TECNOLOGIA SOLIDALE

GptStore, ecco il primo giornale che sarà nello store di OpenAI



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Dal 10 Gennaio 2024 è disponibile GptStore, la piattaforma in cui gli utenti possono condividere i propri chatbot personalizzati. Il primo giornale italiano a essere presente è Avvenire di Calabria con una sua app. Il direttore Don Davide Imeneo racconta come e perché

Pubblicato il 19 gen 2024

Antonio Palmieri

Fondatore e presidente di Fondazione Pensiero Solido



Chat GPT, Intelligenza Artificiale

Mercoledì 10 Gennaio 2024. OpenAI rende disponibile GptStore, piattaforma in cui gli utenti possono condividere pubblicamente i propri chatbot personalizzati.

Lo stesso giorno, il primo giornale italiano a essere presente sullo Store di OpenAi è Avvenire di Calabria, settimanale diocesano di Reggio Calabria – Bova e dorso regionale del quotidiano Avvenire.
Don Davide Imeneo, mi dicono che lei, oltre a essere il direttore di Avvenire di Calabria, sia anche l’autore della programmazione dell’App Gpt chiamata “Correttore di Bozze”.
“Si è vero…prima di entrare in Seminario ho studiato ingegneria informatica. Dopo gli studi teologici mi sono laureato in Scienze della Comunicazione e ho conseguito un master in Digital Marketing presso l’Università di Oxford.”
Beh, allora mi arrendo. Qui si uniscono due vocazioni, anzi forse tre…
“Lei esagera. L’unica vocazione è quella al sacerdozio, le altre sono “chiamate nella chiamata”, al servizio di quest’ultima…”
…senza dubbio. Torniamo però al suo e vostro record. Come è nata l’idea di creare un Gpts?
“In Avvenire di Calabria utilizziamo già da tempo l’Intelligenza artificiale per ottimizzare i contenuti per i motori di ricerca, trascrivere le interviste, confezionare contenuti multimediali. Abbiamo anche testato software per la creazione automatica di Reel a partire da articoli di giornale. Ma la prima vera applicazione strutturata è quella del correttore di bozze. Tutto è nato dall’esigenza di semplificare il lavoro di redazione e, nello stesso tempo, di migliorare l’accuratezza dei testi.”
Quindi avevate già dimestichezza con l’uso dell’intelligenza artificiale generativa…
“L’integrazione tra intelligenza artificiale generativa e giornalismo è determinante se si vuole velocizzare il lavoro di redazione ed elaborare grandi volumi di dati. Anche lo svolgimento di compiti ripetitivi può essere affrontato con l’ausilio dell’AI…”
…e quindi avete pensato che la correzione delle bozze rientrasse in quest’ultimo caso.
“Esattamente. Abbiamo avvertito l’esigenza di adottare una soluzione AI personalizzata in base alla nostra metodologia per automatizzare la prima fase della correzione di un articolo.”
Don Davide Imeneo, direttore di Avvenire di Calabria
Prima fase?
“Prima fase. Perché a essa segue la revisione da parte del redattore che ha scritto l’articolo e del correttore di bozze. Quindi dall’11 gennaio il processo di redazione di una pagina di giornale è cambiato, adesso Chat Gpt è entrato nel nostro ciclo produttivo.”
Riassumendo. Prima il processo era il seguente: elaborazione della pagina da parte del redattore -> Revisione del redattore -> Revisione dei correttori di bozze. Ora, con Gpts, il processo diventa così: elaborazione della pagina da parte del redattore -> Prima revisione applicata con il vostro Gpts -> Revisione del redattore -> Revisione dei correttori di bozze. Ho capito bene?
“Ha capito bene.”
In apparenza sembra abbiate introdotto un passaggio in più. Inoltre, il lavoro del Gpts non lo potrebbe fare il correttore ortografico e grammaticale dei più comuni programmi di scrittura?
“È un passaggio in più che però accorcia di molto il passaggio successivo e migliora l’accuratezza dei testi. Il software non solo applica correzioni ortografiche e grammaticali ma, soprattutto, utilizza la metodologia e le convenzioni del quotidiano Avvenire, di cui Avvenire di Calabria è parte.
Le regole fornite in fase di addestramento riguardano per esempio l’uso delle minuscole e delle maiuscole, il formato dell’orario, gli accenti, le virgolette caporali e le virgolette alte: si tratta, in tutto, di 23 istruzioni che, abitualmente, i giornalisti delle edizioni diocesane di Avvenire osservano nella stesura dell’articolo.”
Di conseguenza redattore e correttore di bozze sono esentati dal perdere tempo su queste procedure standardizzate…
