uno step intermedio: la creazione di una tassonomia delle immagini adatta al mondo editoriale. Ci abbiamo lavorato in questi ultimi anni.”
L’avete conclusa?
“Sì e così abbiamo da poco avviato, in collaborazione con l’Università di Roma Tor Vergata, un dottorato di ricerca industriale triennale. Il nuovo progetto si concentra sull’elaborazione di una procedura e di una metodologia per valutare e sperimentare diversi strumenti di IA generativa, al fine di individuare i più adatti per i vari tipi di immagini presenti nella nostra tassonomia. L’obiettivo è identificare il migliore strumento specifico per ciascuna categoria di immagini usate nel settore editoriale, al fine di ottimizzare l’efficacia del trattamento delle immagini in base alle loro peculiarità.”
Un prodotto su misura, dunque…
“Esatto. È l’unica via praticabile.”
Prima di salutarci, una curiosità. Fondazione LIA – Libri Italiani Accessibili è stata creata nel 2014. Che regalo vi siete fatti per i vostri primi dieci anni di vita?
“Beh, se la mette su questo piano, posso dirle che è stato un “regalo” internazionale…”
Per noi nerazzurri Internazionale suona sempre bene. Di che si tratta?
“Il coordinamento di APACE, progetto cofinanziato dal programma Europa Creativa e che durerà da gennaio 2024 a dicembre 2025. L’abbiamo ideato per potenziare le skill (“abilità”) dell’industria editoriale europea nell’ambito dell’accessibilità. Vogliamo formare una nuova generazione di esperti europei.”
Infatti l’acronimo APACE significa Accelerating Publishing Accessibility through Collaboration in Europe (“Accelerare l’accessibilità editoriale attraverso la collaborazione in Europa”)…
“Sono coinvolte nell’iniziativa tre associazioni di editori e tre realtà verticalmente dedicate all’accessibilità: l’AIE (A ssociazione Italiana Editori), l’Associazione degli Editori e dei Librai tedeschi, l’Associazione Bulgara del Libro, le biblioteche che producono le tradizionali versioni speciali per le persone con disabilità in Olanda, Finlandia e Lituania, Stichting Dedicon, Celia e Lithuanian Audiosensory Library. Realizzeremo una serie di iniziative che diventeranno poi patrimonio comune in Europa.”
Insomma, un tassello europeo nel vostro obiettivo di creare un ecosistema editoriale digitale accessibile…
“Da un lato gli editori devono produrre pubblicazioni seguendo il principio del Born Accessible. Dall’altro le persone con disabilità devono poter selezionare un titolo sapendo quali sono le sue caratteristiche di accessibilità, procedere con l’acquisto o con il prestito bibliotecario, leggerlo sul proprio dispositivo preferito, utilizzando le necessarie tecnologie assistive. Tutto questo in modo assolutamente indipendente.”
In conclusione, per garantire il pieno diritto di tutti alla lettura è necessario l’impegno di tutti gli attori della filiera editoriale: gli editori e tutti coloro che producono contenuti digitali, distributori digitali, librerie e biblioteche online, sviluppatori di siti web, di device e di app di lettura. Un percorso ampio, ma che si può fare, anzi si deve fare, nel solco della tecnologia solidale.
Le tecnologie ci sono e ne avremo a disposizione sempre di più tramite l’intelligenza artificiale. Quindi, come è giusto che sia, il resto sta a noi esseri umani.