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Digital skills e nuove opportunità: così i detenuti di Bollate lavorano nel NOC di Axians Italia



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Grazie all’Academy di Universo Cooperativa Sociale e Cisco, sei reclusi sono stati assunti dalla tech company per monitorare da remoto infrastrutture critiche. Il progetto nel racconto del direttore del carcere lombardo e del CEO di Axians Italia

Pubblicato il 21 feb 2024



Academy del carcere di Bollate, persone che lavorano al pc

Un Network Operations Center all’interno del quale lavorano ex criminali – detenuti con condanne definitive, per l’esattezza – che monitorano da remoto infrastrutture critiche, avvisando tecnici e forze dell’ordine in caso di incidenti e intrusioni. Potrebbe suonare come un paradosso, quasi un contrappasso dantesco in chiave 4.0. E invece è una realtà d’eccellenza tutta italiana, resa possibile dall’attuazione della Legge Smuraglia (193/2000), che prevede sgravi fiscali per le imprese che assumono detenuti in stato di reclusione, e soprattutto dalla volontà di offrire strumenti professionalizzanti a persone che hanno deciso di far sì che la propria pena detentiva si trasformi in una seconda chance.

L’Academy del carcere di Bollate: così l’IT offre una seconda chance ai detenuti

Tutto ha origine dalla Academy dell’istituto penitenziario di Bollate, in provincia di Milano, nata nel 2003 su iniziativa di Universo Cooperativa Sociale, che da oltre vent’anni organizza corsi di formazione e di avviamento professionale nelle carceri di tutta Italia, e di Cisco, che ha supportato la struttura inserendola nella propria rete dedicata allo sviluppo delle competenze ICT.

“Perché proprio Bollate? Perché è una struttura in cui vige un modello penitenziario peculiare, a trattamento avanzato e con vigilanza dinamica. I detenuti ospitati a Bollate hanno scelto di propria volontà di essere trasferiti qui per affrontare un percorso trattamentale più impegnativo di quello tradizionale, nel contesto di un programma basato sui criteri di autonomia e responsabilità”, spiega Giorgio Leggieri, direttore del carcere lombardo.

“Il che significa prima di ogni altra cosa condurre la propria vita in modo autonomo: le celle restano aperte dieci ore al giorno, e le persone possono fruire liberamente degli spazi comuni, a patto che ogni attività abbia una sua finalità e sia connessa a contenuti specifici”.

È questa la caratteristica dell’istituto che permette di sollecitare progetti come quello dell’Academy. Si tratta di un laboratorio accessibile a tutti i 1400 ospiti di Bollate, organizzato per classi di 15-18 persone, che permette di conseguire, nel giro di un paio d’anni, una certificazione internazionale abilitante per lavorare nel mondo dell’IT. I docenti e gli strumenti presenti in aula, forniti da Cisco, sono al centro di un’offerta formativa che, pur contraddistinguendosi per un’alta specializzazione, è adatta anche a persone non istruite.

“Spesso si pensa che per intraprendere una carriera nel mondo dell’IT serva un livello di istruzione elevato”, dice Leggieri, “ma la verità è che essere in possesso del diploma di terza media, come accade per molti dei nostri detenuti, è già un buon punto di inizio”.

Sono circa 600 le persone che in questi anni hanno frequentato l’Academy di Bollate, che nell’ultimo triennio è diventata una d’accesso al mondo del lavoro, anche per i detenuti che devono ancora finire di scontare la propria pena.

Il NOC realizzato da Axians Italia

All’esterno del muro di cinta è stato allestito un locale in comodato d’uso, dove attualmente lavorano in pianta stabile sei detenuti, che cogestiscono parte del servizio del Network Operations Center (NOC) di Axians Italia, partner tecnologico di Cisco specializzato negli ambiti della Cloud & Data Center Infrastructure, delle Collaborative solutions, dell’Enterprise network, oltre che della Physical e della Cyber security.

Grazie alla Legge Smuraglia, le sei persone che rientrano in questo progetto, tutte formate all’interno dell’Academy, sono assunte con contratto di categoria a tempo indeterminato da Universo, che a sua volta le mette a disposizione di committenti qualificati come Axians.