“Ha colto il punto. Le faccio un altro esempio. Il nostro Gpts è diverso da un qualsiasi correttore automatico perché attua delle modifiche in base al contesto semantico delle parole. Ad esempio, la parola «Chiesa» deve essere scritta in maiuscolo se si riferisce alla comunità dei fedeli, mentre deve essere scritta in minuscolo se si riferisce all’edificio. Questo tipo di revisioni sarebbero impossibili da attuare con un ordinario correttore ortografico e grammaticale.”
Come avete addestrato il software Gpt?
“Sono state necessarie molte sessioni di Machine Learning. All’inizio il programma interveniva in modo invasivo sul testo confezionato dal redattore e questo per noi era inaccettabile: il contenuto dell’articolo non doveva essere modificato. È stato necessario un addestramento di un mese per far capire al Gpts come mantenere lo stile e il contenuto originale, evitando modifiche non necessarie e preservando la voce dell’autore.”
Come hanno reagito alla novità i vostri giornalisti? Come hanno accolto l’introduzione del Gpts?
“La redazione ha reagito bene. È stato subito chiaro a tutti che il Gpts libera da un compito tanto necessario quanto “fastidioso”…mi creda, applicare 23 istruzioni con un click fa sentire molto più leggeri e libera molto tempo.”
In effetti, sembra evidente…
“Già, ma al contrario, dopo la decisione di pubblicare il Gpts e renderlo pubblico offrendolo alla comunità digitale, abbiamo registrato qualche “dissapore” esterno riguardo l’eventuale sostituzione del lavoro umano con quello del software. Eventualità che non è mai stata presa neanche in considerazione… lo sguardo della persona umana è indispensabile per correggere definitivamente un articolo ed anche eventuali sviste dell’intelligenza artificiale…”
…che, come è noto, non è infallibile e soffre spesso di quelle che in gergo sono chiamate “allucinazioni”…
“…ma i nostri giornalisti sanno che svolgono un ruolo insostituibile e non solo per il lavoro di scrittura, ma anche per il giudizio e la contestualizzazione delle notizie, la valutazione critica, l’analisi approfondita, l’empatia, la connessione umana, l’etica, la responsabilità, la capacità di interazione. Tutti ambiti in cui le macchine non possono avere un ruolo. Finché esisterà la sana informazione, serviranno le persone capaci di costruirla.”
La sana informazione ha bisogno della Comunicazione Costruttiva, come diciamo noi della Fondazione Pensiero Solido. Però il mondo del giornalismo ha già subito l’impatto del mondo digital nelle sue diverse ondate (Pc, Internet, Smartphone, Social) e non sembra ne sia uscito molto bene…
“L’intelligenza artificiale a me piace vederla come un’opportunità. Libererà i giornalisti dai compiti ricorsivi, faciliterà un ritorno al giornalismo di strada, quello fatto con l’intelligenza artigianale. Pc, Internet e Social hanno inchiodato i giornalisti alla scrivania, l’Intelligenza artificiale può liberarli da questa schiavitù, almeno in parte. Le implicazioni etiche, però, rimangono preoccupanti. Nella nostra redazione, ci lasciamo illuminare da due fari: la Call for an AI Ethics promossa dalla Pontificia Accademia per la Vita e i principi dell’Algoretica di padre Paolo Benanti. Questo è il solco nel quale ci muoviamo.”
In conclusione, mi sembra di capire che lei non abbia paura dell’intelligenza artificiale…
“Il tempo che stiamo vivendo è eccezionalmente straordinario, una vera e propria rivoluzione industriale. Molti addetti ai lavori dicono che somiglia all’avvento dei social network, ma non sono d’accordo.”
Perché?
“I social, pensi a Facebook, sono stati una scommessa vinta da alcuni studenti universitari, privi di strutture e di disponibilità finanziarie. Dietro l’intelligenza artificiale non c’è una scommessa di nerd, ma le più grandi aziende Hi-Tech: l’investimento multimiliardario di Microsoft in OpenAi ne è un esempio…La crescita dei social è stata esponenziale, ma non così immediatamente dirompente come quella dell’Ai. Essi non hanno cambiato il mondo del lavoro così radicalmente e così velocemente come sta accadendo con l’intelligenza artificiale. L’ingresso dell’Ai nel mondo del lavoro è paragonabile a quello del personal computer, OpenAi somiglia molto alla IBM degli anni ottanta.
Stanno nuovamente cambiando i processi e saranno ripensate le strutture.”
Cambiamoli e ripensiamoli, allora. Con giudizio. Quello umano.

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