“Nel locale in cui si svolge l’attività sono installati terminali, display e sistemi di monitoraggio collegati H24 con aziende e strutture critiche, come per esempio parchi eolici”, spiega Leggieri. “E sono i nostri detenuti ad avvisare i metronotte qualora fosse segnalato un furto. Sembra quasi un’antinomia: eppure coniugare su un tema così specifico le esigenze personali di cambiamento con gli obiettivi di sicurezza di un’azienda si è rivelata una carta vincente proprio perché molto responsabilizzante”.

Colmare la carenza di skill, ma non solo: i benefici per Axians Italia

Ovviamente, perché un progetto del genere abbia successo, è necessario incontrare gli interlocutori giusti, come l’amministratore delegato di Axians Italia Michele Armenise. “A dire il vero la persona che ci ha messo in contatto con Lorenzo Lento, fondatore di Universo, e quindi con la realtà di Bollate, è Francesco Benvenuto, il direttore delle Relazioni Istituzionali di Cisco. Ci siamo resi conto subito che c’era un gap tra sistema formativo e possibilità di offrire concrete opportunità lavorative. La formazione è importantissima, ma non può essere fine a se stessa: per risultare efficace va corroborata con la possibilità di ottenere un’occupazione”.

Così, a partire dal 2021, Axians pone le basi per costruire un NOC all’interno del carcere, garantendo le condizioni necessarie per usufruire della disponibilità e della presenza fisica dei detenuti nel contesto e negli orari della struttura. “Abbiamo cominciato con un piccolo team, due persone che a metà del 2022 hanno ottenuto un’autorizzazione per uscire dal carcere e visitare il nostro NOC di Vicenza, sia per conoscere la realtà dal punto di vista tecnico, sia per avviare una fase di integrazione e comprensione reciproca, durante la quale Lorenzo è stato un vero punto di riferimento”, racconta Armenise.

“Fatto questo primo test, abbiamo immaginato in che modo la sala di Bollate potesse interagire con il nostro competence center, ed è stato verificato che l’ipotesi poteva effettivamente essere tradotta in realtà. Ragion per cui abbiamo deciso di accrescere il team, strutturando una documentazione ad hoc per comunicare in modo trasparente la la nascita del progetto e consentire ai clienti di scegliere se avvalersi o meno del servizio

La necessità di un cambiamento culturale

Come facilmente intuibile, non tutti infatti sono disposti ad affidare il controllo dei propri asset a dei detenuti, ed è forse questo limite culturale l’ostacolo più grande all’espansione del progetto. “La situazione è abbastanza diversificata, e c’è un grosso lavoro di sensibilizzazione da fare”, conferma Armenise. “Tendenzialmente, i clienti più strutturati, impegnati anche sul fronte ESG, hanno accolto la proposta in modo positivo. Altri invece hanno un approccio più critico, più timoroso. Oserei dire meno visionario”.

Anche per questo motivo è difficile fare previsioni di crescita su progetti come quello del NOC di Bollate. Il successo delle Academy in carcere è strettamente legato alla capacità che ONLUS come Universo e imprese come Axians hanno di ricevere autorizzazioni dai clienti. Armenise è convinto che si tratti di iniziative che portano grandi benefici. “Non solo rispetto al tema della carenza di skill sul mercato, ma soprattutto perché permettono di avviare un processo virtuoso in grado di far evolvere la cultura aziendale. Del resto, chi sceglie di affrontare questo percorso in carcere ha stabilito che vuole cambiare vita e creare un sistema di separazione tra il proprio passato, il proprio presente e soprattutto il proprio futuro. Questo cambiamento determina una motivazione che riesce a coinvolgere anche i collaboratori che non hanno vissuto determinate esperienze. Al di là delle competenze tecnologiche, sono la determinazione, l’impegno e l’approccio al lavoro le caratteristiche che rendono queste persone risorse estremamente preziose.

“In effetti, in parallelo al progetto realizzato sul NOC, abbiamo avuto l’opportunità di avere in stage una persona del penitenziario di Torino che si occupa di sviluppo software: si è fatto talmente ben volere che al termine dello stage lo abbiamo assunto a tempo indeterminato. Di giorno lavora nella nostra sede e la sera torna in carcere. Se ci si depura dal pregiudizio”, conclude Armenise, “è impossibile non rendersi conto di quanto lavorare a contatto con queste persone generi benefici in azienda, anche sul piano emotivo”.

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